In piena emergenza coronavirus il comune in dissesto guidato da Antonio Trifoli decide di alzare le indennità. Ma nello stesso giorno revoca l'energia elettrica a una famiglia in una casa popolare. Che si ritrova al buio per 18 giorni. «Posso dire solo che adesso mi sento abbandonata, prima con Lucano non era così»
Un aumento di stipendio per sé e la disdetta del contratto dell’elettricità per una famiglia di indigenti. A pochi giorni dal primo decreto di lockdown con cui il governo Conte ha chiuso gli italiani dentro casa, così ha deciso la Giunta di Riace, guidata dal sindaco Antonio Trifoli, che nel maggio scorso ha portato in dote alla Lega l’ormai ex paese dell’accoglienza, un tempo guidato da Mimmo Lucano.
In piena emergenza coronavirus, mentre le famiglie arrancano e le attività soffocano, la Giunta di Riace ha deciso di intervenire. Anche per aiutare se stessa. Con una delibera approvata l’11 marzo scorso, l’esecutivo comunale guidato da Trifoli ha approvato all’unanimità «di rideterminare con decorrenza dall'anno 2020 l'indennità di funzione mensile spettante al Sindaco nella misura dell'85% dell'indennità spettante ai Sindaci dei Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, ovvero in 1.659,38 euro». Di conseguenza – come previsto dalla legge – sono lievitati anche gli stipendi del vicesindaco Francesco Salerno –da 250,56 a 331,88 euro, con un aumento del 20% – e dell’assessore Teresa Gervasi –da 187,92 euro a 248,90, con aumento pari al 15%.
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