In provincia di Alessandria sette paesi costretti a finanziare per solidarietà gli altri 181 Comuni
Da sinistra, il sindaco Marco Guerrini, il presidente della Regione Chiamparino e il presidente delle Aree protette dell'Appennino Piemontese Dino Bianchi |
ALESSANDRIA. Lo storico fumetto Alan Ford aveva fra i suoi personaggi Superciuk, squinternato supereroe che al contrario di Robin Hood rubava ai poveri per dare ai ricchi. A prima vista sembra la storia del Fondo di solidarietà comunale (Fsc): «Istituito nel 2013, è lo strumento di perequazione fiscale del comparto comunale. È finalizzato ad assicurare un’equa distribuzione delle risorse ai comuni svolgendo una funzione di compensazione delle risorse storiche e di perequazione determinata dalla differenza tra fabbisogni e standard e capacità fiscale».
Equa distribuzione? Il calcolo è molto tecnico («Ho provato a leggere la spiegazione, ma dopo cinque righe avevo già il mal di testa» dice un sindaco), il risultato invece è evidente. Facciamo il caso della provincia: su 188 Comuni sono solo sette i «contributori» del Fsc, gli altri sono «beneficiari». E questi sette sono paesini quasi tutti di montagna: Cabella, a cui trattengono 21 mila euro; Carrega, 51 mila; Cassinelle, 11 mila; Castelletto d’Orba, meno 24 mila; Fabbrica Curone, 89 mila, Voltaggio, 68 mila, e Ponzone, il caso limite, che vede svanire oltre 300 mila euro, un decimo del bilancio. Al contrario, guardando ai centri zona, Acqui di milioni ne incassa 1,9; Alessandria 11,7 (bell’aiuto su un bilancio disastrato come il suo), Casale 2,6; Novi Ligure 2,2; Valenza 1,2; infine Ovada 733 mila euro.
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