Le province dove si concentrano le compravendite sono Milano, Roma e Bari. La forbice corrente dei prezzi spesi va da 70mila a 130mila euro. I lavoratori stranieri acquistano immobili di bassa qualità e cercano case mediamente grandi, anche in campagna, dove accogliere tutta la famiglia
Gli immigrati danno impulso al mercato immobiliare italiano, che nel 2019 vede le compravendite incrementate del 13,7% rispetto al 2018, per un ammontare complessivo di 58mila scambi a chiusura d’anno: 5 miliardi di euro il fatturatostimato a chiusura 2019 (+11,1%). Una discreta boccata d’ossigeno visto anche che gli acquisti si indirizzano su immobili di qualità e in aree di valore mediobasso, proprio quelli che costituiscono la zavorra e la zona più affollata del mercato immobiliare. In 12 anni gli immigrati hanno infatti iniettato 100 miliardi di euro con 860 mila abitazioni acquistate, che nei prossimi anni sfioreranno il milione. I dati sono quelli del quindicesimo Rapporto “Immigrati e casa: un mercato in crescita” realizzato da Scenari Immobiliari secondo il quale il 21,5% degli immigrati abita in una casa di proprietà.
L’incidenza percentuale delle compravendite da parte di immigrati sul totale nel 2019 è circa il 9%. Il 63,5% è in affitto, mentre il 7,7% abita presso il luogo di lavoro e il 7,3% alloggia da parenti o altri connazionali. Le dieci province dove si concentra il maggior numero di acquisti da parte di immigrati sono Milano, Roma, Bari, Torino, Prato, Brescia, Cremona, Vicenza, Ragusa, Modena e Treviso. La forbice corrente dei prezzi spesi va da 70mila a 130mila euro. Dopo il picco di vendite del 2007, spiega il Rapporto, le vendite agli immigrati erano via via rallentate, complici crisi e stretta sul credito fino al 2015 quando il mercato ha ricominciato a crescere con un aumento costante.