Non ci voleva la sfera di cristallo per capire che le aule scolastiche non riapriranno. Almeno per quest’anno. E che quella data, il 18 maggio, fissata come ultima possibilità di un ipotetico ritorno fra i banchi era una pia illusione.
Nella cosiddetta fase 2, nella quale si toglieranno i sigilli, si spera, a diverse aziende e uffici pubblici per tornare gradualmente alla normalità, non c’è spazio per la scuola. Il comitato tecnico-scientifico della Salute è stato categorico: le scuole non riapriranno. Né entro il 18 maggio né entro giugno. Nessuna scuola è in grado di assicurare la distanza sociale e le norme igienico-sanitarie che dovranno essere mantenute a lungo. Anche quando l’emergenza non sarà più tale.
Troppo rischioso.
La popolazione scolastica conta oltre dieci milioni di persone tra studenti insegnanti e personale scolastico. Senza contare le famiglie coinvolte. Una recrudescenza del contagio è da scongiurare con ogni mezzo.
La scuola, per la sua peculiarità, potrebbe essere propria l’ultima a riaprire i battenti. Tramontato il piano A, si procede col piano B: niente esame di terza media (sostituito con una valutazione finale da parte del Consiglio di classe, anche attraverso un elaborato dello studente) e maturità ridotta al solo colloquio orale in via telematica.
Ammessi tutti gli altri all’anno successivo, anche con debiti.
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