Oltre al finanziamento della guerra d’Etiopia, alla ricostruzione dopo la tragedia del Vajont e le altre tasse, nel prezzo del carburante è già compresa anche l’ecotassa. Le promesse, non mantenute, di Salvini
L’obiettivo è lo stesso, la strategia è diversa. Mentre in Francia Macron aveva previsto un aumento delle accise sui carburanti per favorire la transizione ecologica, stoppata poi dalle proteste dei “gilet gialli”, in Italia Di Maio propone di introdurre una già ribattezzata “ecotassa” sui veicoli inquinanti e nuovi incentivi per chi acquista auto elettriche, ibride o a metano. In realtà, come fa notare Il Sole 24 ore, la tassa contro le emissioni di anidride carbonica la paghiamo da vent’anni nel prezzo della benzina e del gasolio. Oltre al finanziamento della Guerra d’Etiopia degli anni Trenta, alla ricostruzione dopo la tragedia del Vajont del 1963 e del terremoto dell’Irpinia del 1980 e tutte le altre accise, di cui il ministro dell’Interno Matteo Salvini pochi mesi fa promise l’abolizione istantanea, dal primo gennaio 1999 paghiamo anche la carbon tax.
Nell’autunno del 1998, durante il Governo Prodi, il ministro dell’Ambiente Ronchi propose la tassa contro le emissioni di anidride carbonica, che fu introdotta nella Finanziaria. La prima a essere tassata fu la benzina verde, 19 lire di accisa in più al litro. Continuiamo a pagarla ancora oggi su tutti i carburanti, ma ovviamente, come tutte le altre tasse introdotte e mai tolte, l’ecotassa è stata inglobata nella fiscalità generale. Togliendo le accise e l’Iva, il gasolio italiano costa già molto meno di quello europeo ed è il fisco, solamente il fisco, a renderlo tra i più cari d’Europa. Alla rilevazione del 15 ottobre, l’ultima disponibile del ministero dello Sviluppo economico – come riporta Il Sole 24 ore – il costo medio europeo del gasolio è pari a 67,6 centesimi al litro, il prezzo medio italiano è ancora più basso: 66,6 centesimi al litro senza le accise.
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