I carabinieri hanno sequestrato la mappa della spartizione della sanità regionale, con le pagelle di fedeltà dei vari manager. Ecco chi ha "piazzato" più fedelissimi nei posti di potere. E il segretario del Carroccio pesa più del governatore Roberto Maroni
Un dirigente sanitario di fede leghista si è fatto sequestrare le liste dei raccomandati di partito collocati ai vertici dei grandi ospedali lombardi. I documenti, scoperti durante una perquisizione collegata all’inchiesta sull’Expo di Milano, contengono l’elenco dei 45 direttori generali della sanità lombarda. In teoria dovrebbero essere tecnici impermeabili alle pressioni politiche, selezionati fra i professionisti più capaci e meritevoli. Accanto a ogni nome, invece, su queste liste c’è la sigla del partito di riferimento. E dei protettori politici di quei super funzionari.
Per i magistrati di Milano le carte sequestrate sono sconfortanti. Vent’anni dopo Tangentopoli, gli ospedali della regione più ricca d’Italia continuano a essere governati con il vecchio sistema della lottizzazione: la spartizione selvaggia delle cariche pubbliche tra i partiti e i capi-corrente. L’unica differenza rispetto agli scandali del passato è che nella Lombardia di oggi a farla da padrona sembra essere la Lega, che secondo questi atti controlla da sola quasi metà di quelle poltrone da 15 mila euro al mese.
I documenti sulla lottizzazione delle nomine sono stati trovati per caso dalla polizia giudiziaria della Procura di Milano durante le indagini che, partendo dal misterioso suicidio di un funzionario della sanità milanese indagato per ’ndrangheta, sono poi arrivate a scoperchiare anche le tangenti sugli appalti dell’Expo 2015. Un troncone di questa maxi-inchiesta è tuttora aperto e riguarda proprio gli affari dei grandi ospedali lombardi, inquinati da reciproci favoritismi tra imprese private, politici e dirigenti pubblici. E così, in mezzo a migliaia di atti ormai depositati nei processi, ora spuntano un paio di carte che i pubblici ministeri continuano a utilizzare, negli interrogatori di questi mesi, come “documenti-cornice”, in grado di mettere in evidenza il quadro generale.
PROTETTI E PROMOSSI
Si tratta, in particolare, di due liste riservate, scritte e annotate a penna nei primi mesi del 2013, nello stesso periodo delle elezioni che hanno consegnato la presidenza della Regione Lombardia alla Lega di Roberto Maroni. Numerosi direttori di Asl e ospedali vengono però etichettati (anche o soltanto) come «fedelissimi» dell’attuale leader Matteo Salvini, che già allora, sull’onda delle inchieste sulle ruberie dei tesorieri della Lega nell’era di Umberto Bossi, era diventato il numero due del partito in Lombardia.
L’elenco dei presunti lottizzati riguarda anche Forza Italia e le altre componenti del centrodestra. E sembra fotografare la mappa del potere e sottopotere lombardo nei mesi cruciali della crisi di Forza Italia, che qui è coincisa con la fine dei quasi vent’anni di dominio dell’ex governatore ciellino Roberto Formigoni, oggi senatore, finito sotto processo per corruzione proprio con l’accusa di tangenti multi-milionarie sulla sanità.
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