Assembramenti di persone durante le preghiere del Venerdì santo. È successo a San Marco in Lamis, paese del Foggiano dove c'è stato il primo decesso in Puglia di un anziano positivo al virus Covid-19. Un centinaio di persone ha assistito davanti al sagrato della chiesa di Maria Santissima Addolorata alla preghiera alla Vergine, recitata da don Matteo, senza rispettare le misure anti-contagio che vietano di uscire di casa...
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sabato 11 aprile 2020
Il Covid in pochi giorni uccide marito e moglie. «Mortalità cittadina, dati da approfondire»
La coppia di ottantenni si era trasferita da Marassi a Rovegno. Pastorino (Linea condivisa): più chiarezza sui casi legati al virus
Genova – Lina Maria Pugi, 81 anni, è morta il 20 marzo scorso. Suo marito Giuseppe Ballaera, per tutti Pino, 83 anni, è scomparso il 27. Entrambi positivi al coronavirus, entrambi ricoverati al San Martino. Sino all’estate scorsa la coppia viveva in corso Montegrappa, prima di trasferirsi a Rovegno da una delle due figlie. La generazione più anziana di un’intera famiglia spazzata via in sette giorni da un’epidemia della quale, ancora, non si riesce a conoscere la vera portata. In termine di morti, dolore e lacrime. Secondo uno studio realizzato dal consigliere regionale di Linea condivisa e vicepresidente della commissione salute in Regione, Gianni Pastorino, le vittime solo a Genova avrebbero avuto un incremento di circa il 120% nei primi sette giorni di aprile rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Numeri ben più alti di quelli ufficiali.
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Genova – Lina Maria Pugi, 81 anni, è morta il 20 marzo scorso. Suo marito Giuseppe Ballaera, per tutti Pino, 83 anni, è scomparso il 27. Entrambi positivi al coronavirus, entrambi ricoverati al San Martino. Sino all’estate scorsa la coppia viveva in corso Montegrappa, prima di trasferirsi a Rovegno da una delle due figlie. La generazione più anziana di un’intera famiglia spazzata via in sette giorni da un’epidemia della quale, ancora, non si riesce a conoscere la vera portata. In termine di morti, dolore e lacrime. Secondo uno studio realizzato dal consigliere regionale di Linea condivisa e vicepresidente della commissione salute in Regione, Gianni Pastorino, le vittime solo a Genova avrebbero avuto un incremento di circa il 120% nei primi sette giorni di aprile rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Numeri ben più alti di quelli ufficiali.
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Da Monza fino alla spiaggia di “Santa”: «Non posso stare senza tintarella, pagherò la multa»
Genova - «Non riesco a stare senza prendere la tintarella. Lo so che non posso farlo, ma pagherò la multa»: è la giustificazione di una donna di 60 anni, che da Monza ha raggiunto la sua seconda casa a Santa Margherita Ligure, data ai carabinieri che ieri pomeriggio l'hanno trovata in spiaggia incurante dei divieti e delle restrizioni per fronteggiare il Coronavirus.
Accertamenti sono in corso per capire come la donna sia arrivata nel Tigullio e quando. Nella giornata di ieri sono state 4243 le persone controllate e 175 quelle multate dai carabinieri, polizia, guardia di finanza, polstrada, e polizia municipale.
Controlli serrati e a tappeto che hanno visto l'uso anche dell'elicottero dell'arma per monitorare appunto spiagge e prati alla ricerca di trasgressori.
Coronavirus, al cimitero di Piacenza nasce un'area per i musulmani
La decisione dopo la morte di un ricercatore siriano la cui salma non può essere rimpatriata
Nel cimitero di Piacenza sorgerà uno spazio per seppellire i defunti di fede islamica. La decisione, come riferisce il quotidiano Libertà, è stata presa dopo la morte di Iyad Aldaqre, 32 anni, siriano, ricercatore in un'azienda di Milano, padre di un bambino di 5 anni.
Durante gli studi a Monaco, Aldaqre aveva conosciuto una ragazza di Piacenza, poi divenuta sua moglie. Nelle ultime settimane è risultato positivo al Coronavirus, poi le sue condizioni si sono aggravate fino alla morte. "Un rimpatrio in Siria non è possibile - ha detto la moglie Francesca al giornale - e in ogni caso io vorrei mio marito qui, a Piacenza, la città che lui sentiva da anni come casa".
Dopo che per l'ultimo defunto musulmano, il dottor Abdel Sattar Airoud, si era trovato uno spazio di sepoltura nel Bresciano, il segretario dell'Ucoii Yassine Baradai ha chiesto aiuto alla sindaca Patrizia Barbieri e dopo un sopralluogo si è trovata una soluzione.
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Nel cimitero di Piacenza sorgerà uno spazio per seppellire i defunti di fede islamica. La decisione, come riferisce il quotidiano Libertà, è stata presa dopo la morte di Iyad Aldaqre, 32 anni, siriano, ricercatore in un'azienda di Milano, padre di un bambino di 5 anni.
Durante gli studi a Monaco, Aldaqre aveva conosciuto una ragazza di Piacenza, poi divenuta sua moglie. Nelle ultime settimane è risultato positivo al Coronavirus, poi le sue condizioni si sono aggravate fino alla morte. "Un rimpatrio in Siria non è possibile - ha detto la moglie Francesca al giornale - e in ogni caso io vorrei mio marito qui, a Piacenza, la città che lui sentiva da anni come casa".
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Il trio leghista del disastro di Alzano, dove tutto iniziò
Ci sono tre persone (più una) che potrebbero spiegare com’è partito il contagio nel “cluster” infettivo più devastante d’Italia, quello scoperto ufficialmente il 23 febbraio all’ospedale di Alzano Lombardo. Da lì, il virus si è diffuso verso la zona di Bergamo, poi di Brescia e infine, probabilmente, verso Milano. I tre sono il direttore generale della Asst Bergamo Est Francesco Locati, il direttore sanitario Roberto Cosentina e il direttore medico Giuseppe Marzulli. Il Fatto quotidiano ha chiesto ai tre di ricostruire le prime ore del contagio più terribile del Paese, ma non ha avuto risposta.
L’Azienda socio sanitaria territoriale (Asst) Bergamo Est comprende gli ospedali di Seriate, dove ha la sua sede, e di Alzano, Gazzaniga, Piario, Lovere, Trescore Balneario, Sarnico. È feudo leghista, presidiato da Francesco Locati, che ha voluto al suo fianco come direttore sanitario Roberto Cosentina. Il “Presidio 2” della Asst, che comprende l’ospedale di Alzano, ha Marzulli come direttore medico.
È all’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano – Val Seriana, 6 chilometri da Bergamo – che tutto comincia. Sappiamo ormai che i primi due pazienti Covid-19, almeno ufficialmente, sono Franco Orlandi, ex camionista di Nembro, e Tino Ravelli, pensionato di Villa di Serio. Sono ricoverati nel reparto medicina generale, terzo piano. Come Samuele Acerbis, rappresentante di commercio. Ravelli e Orlandi saranno i primi due morti della zona di Bergamo: per polmonite e crisi respiratoria, dopo giorni di febbre alta e oppressione al petto.
venerdì 10 aprile 2020
Il Montebore in dono al personale sanitario dell’Ospedale di Pavia
Un piccolo gesto d’amore rivolto a chi tutti i giorni, ma soprattutto in questo difficile momento di pandemia, sta salvando le nostre vite a discapito della loro. Le tristi cronache raccontano di tanti medici e infermieri morti a causa del Covid-19, ma i medici, gli infermieri e tutto il personale che opera negli ospedali, non si arrende e continua strenuamente a lottare per sconfiggere questo invisibile e terribile nemico.
A loro hanno pensato Roberto e Agata di Vallenostra, che hanno voluto donare ai sanitari del San Martino di Pavia, i prodotti del loro caseificio.
“In realtà – dice Roberto – l’idea non è arrivata da noi, ma da alcuni nostri affezionati clienti. In questo periodo anche a causa della chiusura di tutti i ristoranti e anche del nostro, ci avanzava molto latte, e per evitare che andasse sprecato abbiamo comunque prodotto i formaggi rilanciando l’adozione della pecora con il pacco “pecora” edizione speciale “Restate a Casa”. L’iniziativa ha avuto successo, le adozioni sono tante, c’è chi ha adottato per la famiglia, chi per far un regalo di compleanno o per un’altra ricorrenza, chi ha donato il pacco a qualcuno più bisognoso e c’è chi ha adottato anche solo per aiutarci perché ci vuole bene! Tra le tante adozioni ci ha commosso quella di Eleonora Lacrima che ha voluto donare due pacchi pecora a un centro Covid.
Come lei, anche Jasmina Dei Negri e Stefano Baseotto dalla Germania, ci hanno detto che volevano devolvere un pacco in beneficenza a chi volevamo noi. Commossi da quest’altruismo abbiamo aggiunto un altro pacco ai loro e abbiamo donati al Policlinico San Matteo – Pavia per ringraziare e supportare tutto il personale medico e infermieristico in questi lunghi, difficili ed estenuanti turni di lavoro. Io li chiamo eroi – conclude Roberto – ma loro rispondono che stanno facendo solamente il loro lavoro adempiendo al loro dovere, cosa non del tutto scontata! Per noi siete eroi, e ci teniamo a dirvelo anche con questo piccolo pensiero”.
Come lei, anche Jasmina Dei Negri e Stefano Baseotto dalla Germania, ci hanno detto che volevano devolvere un pacco in beneficenza a chi volevamo noi. Commossi da quest’altruismo abbiamo aggiunto un altro pacco ai loro e abbiamo donati al Policlinico San Matteo – Pavia per ringraziare e supportare tutto il personale medico e infermieristico in questi lunghi, difficili ed estenuanti turni di lavoro. Io li chiamo eroi – conclude Roberto – ma loro rispondono che stanno facendo solamente il loro lavoro adempiendo al loro dovere, cosa non del tutto scontata! Per noi siete eroi, e ci teniamo a dirvelo anche con questo piccolo pensiero”.
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Coronavirus: Eurogruppo trova un accordo, piano da 500 miliardi
Crimi: 'Non abbiamo chiesto l'attivazione mes, si' coronabond
Dopo giorni di tensione ai massimi livelli, l'Eurogruppo trova un accordo che soddisfa tutti: dall'Italia all'Olanda, fino ad oggi ai poli opposti dell'animata discussione su come intervenire per arginare la crisi economica in cui è sprofondata l'Europa dopo l'epidemia. Potrebbe sembrare un mezzo miracolo diplomatico, in realtà è solo un primo accordo a cui manca buona parte della sostanza che più divideva in questi giorni, cioè gli Eurobond, che vengono rinviati ai leader Ue. Ma sul Mes, altro scoglio, il gioco è fatto: interverrà come prima arma di difesa, e non avrà condizionalità se i Paesi useranno i suoi aiuti per le spese sanitarie.
"Non è stato firmato o attivato nessun Mes - afferma il capo politico M5s, Vito Crimi - e non lo faremo, basta bufale. Non importa quanto siano ridotte le condizionalità. M5s continua a sostenere la linea di sempre, che è anche la linea del governo più volte rivendicata dal presidente Conte: sì Eurobond, no Mes. L'Eurogruppo ha concordato un pacchetto di proposte da sottoporre al prossimo Consiglio europeo, al quale partecipano i leader degli Stati membri. In questo pacchetto di proposte mancano gli Eurobond ma è prevista l'apertura di una linea di credito del Mes", spiega Crimi, che aggiunge: poiché il Mes è una linea di credito a cui ogni paese può liberamente decidere se accedere, ribadiamo che il Movimento 5 Stelle non sarà disponibile in nessun caso a votare l'attivazione del Mes per il nostro Paese".
Supermercati e negozi chiusi dalle 13 di domenica e tutto lunedì
TORINO - È stata appena firmata dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio una ordinanza che prevede la chiusura di tutti gli esercizi commerciali a partire dalle ore 13 di domenica 12 aprile fino alla mezzanotte di lunedì 13 aprile, ad eccezione di farmacie, parafarmacie e di tutti gli esercizi dedicati alla vendita esclusiva di prodotti sanitari.Restano consentite, anche, le consegne a domicilio per tutti i settori merceologici, eseguite nel rispetto delle regole di sicurezza.«Ora più che mai i nostri comportamenti sono importanti ed è fondamentale restare a casa, anche in giornate come Pasqua e Pasquetta che abbiamo sempre vissuto come momenti di festa da trascorrere in compagnia - spiega il presidente Cirio - Per questo ho scritto alle Prefetture del territorio chiedendo di intensificare i controlli sugli spostamenti e ho predisposto la chiusura degli esercizi commerciali il 12 e 13 aprile, ad eccezione della domenica mattina per evitare che tra venerdì e sabato si creasse una concentrazione di uscite per gli acquisti».
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Pasqua: sciopero contro l’apertura dei punti vendita alimentari
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Coronavirus a Tortona: il Carnevale non dura in eterno ma i morti pesano sempre sulla coscienza
Tortona (Max Corradi) – Siamo in piena Settimana Santa e ci stiamo avvicinando alla Pasqua. Quella di quest’anno sarà però blindata, nel senso che saremo costretti a chiuderci in casa per l’epidemia del Coronavirus, o Covid-19 che dir si voglia. I dati degli ultimi giorni parlano di un trend di ricoverati e di contagi stabile. Notizia che significa poco per chi da un mese abbondante è ormai chiuso in casa senza lavoro – perché magari l’azienda di cui è dipendente ha smesso la propria attività – senza sapere bene quale sarà il proprio futuro.
L’Italia è al palo, e in Piemonte la provincia di Alessandria è stata quella che più ha subìto gli effetti del Coronavirus. Per l’ultimo bollettino della Regione pubblicato ieri sera (6 aprile) i decessi in tutto il territorio alessandrino sono 239.
Ma quando e dove, in provincia di Alessandria, è cominciato tutto?
L’Italia è al palo, e in Piemonte la provincia di Alessandria è stata quella che più ha subìto gli effetti del Coronavirus. Per l’ultimo bollettino della Regione pubblicato ieri sera (6 aprile) i decessi in tutto il territorio alessandrino sono 239.
Ma quando e dove, in provincia di Alessandria, è cominciato tutto?
Tortona, focolaio di Covid19 di tutta la provincia di Alessandria
La storia recente ci porta a Tortona, la prima città della provincia risucchiata nel gorgo dell’epidemia.
Era la fine di febbraio e fece scalpore la notizia di un pensionato di 68 anni ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Tortona per un sospetto caso di coronavirus.
Caso che, poi, dopo i tamponi, fu puntualmente confermato, tanto che il nosocomio tortonese fu chiuso e tutti i degenti trasferiti temporaneamente in quello di Novi Ligure. I familiari dell’uomo furono tenuti a casa per precauzione sperando che la situazione fosse sotto controllo.
Ma non fu così. Anzi.
La storia recente ci porta a Tortona, la prima città della provincia risucchiata nel gorgo dell’epidemia.
Era la fine di febbraio e fece scalpore la notizia di un pensionato di 68 anni ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Tortona per un sospetto caso di coronavirus.
Caso che, poi, dopo i tamponi, fu puntualmente confermato, tanto che il nosocomio tortonese fu chiuso e tutti i degenti trasferiti temporaneamente in quello di Novi Ligure. I familiari dell’uomo furono tenuti a casa per precauzione sperando che la situazione fosse sotto controllo.
Ma non fu così. Anzi.
giovedì 9 aprile 2020
Sono 105 i medici morti in Italia per il coronavirus, 28 gli infermieri
Altre nove vittime. Il presidente della Fnomceo: "Non si smette mai di essere medici". E più di trenta tra infermieri e ausiliari
ROMA - Raggiungono quota 105 i medici deceduti per l'epidemia di Covid 19. Altri sei professionisti, informa la Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), hanno infatti perso la vita per il coronavirus. In poche ore sono stati segnalate altre nove vittime. Si aggrava anche il bilancio delle vittime tra gli infermieri: con due decessi a Bergamo e Cremona si arriva a 28. E a questo triste elenco vanno aggiunti cinque ausiliari.
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ROMA - Raggiungono quota 105 i medici deceduti per l'epidemia di Covid 19. Altri sei professionisti, informa la Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), hanno infatti perso la vita per il coronavirus. In poche ore sono stati segnalate altre nove vittime. Si aggrava anche il bilancio delle vittime tra gli infermieri: con due decessi a Bergamo e Cremona si arriva a 28. E a questo triste elenco vanno aggiunti cinque ausiliari.
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Coronavirus: morto medico Alessandria, sempre in prima linea
Truffa sulle mascherine, arrestato Antonello Ieffi: aveva preso dallo Stato 15 milioni per il coronavirus
Appalto da 15 milioni di euro per la fornitura di 24 milioni di mascherine: in venti giorni la Procura di Roma ha sventato la truffa. L’intervento della Guardia di Finanza
Approfittare dell’emergenza coronavirus per truffare lo Stato e aggiudicarsi un appalto da oltre 15 milioni di euro per la fornitura di 24 milioni di mascherine è costato il carcere al disinvolto imprenditore Antonello Ieffi, 42 anni (leggi il ritratto), arrestato giovedì mattina dagli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Roma. L’indagine svolta in tempi celerissimi dalla Procura della capitale ha smascherato, in venti giorni, l’operazione messa in piedi per aggirare le norme e partecipare alla gara attraverso una ditta-schermo del tutto incapace di assicurarsi la merce e consegnarla agli ospedali nei tempi richiesto. Senza nemmeno i soldi per pagarla. Di qui le accuse di turbativa d’asta e inadempimento di contratto pubblico per l’indagato che, una volta perso l’appalto dopo la denunciato di Consip, si stava organizzando con un’altra società-fantasma per aggiudicarsi un’altra gara pubblica: oltre 64 milioni per altro materiale sanitario.
Gioco d’azzardo sulla salute pubblica
A fronte di una pandemia che ha già provocato quasi 140.000 infezioni e oltre 17.000 morti, lo Stato è dovuto ricorrere a procedure speciali per le forniture mediche, giocando soprattutto su due fattori per decidere a chi affidare gli appalti in fretta e garantendo i servizi: il tempo e la capacità di consegna. «Due tavoli – accusa il giudice dell’indagine preliminare Valerio Savio nell’ordine di arresto – sui quali l’indagato appare aver giocato d’azzardo… Una puntata d’azzardo giocata sulla salute pubblica e su quella individuale di chi attendeva, e attende, le mascherine». Il 12 marzo scorso la società Biocrea (di cui Ieffi era titolare fino al 19 febbraio, quando ha ceduto le quote alla quarantenne Stefania Verduci, indagata per gli stessi reati, attraverso una vendita che l’accusa ritiene fittizia) ha vinto la gara per la fornitura di oltre 24 milioni di mascherine, per l’importo complessivo di 15 milioni e 800.000 euro, avanzando l’offerta più vantaggiosa. Con l’obbligo di fornire i primi 3 milioni di esemplari entro 3 giorni dall’ordine, e cioè il 16 marzo.
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Matteo Salvini re della lottizzazione lombarda: così il leghista sceglie i dirigenti degli ospedali
I carabinieri hanno sequestrato la mappa della spartizione della sanità regionale, con le pagelle di fedeltà dei vari manager. Ecco chi ha "piazzato" più fedelissimi nei posti di potere. E il segretario del Carroccio pesa più del governatore Roberto Maroni
Un dirigente sanitario di fede leghista si è fatto sequestrare le liste dei raccomandati di partito collocati ai vertici dei grandi ospedali lombardi. I documenti, scoperti durante una perquisizione collegata all’inchiesta sull’Expo di Milano, contengono l’elenco dei 45 direttori generali della sanità lombarda. In teoria dovrebbero essere tecnici impermeabili alle pressioni politiche, selezionati fra i professionisti più capaci e meritevoli. Accanto a ogni nome, invece, su queste liste c’è la sigla del partito di riferimento. E dei protettori politici di quei super funzionari.
Per i magistrati di Milano le carte sequestrate sono sconfortanti. Vent’anni dopo Tangentopoli, gli ospedali della regione più ricca d’Italia continuano a essere governati con il vecchio sistema della lottizzazione: la spartizione selvaggia delle cariche pubbliche tra i partiti e i capi-corrente. L’unica differenza rispetto agli scandali del passato è che nella Lombardia di oggi a farla da padrona sembra essere la Lega, che secondo questi atti controlla da sola quasi metà di quelle poltrone da 15 mila euro al mese.
I documenti sulla lottizzazione delle nomine sono stati trovati per caso dalla polizia giudiziaria della Procura di Milano durante le indagini che, partendo dal misterioso suicidio di un funzionario della sanità milanese indagato per ’ndrangheta, sono poi arrivate a scoperchiare anche le tangenti sugli appalti dell’Expo 2015. Un troncone di questa maxi-inchiesta è tuttora aperto e riguarda proprio gli affari dei grandi ospedali lombardi, inquinati da reciproci favoritismi tra imprese private, politici e dirigenti pubblici. E così, in mezzo a migliaia di atti ormai depositati nei processi, ora spuntano un paio di carte che i pubblici ministeri continuano a utilizzare, negli interrogatori di questi mesi, come “documenti-cornice”, in grado di mettere in evidenza il quadro generale.
PROTETTI E PROMOSSI
Si tratta, in particolare, di due liste riservate, scritte e annotate a penna nei primi mesi del 2013, nello stesso periodo delle elezioni che hanno consegnato la presidenza della Regione Lombardia alla Lega di Roberto Maroni. Numerosi direttori di Asl e ospedali vengono però etichettati (anche o soltanto) come «fedelissimi» dell’attuale leader Matteo Salvini, che già allora, sull’onda delle inchieste sulle ruberie dei tesorieri della Lega nell’era di Umberto Bossi, era diventato il numero due del partito in Lombardia.
L’elenco dei presunti lottizzati riguarda anche Forza Italia e le altre componenti del centrodestra. E sembra fotografare la mappa del potere e sottopotere lombardo nei mesi cruciali della crisi di Forza Italia, che qui è coincisa con la fine dei quasi vent’anni di dominio dell’ex governatore ciellino Roberto Formigoni, oggi senatore, finito sotto processo per corruzione proprio con l’accusa di tangenti multi-milionarie sulla sanità.
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Un dirigente sanitario di fede leghista si è fatto sequestrare le liste dei raccomandati di partito collocati ai vertici dei grandi ospedali lombardi. I documenti, scoperti durante una perquisizione collegata all’inchiesta sull’Expo di Milano, contengono l’elenco dei 45 direttori generali della sanità lombarda. In teoria dovrebbero essere tecnici impermeabili alle pressioni politiche, selezionati fra i professionisti più capaci e meritevoli. Accanto a ogni nome, invece, su queste liste c’è la sigla del partito di riferimento. E dei protettori politici di quei super funzionari.
Per i magistrati di Milano le carte sequestrate sono sconfortanti. Vent’anni dopo Tangentopoli, gli ospedali della regione più ricca d’Italia continuano a essere governati con il vecchio sistema della lottizzazione: la spartizione selvaggia delle cariche pubbliche tra i partiti e i capi-corrente. L’unica differenza rispetto agli scandali del passato è che nella Lombardia di oggi a farla da padrona sembra essere la Lega, che secondo questi atti controlla da sola quasi metà di quelle poltrone da 15 mila euro al mese.
I documenti sulla lottizzazione delle nomine sono stati trovati per caso dalla polizia giudiziaria della Procura di Milano durante le indagini che, partendo dal misterioso suicidio di un funzionario della sanità milanese indagato per ’ndrangheta, sono poi arrivate a scoperchiare anche le tangenti sugli appalti dell’Expo 2015. Un troncone di questa maxi-inchiesta è tuttora aperto e riguarda proprio gli affari dei grandi ospedali lombardi, inquinati da reciproci favoritismi tra imprese private, politici e dirigenti pubblici. E così, in mezzo a migliaia di atti ormai depositati nei processi, ora spuntano un paio di carte che i pubblici ministeri continuano a utilizzare, negli interrogatori di questi mesi, come “documenti-cornice”, in grado di mettere in evidenza il quadro generale.
PROTETTI E PROMOSSI
Si tratta, in particolare, di due liste riservate, scritte e annotate a penna nei primi mesi del 2013, nello stesso periodo delle elezioni che hanno consegnato la presidenza della Regione Lombardia alla Lega di Roberto Maroni. Numerosi direttori di Asl e ospedali vengono però etichettati (anche o soltanto) come «fedelissimi» dell’attuale leader Matteo Salvini, che già allora, sull’onda delle inchieste sulle ruberie dei tesorieri della Lega nell’era di Umberto Bossi, era diventato il numero due del partito in Lombardia.
L’elenco dei presunti lottizzati riguarda anche Forza Italia e le altre componenti del centrodestra. E sembra fotografare la mappa del potere e sottopotere lombardo nei mesi cruciali della crisi di Forza Italia, che qui è coincisa con la fine dei quasi vent’anni di dominio dell’ex governatore ciellino Roberto Formigoni, oggi senatore, finito sotto processo per corruzione proprio con l’accusa di tangenti multi-milionarie sulla sanità.
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A Riace la giunta leghista si aumenta lo stipendio ma taglia la luce agli indigenti
In piena emergenza coronavirus il comune in dissesto guidato da Antonio Trifoli decide di alzare le indennità. Ma nello stesso giorno revoca l'energia elettrica a una famiglia in una casa popolare. Che si ritrova al buio per 18 giorni. «Posso dire solo che adesso mi sento abbandonata, prima con Lucano non era così»
DI ALESSIA CANDITO
Un aumento di stipendio per sé e la disdetta del contratto dell’elettricità per una famiglia di indigenti. A pochi giorni dal primo decreto di lockdown con cui il governo Conte ha chiuso gli italiani dentro casa, così ha deciso la Giunta di Riace, guidata dal sindaco Antonio Trifoli, che nel maggio scorso ha portato in dote alla Lega l’ormai ex paese dell’accoglienza, un tempo guidato da Mimmo Lucano.
In piena emergenza coronavirus, mentre le famiglie arrancano e le attività soffocano, la Giunta di Riace ha deciso di intervenire. Anche per aiutare se stessa. Con una delibera approvata l’11 marzo scorso, l’esecutivo comunale guidato da Trifoli ha approvato all’unanimità «di rideterminare con decorrenza dall'anno 2020 l'indennità di funzione mensile spettante al Sindaco nella misura dell'85% dell'indennità spettante ai Sindaci dei Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, ovvero in 1.659,38 euro». Di conseguenza – come previsto dalla legge – sono lievitati anche gli stipendi del vicesindaco Francesco Salerno –da 250,56 a 331,88 euro, con un aumento del 20% – e dell’assessore Teresa Gervasi –da 187,92 euro a 248,90, con aumento pari al 15%.
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CORONAVIRUS. A SCUOLA SI TORNA A SETTEMBRE, DICONO GLI ESPERTI DEL MINISTERO DELLA SALUTE
Non ci voleva la sfera di cristallo per capire che le aule scolastiche non riapriranno. Almeno per quest’anno. E che quella data, il 18 maggio, fissata come ultima possibilità di un ipotetico ritorno fra i banchi era una pia illusione.
Nella cosiddetta fase 2, nella quale si toglieranno i sigilli, si spera, a diverse aziende e uffici pubblici per tornare gradualmente alla normalità, non c’è spazio per la scuola. Il comitato tecnico-scientifico della Salute è stato categorico: le scuole non riapriranno. Né entro il 18 maggio né entro giugno. Nessuna scuola è in grado di assicurare la distanza sociale e le norme igienico-sanitarie che dovranno essere mantenute a lungo. Anche quando l’emergenza non sarà più tale.
Troppo rischioso.
La popolazione scolastica conta oltre dieci milioni di persone tra studenti insegnanti e personale scolastico. Senza contare le famiglie coinvolte. Una recrudescenza del contagio è da scongiurare con ogni mezzo.
La scuola, per la sua peculiarità, potrebbe essere propria l’ultima a riaprire i battenti. Tramontato il piano A, si procede col piano B: niente esame di terza media (sostituito con una valutazione finale da parte del Consiglio di classe, anche attraverso un elaborato dello studente) e maturità ridotta al solo colloquio orale in via telematica.
Ammessi tutti gli altri all’anno successivo, anche con debiti.
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Emergenza Covid 19. Obbligo mascherine per gli acquisti
Il Sindaco di Serravalle Scrivia (AL) ha emesso apposita Ordinanza con cui istituisce, sul territorio comunale, l’obbligo di fare uso della mascherina, o in subordine qualunque altro indumento a copertura di naso e bocca, per effettuare gli acquisti presso gli esercizi commerciali.
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mercoledì 8 aprile 2020
Coronavirus, porta il nipotino al parco nel Torinese: supermulta alla nonna
E’ accaduto a San Francesco al Campo. La signora non ha ottemperato ai divieti ministeriali. L’area giochi era stata chiusa al pubblico
SAN FRANCESCO AL CAMPO (TORINO). È andata parecchio male a una giovane nonna di San Francesco al Campo che ha deciso di non ottemperare ai divieti ministeriali e ha portato il nipotino a giocare al parco giochi.
La donna è stata ripresa dalle telecamere e sanzionata con un'ammenda complessiva di 1500 euro. L'episodio è avvenuto qualche giorno fa nell'area pubblica di via San Giovanni che, tra l'altro, è stata chiusa al pubblico proprio per scongiurare i contagi da covid-19.
Da quello che sono riusciti a ricostruire gli agenti della polizia municipale di San Francesco al Campo, la signora, poco più che 40enne, avrebbe scavalcato la recinzione insieme al nipotino e poi, come risulta dall'occhio elettronico, è stata ripresa mentre spinge il minore sull'altalena. La casalinga è stata quindi rintracciata e sanzionata con 400 euro di multa. Ma non solo. Gli investigatori hanno pure accertato che aveva raggiunto il parco giochi a bordo di una macchina intestata ad una persona defunta. E qui è scattata la seconda sanzione amministativa da 1100 euro.
Da quello che sono riusciti a ricostruire gli agenti della polizia municipale di San Francesco al Campo, la signora, poco più che 40enne, avrebbe scavalcato la recinzione insieme al nipotino e poi, come risulta dall'occhio elettronico, è stata ripresa mentre spinge il minore sull'altalena. La casalinga è stata quindi rintracciata e sanzionata con 400 euro di multa. Ma non solo. Gli investigatori hanno pure accertato che aveva raggiunto il parco giochi a bordo di una macchina intestata ad una persona defunta. E qui è scattata la seconda sanzione amministativa da 1100 euro.
Coronavirus: se esco cosa rischio? Le misure restrittive spiegate dall'avvocato (video)
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Coronavirus, lanciano la bandiera dell'Europa dalla sede ossolana dei bersaglieri: denunciati (video)
«Io non credo nella medicina ufficiale e sono stufo di stare con mia moglie»
Pasqua, crollano del 50% le vendite dei prodotti artigianali
A tavola vince il "fai da te". La colomba resta il dolce preferito
ROMA - Tavola di Pasqua all'insegna delle preparazioni 'fai da te' e dei dolci industriali con un crollo dei prodotti artigianali che precipitano da un anno all'altro di oltre il 50%. Complessivamente si prevede un calo delle vendite rispetto al 2019 calcolato nell'ordine perlomeno del 20%. Ipotizzato un trend in discesa del 30% per la vendita di uova di Pasqua con la la produzione artigianale "praticamente azzerata". Per la festività si prevede che su sei tavole italiane ogni dieci verrà portata una colomba, restando il dolce preferito. A rilevarlo è un' indagine congiunta di Cna Agroalimentare (Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa) e Cna Commercio tra i propri iscritti.
La tendenza di acquisto negativa per le produzioni artigianali è spiegata dalle restrizioni imposte a pasticcerie, cioccolaterie e gelaterie costrette alla chiusura per l'emergenza coronavirus e per uno spazio di tempo a disposizione molto ristretto per poter organizzare con sistematicità la consegna a domicilio. In generale il calo delle vendite è legato - spiegano gli analisti - dall'esplosione del 'fai da te' e dalle difficoltà nel fare la spesa, tra orari ridotti, file allungate e controlli di ordine pubblico.
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Crolla il ponte tra Santo Stefano Magra e Albiano
La Spezia – Il crollo è avvenuto intorno alle 10.30: il ponte che collega l'abitato di Santo Stefano Magra con Albiano (che si trova in provincia di Massa-Carrara) ha ceduto improvvisamente.
Sul posto i vigili del fuoco.
Aggiornamenti in tempo reale
Due furgoni coinvolti
Dalle prime informazioni risulta che due veicoli in transito sono rimasti coinvolti dal crollo. Si tratta di due furgoni, tra cui uno del corriere Bartoini, precipitati sul letto del fiume e rimasti sopra la carreggiata collassata.
Un uomo che era a bordo di uno dei due mezzi si è salvato. Un altro è stato soccorso: secondo le prime informazioni, sarebbe cosciente, ma per sicurezza è stato trasportato all’ospedale di Pisa con un elicottero.
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martedì 7 aprile 2020
Altri sette medici morti, il totale sale a 94. Tra le vittime 26 infermieri e 6.549 contagiati
Altri sette decessi tra i medici sono stati registrati da ieri. Il totale dei camici bianchi rimasti vittima del coronavirus sale così a 94. Lo rende noto la federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), che da settimane sul suo portale, listato a lutto, riporta l'elenco dei colleghi morti. Tra i nuovi decessi, una cardiologa in pensione, un medico del lavoro e un odontoiatra. In totale, secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità aggiornati a ieri sera, sono 12.681 gli operatori sanitari contagiati in Italia.
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Pio Albergo Trivulzio, 30 morti da inizio aprile. Bare anche in chiesa. E arriva l'ispezione del governo
Nella casa di cura milanese solo a marzo, in piena emergenza coronavirus, sono deceduti 70 anziani. E ne continuano a morire
MILANO - Il governo invia una squadra di ispettori al Pio Albergo Trivulzio. Il ministro della Salute Roberto Speranza e il suo vice Pierpaolo Sileri hanno deciso di approfondire la situazione di emergenza nel polo geriatrico più importante del Paese, sulla cui condotta la procura di Milano ha già aperto un'inchiesta con l'ipotesi di diffusione colposa di epidemie e omicidio colposo. Il sospetto sul quale anche Roma, ora, vuole vederci chiaro riguarda l'ipotesi che alla "Baggina", come da sempre i milanesi chiamano la storica struttura cui tutta la città è affezionata, siano stati nascosti casi di Covid-19 mettendo a rischio ospiti e operatori.
Nella struttura, compresa sia la Rsa sia la riabilitazione, sono morti solo a marzo, in piena emergenza coronavirus, 70 anziani. Ma gli ospiti qui continuano a morire: solo nella prima settimana di aprile se ne sono aggiunti altri 30, 26 nella casa di riposo e 4 temporaneamente nella struttura riabilitativa. Dove però i ricoveri sono stati bloccati a metà marzo, per via del rischio contagio, quindi i pazienti presenti sono "solo" 242 rispetto ai 350 di capienza normale.
Se si considera solo l'ospizio, dunque, dall'inizio dell'anno a ieri in tutto il complesso (via Trivulzio, Merate e Principessa Jolanda) sono mancati 147 ospiti, 44 in più rispetto ai 103 del 2019. L'obitorio del Pat è una stanza di sofferenza piena di lenzuoli bianchi arrotolati, sdraiati uno accanto all'altro. Altre sale sono state adibite a ricovero provvisorio di bare. Ognuna con un foglio di carta sopra, un nome, una storia. Nessuno, qui, ha fatto il tampone: che siano vittime del virus è, però, per la maggioranza quasi una certezza.
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MILANO - Il governo invia una squadra di ispettori al Pio Albergo Trivulzio. Il ministro della Salute Roberto Speranza e il suo vice Pierpaolo Sileri hanno deciso di approfondire la situazione di emergenza nel polo geriatrico più importante del Paese, sulla cui condotta la procura di Milano ha già aperto un'inchiesta con l'ipotesi di diffusione colposa di epidemie e omicidio colposo. Il sospetto sul quale anche Roma, ora, vuole vederci chiaro riguarda l'ipotesi che alla "Baggina", come da sempre i milanesi chiamano la storica struttura cui tutta la città è affezionata, siano stati nascosti casi di Covid-19 mettendo a rischio ospiti e operatori.
Nella struttura, compresa sia la Rsa sia la riabilitazione, sono morti solo a marzo, in piena emergenza coronavirus, 70 anziani. Ma gli ospiti qui continuano a morire: solo nella prima settimana di aprile se ne sono aggiunti altri 30, 26 nella casa di riposo e 4 temporaneamente nella struttura riabilitativa. Dove però i ricoveri sono stati bloccati a metà marzo, per via del rischio contagio, quindi i pazienti presenti sono "solo" 242 rispetto ai 350 di capienza normale.
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Coronavirus, via libera del Governo al decreto liquidità: 400 miliardi subito per le imprese
Il premier: «Liberati 750 miliardi, quasi la metà del nostro Pil». Garanzie statali attraverso Sace sui prestiti fino al 100% (ma stop ai dividendi). Rafforzato il golden power
Garanzie sui prestiti alle imprese alle prese con la situazione di emergenza economica scaturita dalla pandemia del coronavirus con una liquidità immediata di 400 miliardi di euro. Ma anche pagamenti della Pa più veloci, sospensione dei termini per chi è in debito con il Fisco, estensione del “golden power”.
Sono alcune delle misure previste dal decreto liquidità, che ha ottenuto il via libera lunedì 6 aprile dopo un lungo Consiglio dei ministri.
«Dal decreto - scrive il premier Giuseppe Conte su Twitter - arrivano 400 miliardi di liquidità per le imprese, con il #CuraItalia ne avevamo liberati 350. Parliamo di 750 miliardi, quasi la metà del nostro Pil. Lo Stato c’è e mette subito la sua potenza di fuoco nel motore dell’economia. Quando si rialza l’Italia corre».
Nella mattinata di lunedì l’esecutivo aveva dato il via libera anche a un decreto legge per “salvare” l’anno scolastico nel caso in cui le scuole restino chiuse anche dopo il 18 maggio. La riunione era stata sospesa all’ora di pranzo per riprendere nel tardo pomeriggio e concludersi solo dopo le 20.
lunedì 6 aprile 2020
A Voghera 282 morti in un mese: il Coronavirus ha falcidiato una generazione
La camera mortuaria non basta più, arrivano le celle frigorifere. I decessi a marzo si sono triplicati rispetto alla media. Al dato dei residenti si aggiunge quello dei ricoverati in ospedale e degli ospiti delle residenze per anziani
VOGHERA. A Voghera il silenzio davanti alla camera mortuaria di via Barenghi è interrotto solo dal ritmo incessante degli addetti che scaricano le bare. «È così ogni giorno, dalle 8 del mattino fino a sera», dice un operatore in camice verde, guanti e mascherina. Sono le bare, in fila, a svelare una verità che neppure i manifesti funebri raccontano più, perché non vengono nemmeno affissi sui tabelloni vicino a piazza Duomo: Voghera è tra i centri più colpiti della provincia di Pavia. Lo dicono i numeri, impietosi. Numeri che sfuggono alle classifiche ufficiali sui morti da Covid e che dicono che i decessi a marzo sono quasi triplicati rispetto alla media.
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VOGHERA. A Voghera il silenzio davanti alla camera mortuaria di via Barenghi è interrotto solo dal ritmo incessante degli addetti che scaricano le bare. «È così ogni giorno, dalle 8 del mattino fino a sera», dice un operatore in camice verde, guanti e mascherina. Sono le bare, in fila, a svelare una verità che neppure i manifesti funebri raccontano più, perché non vengono nemmeno affissi sui tabelloni vicino a piazza Duomo: Voghera è tra i centri più colpiti della provincia di Pavia. Lo dicono i numeri, impietosi. Numeri che sfuggono alle classifiche ufficiali sui morti da Covid e che dicono che i decessi a marzo sono quasi triplicati rispetto alla media.
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L’emendamento di Salvini che scaricava sui medici le responsabilità penali e civili del Coronavirus
Si contano 80 medici morti e 11.252 operatori contagiati che hanno salvato migliaia di vite salvate anche in condizioni non sicure. Eppure un emendamento presentato dalla Lega, con Matteo Salvini come primo firmatario, prevedeva di scaricare sugli operatori sanitari le responsabilità penali e civili nell'emergenza Coronavirus. L'emendamento è stato successivamente ritirato dal Carroccio dopo le denunce dei sindacati.
E mentre Fontana obbliga i lombardi ad avere una mascherina anche se non c'erano mascherine sufficienti neppure per i medici e mentre il suo ospedale propagandistico non ha alcun medico, Salvini cerca di procacciarsi voti dicendo che lui esige chiese aperte dato che lui ha messo da parte i riti celtici ed ora gioca a fare il "cristiano" che vuole andate alla messa di Pasqua per poter starnutire in faccia alle vecchiette quasi come se per lui un voto ottenuto attraverso l'abuso del sentimento valesse più di una vita stroncata dalla sua irresponsabilità. Ed è ormai da settimane che i populisti cercano di mettere a frutto i morti mentre insultano e umiliano quei medici e quegli infermieri che risultano stremati dal contrasto alla pandemia.
Nell'emendamento di Salvini si leggeva:
Lo schifo, come sempre. E lo scopo sarebbe stato quello di mettere nei guai i lavoratori per salvare il sedere ai vertici ospedalieri che hanno mal gestito l'emergenza e che, guarda caso, sono quasi tutti leghisti o di centro-destra:
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E mentre Fontana obbliga i lombardi ad avere una mascherina anche se non c'erano mascherine sufficienti neppure per i medici e mentre il suo ospedale propagandistico non ha alcun medico, Salvini cerca di procacciarsi voti dicendo che lui esige chiese aperte dato che lui ha messo da parte i riti celtici ed ora gioca a fare il "cristiano" che vuole andate alla messa di Pasqua per poter starnutire in faccia alle vecchiette quasi come se per lui un voto ottenuto attraverso l'abuso del sentimento valesse più di una vita stroncata dalla sua irresponsabilità. Ed è ormai da settimane che i populisti cercano di mettere a frutto i morti mentre insultano e umiliano quei medici e quegli infermieri che risultano stremati dal contrasto alla pandemia.
Nell'emendamento di Salvini si leggeva:
(Responsabilità datori di lavoro operatori sanitari e sociosanitari) – Le condotte dei datori di lavoro di operatori sanitari e sociosanitari operanti nell’ambito o a causa dell’emergenza Covid-19, nonché le condotte dei soggetti preposti alla gestione della crisi sanitaria derivante dal contagio non determinano, in caso di danni agli stessi operatori o a terzi, responsabilità personale di ordine penale, civile, contabile e da rivalsa, se giustificate dalla necessita’ di garantire, sia pure con mezzi e modalita’ non sempre conformi agli standard di sicurezza, la continuità dell’assistenza sanitaria indifferibile sia in regime ospedaliero che territoriale e domiciliare. 2. Dei danni accertati in relazione alle condotte di cui al comma 1, compresi quelli derivanti dall’insufficienza o inadeguatezza dei dispositivi di protezione individuale, risponde civilmente il solo ente di appartenenza del soggetto operante ferme restando, in caso di dolo, le responsabilità individuali.
Lo schifo, come sempre. E lo scopo sarebbe stato quello di mettere nei guai i lavoratori per salvare il sedere ai vertici ospedalieri che hanno mal gestito l'emergenza e che, guarda caso, sono quasi tutti leghisti o di centro-destra:
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Coronavirus, nei primi 20 giorni di marzo la mortalità al Nord è aumentata del 60%
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