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venerdì 17 aprile 2020

I numeri dell'Iss: "Settemila morti nelle Rsa da febbraio, il 40 per cento per coronavirus"

I decessi in Lombardia, la Regione più colpita, sono stati 1.625 su 266 Rsa analizzate


In circa mille Rsa italiane dal primo febbraio ad oggi ci sono stati 2.724 decessi dovuti al Covid (364) oppure a sintomi simil-infuenzali (2.360) che fanno pensare comunque al coronavirus, anche se alla persona morta non è stato fatto il tampone. In tutto le morti degli ospiti di queste strutture, anziani non autosufficienti, sono state 6.773, quindi quelle che sono o potrebbero essere legate alla pandemia rappresentano il 40%.

Il dato arriva dalla survey dell'Istituto superiore di sanità sulle strutture per anziani non autosufficienti nel nostro Paese, presentata questa mattina. I decessi per coronavirus o sintomi influenzali in Lombardia, la Regione più colpita, sono stati 1.625 su 266 Rsa analizzate (il totale è di circa 700). Graziano Onder, direttore del dipartimento malattie cardiovascolari endocrino-metaboliche e dell'invecchiamento dell'Istituto ha   sottolineano che osservando i decessi bisogna tenere conto del fatto che a febbraio probabilmente circolava ancora anche un po' di influenza, che potrebbe essere la causa di alcuni dei casi non classificati come legati al Covid-19. Ma dai dati risalta anche come la maggior parte dei decessi osservati nello studio (addirittura il 43% in Lombardia) si concentri a marzo, specialmente nelle seconde due settimane. 


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La denuncia di oltre 150 operatori del Trivulzio: "Per noi niente mascherine e pazienti Covid non isolati"


Istat, + 20% di decessi tra 1 marzo e 4 aprile rispetto al periodo 2015-2019


Coronavirus, Ilaria Capua (virologa): «Nonni e nipoti non potranno più stare insieme come prima»

La corsa al vaccino è partita, molti gruppi lavorano anche in sinergia. A spiegare al Tg1 le ultime strategie per combattere il coronavirus è Ilaria Capua, direttrice dell'One Health Center of Excellence dell’Università della Florida. I tempi del lavoro sono tempi almeno un annetto.
«Analisi sierologica è un'ottima idea: un'indagine che darà risultati davvero utili - spiega la Capua -. Ne abbiamo bisogno, serve una fotografia italiana con strumenti sovrapponibili, serve la stessa foto in Lombardia e in Sicilia: servono test approvati dal Ministero della Salute e validati. La macchina fotografica deve essere la stessa. Oggi vanno definite le categorie da mettere in sicurezza, non chi parte prima.
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Roche, messo a punto un test sierologico anti Covid-19

Il test, assicura l'azienda, sarà pronto per l'Unione europea già ai primi di maggio


Roche ha messo a punto un test sierologico per individuare la presenza di anticorpi contro il coronavirus nei pazienti esposti al contagio da Covid-19. La casa farmaceutica svizzera, si legge in una nota, "punta" a rendere il test disponibile agli "inizi di maggio" nella Ue e "sta attivamente lavorando" con la Fsa americana "per un'autorizzazione d'emergenza". "L'individuazione di questi anticorpi - spiega Roche - potrebbe aiutare a indicare se una persona ha sviluppato un'immunità al virus".
L'individuazione di anticorpi "è centrale per aiutare a identificare persone che sono state colpite dal virus, specialmente quelle che posso essere state infettate ma non manifestano sintomi", spiega Roche annunciando il prossimo lancio del test, chiamato Elecsys. "Inoltre, il test può aiutare screening prioritari fra gruppi ad alto rischio, come i lavoratori sanitari, i fornitori di prodotti alimentari che possono aver già sviluppato un certo livello di immunità e che possono continuare a servire o ritornare al lavoro. 

Elenco dei Medici caduti nel corso dell’epidemia di Covid-19

Roberto Stella, responsabile dell’Area Formazione della FNOMCeO, e presidente dell’OMCeO di Varese. E poi, oggi, Marcello Natali, Segretario Fimmg di Lodi. Ieri, Ivano Vezzulli, Medico di Medicina Generale nel lodigiano. Lunedì 16, Mario Giovita, medico di Medicina Generale della provincia di Bergamo. Prima di loro, Raffaele Giura, primario di pneumologia a Como. Carlo Zavaritt, ex assessore e medico bergamasco. Giuseppe Borghi, medico di Medicina Generale a Casalpusterlengo.
Il 7 marzo, Chiara Filipponi, anestesista di Portogruaro, deceduta però a causa di una malattia allo stadio terminale.
Si allunga purtroppo il triste elenco dei Medici caduti nel corso dell’epidemia di Covid-19.
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Morto con Covid19 il vicecomandante dei vigili urbani di Tortona Andrea Gastaldo

Torino – Andrea Gastaldo, 50 anni, vicecomandante dei Vigili Urbani di Tortona, è morto stasera verso le nove alle Molinette per un aggravamento del quadro patologico generale a causa del Covid19. Ricoverato una ventina di giorni fa, è stato subito trasferito nel capoluogo piemontese date le sue già critiche condizioni, per cui è stato subito trasferito in rianimazione e intubato. Gastaldo era stato colpito da Covid19 insieme ad altri tre colleghi, ma le sue erano le condizioni più gravi. Laureato in giurisprudenza a Genova, era entrato in servizio a Tortona circa 25 anni fa. Benvoluto da tutti, sia dai dipendenti comunali, sia dai colleghi che dalla cittadinanza, aveva sempre dato prova di grande equilibrio e capacità operativa. Tortona quindi si conferma la città più colpita dal coronavirus di tutta la Provincia di Alessandria. Si calcola che i morti in città siano oltre 250, un dato agghiacciante per una cittadina di soli 26.000 abitanti. 

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giovedì 16 aprile 2020

Autobus, treni, metropolitane. Ecco come ripartiranno i trasporti nella fase 2. Si punta su una app per il distanziamento

La ministra De Micheli: "Dobbiamo immaginare un modello organizzativo della società completamente diverso", basato su una modifica delle frequenze negli orari di punta e degli orari di lavoro"

Addio bus strapieni e metropolitane affollate all'ora di punta. Dal 4 maggio in avanti vetture e vagoni saranno a numero chiuso. Con ingressi contingentati e consentiti, laddove possibile, solo dalla porta anteriore, per controllare che non si superi la capienza massima imposta dal rispetto delle distanze di sicurezza. Se poi si riusciranno a installare dei sistemi conta-persone, tanto di guadagnato.

L'epidemia non solo ha cambiato le abitudini degli italiani, ma si avvia a modificare profondamento l'uso e l'accesso ai mezzi pubblici. "Non possiamo più immaginare che milioni di persone si muovano tutte insieme tra le 7.30 e le 9.30, non ce lo possiamo permettere sinché non troviamo il vaccino", ha spiegato infatti la ministra dei Trasporti Paola De Micheli, anticipando il piano del governo sulla mobilità urbana: "Proprio perché abbiamo in testa di potenziare il servizio del trasporto pubblico dobbiamo immaginare un modello organizzativo della società completamente diverso", basato su "una modifica delle frequenze negli orari di punta e degli orari di lavoro" ha insistito la ministra.

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Addio al trasporto pubblico, dopo il Coronavirus tutti in auto privata

È morto Luis Sepúlveda, lo scrittore cileno aveva contratto il coronavirus

Era ricoverato da fine febbraio a Oviedo. Aveva 70 anni

OVIEDO - Addio a Luis Sepúlveda: la sua incredibile voce, sospesa tra l'America latina a cui apparteneva e l'Europa dove si era rifugiato, si è spenta in un ospedale di Oviedo. Covid-19 ha ucciso anche lui, l'ultimo dei combattenti. Aveva 70 anni.
 
Esule politico, guerrigliero, ecologista, viaggiatore dal passo ostinato e contrario, esordì con un racconto bollato come pornografia dal preside del suo liceo, a Santiago del Cile. "Era il '63. Ci innamorammo tutti della nuova professoressa di storia. La signora Camacho, una pioniera della minigonna". Un compagno di classe gli chiese di scrivere una storia su di lei. Quindici-diciotto pagine. Finirono nelle mani del preside: "Questa è pornografia", gli disse. Provò a replicare: "Letteratura erotica". "Pornografia - tagliò corto - ma scritta molto bene".
 

Raccontava così Sepúlveda, pescando dal cilindro l'ennesimo saporito aneddoto quando di lui i lettori pensavano di conoscere già tutto: i lineamenti forti da guerriero stanco, gli occhi scuri che si accendevano di passioni, l'odore delle tante sigarette fumate. E lo faceva con quel talento da affabulatore che lo rendeva prima ancora che un abile scrittore, un inguaribile cantastorie. Scriveva favole Sepúlveda - e non ci riferiamo solo alla deliziosa Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare - ma ai tanti romanzi al cui centro c'era l'eterna lotta tra il bene e il male. Non amava la cronaca puntigliosa, credeva che la letteratura fosse finzione e intrecciava i fili della narrativa per dare vita a personaggi picareschi e trame avventurose inzuppate di passioni e ideali. I suoi ovviamente, quelli per cui aveva lottato, viaggiato e infine scritto.

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A Piacenza forno crematorio in tilt: un centinaio le bare accatastate

E' in grado di occuparsi di una dozzina di feretri al giorno, ma ne arrivano il doppio


PIACENZA -Forno crematorio in tilt a Piacenza, dove un centinaio di bare sono state accatastate nella 'sala del congedo'. Lo spiega il quotidiano Libertà. I decessi a Piacenza, dall'inizio dell'emergenza coronavirus sono 314 ma il forno alla sua massima capacità può occuparsi al massimo di 12-13 cremazioni al giorno, mentre i feretri che arrivano quotidianamente sono 20-25: praticamente il doppio.


"Se non ci verranno concesse deroghe che abbiamo richiesto si rischia il collasso - spiegano i responsabili della struttura - inizialmente abbiamo dato una mano a Bergamo e Brescia, ricevendo salme anche da lì, ma non potremo più farlo: temo, però, che anche limitandoci ai soli piacentini la situazione non migliorerà".

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Piacenza, scossa di terremoto di magnitudo 4.2

Avvertita in mattinata nella zona di Cerignale, Ottone e Ferriere ma anche in molte zone della Liguria. Ieri sera altra scossa

Una scossa di terremoto di magnitudo 4.2 è stata registrata dall'Ingv in provincia di Piacenza. I comuni più vicini all'epicentro della scossa, delle ore 11.42 e ad una profondità di tre km, sono stati: Cerignale, Ottone e Ferriere.

Già ieri sera, nella stessa zona del piacentino, alle ore 22.02, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia aveva registrato una scossa di magnitudo 3.5. La nuova scossa di terremoto ha fatto tremare l’Alta Valnure e l’Alta Valtrebbia, ma è stata avvertita fino in città. Molti i cittadini allarmati, non ci sarebbero danni gravi a persone o cose.

Le segnalazioni arrivano da tutta la provincia di Piacenza (compresa Val D’Arda e Val Tidone), ma anche da quelle di  Pavia e Parma. Molte segnalazioni sono arrivate anche da diverse zone della Liguria. 

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Bassetti: "Il Coronavirus resterà per molti anni, a una normalità totale non ci arriveremo più"

L'infettivologo del San Martino: "Impariamo a trattare meglio il mondo su cui viviamo"



GENOVA - Pochi dubbi per Matteo Bassetti, il direttore della clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, dovremmo abituarci a convivere con il virus ma fino alla prossima estate, ma per i prossimi anni. "Non sparirà neanche quando arriverà il vaccino. Non solo ci doveremo convivere questa estate ma ci dovremo convivere per i prossimi anni, probabilmente molti anni. Ormai questo virus è entrato, fa parte degli agenti eziologici che danno un quadro di polmonite o simile influenzale" spiega Bassetti uno dei primi mesi fa a dire che con il Coronavirus la popolazione si sarebbe dovuta abituare a convivere.

Guardando in prospettiva si parla già di fase 2 a maggio e in molti si chiedono come sarà la vita di tutti i giorni una volta passata la fase delle restrizioni massime chiamata appunto fase 1. Ma lo scenario che si presenta davanti non è esattamente dei più tranquillizzanti. "Noi medici è bene che impariamo a curare al meglio le persone colpite dal Covid-19 - spiega ancora Bassetti -. Poi però le persone devono imparare alcune regole molto semplici come il continuo lavaggio delle mani, imparare a non stare troppo vicino agli altri. A una normalità totale non ci arriveremo più. Anche in futuro non staremo più vicini in coda ad esempio, si eviterà di fare, cambieremo le nostre abitudini perchè questo virus sarà il nostro compagno di viaggio per molti anni cosi come è già per altri virus e batteri".

mercoledì 15 aprile 2020

Emergenza Coronavirus. Altri 673 nuovi contagiati in Piemonte

Fornaro: in Piemonte serve svolta sui tamponi e case di riposo


Questa sera 15 aprile, con il consueto bollettino diramato alle 19, l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che sono 18.446 (+673 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al “Covid-19” in Piemonte: 2.464 in provincia di Alessandria, 905 in provincia di Asti, 717 in provincia di Biella, 1.800 in provincia di Cuneo, 1.747 in provincia di Novara, 8.753 in provincia di Torino, 850 in provincia di Vercelli, 906 nel Verbano-Cusio-Ossola, 210 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 94 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.
Sale il numero dei pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, oggi sono 155 più di ieri. Ora il numero complessivo di pazienti guariti, è di 1.628 di cui 112 (+27) in provincia di Alessandria, 79 (+6) in provincia di Asti, 87 (+5) in provincia di Biella, 163 (+16) in provincia di Cuneo, 109 (+7) in provincia di Novara, 869 (+77) in provincia di Torino, 94 (+3) in provincia di Vercelli, 90 (+12) nel Verbano-Cusio-Ossola, 25 provenienti da altre regioni (+2). Altri 1.437 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.
Ancora 95 i decessi di persone positive al test del Coronavirus di cui 30 al momento registrati nella giornata di oggi. Occorre ricordare che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi covid.
Il totale complessivo è ora di 2.064 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 413 ad Alessandria, 100 ad Asti, 134 a Biella, 145 a Cuneo, 201 a Novara, 845 a Torino, 113 a Vercelli, 89 nel Verbano-Cusio-Ossola, 24 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

"Il virus europeo più mutevole e contagioso". Gli studi sul genoma scovano le differenze fra i ceppi

Il 9 febbraio in Gran Bretagna è comparsa una mutazione che rende l'Rna del coronavirus più instabile. Da lì il sottogruppo si è diffuso nel resto del continente e in America. La scoperta di un'équipe italiana e americana che ha analizzato le differenze fra 220 microrganismi sequenziati e ha pubblicato la ricerca in rete


Guardando bene in faccia il coronavirus, alcune differenze cominciano a emergere. Non tutti i gruppi sono uguali. Il ceppo cinese e quello europeo-americano sono ben distinguibili, grazie all’analisi dei loro genomi. In Europa e negli Usa, in particolare, leggendo l’Rna lettera per lettera, i ricercatori hanno scoperto delle mutazioni che lo renderebbero più mutevole e potenzialmente contagioso. Le mutazioni notate da un’équipe dell’università del Maryland (con il pioniere delle ricerche sull’Aids Robert Gallo e l’italiano Davide Zella), del Campus Biomedico e dell’Area Science Park di Trieste riguardano un enzima essenziale per la replicazione del virus, chiamato polimerasi Rna dipendente.

Analizzando 220 genomi del virus, fra le migliaia sequenziate e pubblicate online dagli scienziati di tutto il mondo, i ricercatori italiani e americani hanno puntato l’attenzione sulla mutazione dell’enzima della polimerasi: “Nel nostro database – scrivono sulla rivista Journal of Translational Medicine – la prima comparsa di questa mutazione è del 9 febbraio in Gran Bretagna, quando un drammatico incremento dei pazienti infettati in Europa viene registrato dall’Oms”. Oltre a rendere potenzialmente più contagioso il virus, questo cambiamento del genoma lo rende anche più instabile. La mutazione tocca infatti anche il meccanismo di “correzione delle bozze” dell’Rna del virus, ovvero del suo materiale genetico (i coronavirus non hanno Dna, ma una molecola simile: l’Rna). Ogni volta che il genoma di un organismo si replica, avvengono degli errori di trascrizione. Un sistema di revisione del testo in genere riduce il numero delle sviste. I ceppi europeo e americano del coronavirus (l’uno è derivato dall’altro: il contagio negli Usa proviene soprattutto dall’Europa), per effetto della mutazione del 9 febbraio, sembrano avere un correttore di bozze particolarmente distratto, che favorisce la proliferazione di copie un po’ diverse dall’originale.


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La mappa mondiale del contagio

Coronavirus, in Piemonte 5 milioni di mascherine ai cittadini per la ripartenza

Coronavirus, in Piemonte 5 milioni di mascherine ai cittadini per la ripartenza
Saranno finanziate con 6 milioni di euro grazie alle donazioni fatte alla Regione

Coronavirus, in Piemonte 5 milioni di mascherine ai cittadini per la ripartenza

Cinque milioni di mascherine lavabili per i cittadini piemontesi per affrontare al meglio la futura "Fase 2" e ripartire in sicurezza.
La Giunta regionale ha infatti predisposto una modifica al bilancio per garantire la copertura economica necessaria all’acquisto delle mascherine da distribuire a tutta la cittadinanza. Lo ha comunicato la Regione in una nota stampa, sottolineando che è stato approvato nella mattinata di oggi, mercoledì 15 aprile, un provvedimento che verrà presentato domani, giovedì 16, ai capigruppo del Consiglio regionale, per destinare 6 milioni di euro per il 2020 all’acquisto e distribuzione di dispositivi di protezione per tutta la popolazione piemontese, attraverso una modifica della legge 14 sulla Protezione civile.


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Mappa Positivi in Piemonte

La strage degli anziani nella RSA Santa Chiara di Lodi e il silenzio della sindaca leghista

Cinquantadue morti a marzo (rispetto ai 4 decessi dello stesso periodo 2019), 6 fino al 7 aprile. Sono i numeri della strage silenziosa all’Rsa “Santa Chiara” di Lodi, nella prima zona italiana a essere toccata dalla diffusione del Covid-19. Molto probabilmente anche loro vittime del contagio da coronavirus, ma che non rientrano nel computo ufficiale fornito dalla Regione Lombardia sin qui.

La strage degli anziani nella RSA Santa Chiara di Lodi e il silenzio della sindaca leghista

In Procura sono già due gli esposti presentati da parenti di anziani ospiti deceduti. In uno, riporta un articolo di Cristina Vercellone su Il Cittadino di oggi, si legge:
Le prima misure di limitazione degli accessi di esterni a Santa Chiara sono state disposte, a quanto risulta, solo il 3 marzo, con l’introduzione di un modulo di autocertificazione dello stato di salute del visitatore in ingresso. Solo dal 5 marzo è stato limitato l’accesso ai visitatori esterni alla struttura. Ci sono stati ingressi di nuovi ospiti (in sostituzione degli ospiti deceduti) ben dopo il 20 febbraio, con alcuni casi dopo il 5 marzo
La campagna di screening col tampone nella Rsa è cominciata solo il 9 aprile (il primo caso di coronavirus a Codogno è stato rilevato il 20 febbraio e reso noto il giorno dopo) e solo per 55 ospiti sintomatici. Non per tutti, quindi, e non per il personale della struttura, che è di proprietà dell’omonima Fondazione, un ente di promozione sociale di diritto privato e di interesse pubblico, soggetto alla vigilanza dell’Azienda di Tutela della Salute (Ats) ma che, in quanto ente strumentale del Comune, vede il sindaco nominare direttamente i componenti del consiglio di amministrazione.

A Lodi, a guidare l’amministrazione di centrodestra, c’è la sindaca leghista Sara Casanova, eletta nel 2017 e già assurta agli onori delle cronache nazionali per il caso mense, quando rischiavano di essere esclusi dalla refezione scolastica i bambini figli di immigrati che non avessero potuto produrre l’autocertificazione nei paesi di provenienza dei genitori su eventuali redditi all’estero. Sindaca che, in questa situazione di emergenza, ha invece preferito prendersela con molta più calma, molto verosimilmente per questioni di “scuderia” (a guidare la Regione c’è il leghista Attilio Fontana), tanto che il primo incontro con i vertici di Santa Chiara e dell’Ats (che nel frattempo aveva autorizzato dal 2 aprile la formazione di personale della struttura per effettuare i tamponi), l’ha fissato soltanto il 6 aprile.

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APPELLO URGENTE IMPONENTE INCENDIO NELLA ZONA DI ESCLUSIONE DI CHERNOBYL. POPOLAZIONI A RISCHIO E PROBLEMA MONDIALE

Oltre al problema universale della pandemia da coronavirus, un’ altra grande preoccupazione affligge noi tutti: gli enormi incendi che da 10 giorni bruciano le foreste della zona di esclusione di Chernobyl e che si stanno dirigendo verso la centrale nucleare. Oltre 8.000 ettari sono stati interessati


La situazione è drammatica nella provincia di Polesie (regione di Kiev) in Ucraina. Immensi fumi acri liberatesi dagli incendi stanno causando seri problemi respiratori agli anziani e ai bambini, già sotto minaccia da coronavirus. Sono interessati tutti i villaggi della provincia, soprattutto Ragovka, Lugovichi, Radynka, Mar’yanovka, Maksimovichi. Markovka. E’ completamente bruciato il villaggio di Vilìcha. Molti bambini e le loro famiglie sono rimaste senza casa, vestiti, alimenti. Il fumo radioattivo agisce negativamente nell’organismo umano, soprattutto in quello dei bambini.
Gli elementi radioattivi rilasciati dalla combustione degli alberi si muovono nell’atmosfera tramite i venti, si spostano per lunghe distanze e si depositano sui terreni o contaminandoli di nuovo o per la prima volta. Gli incendi nella zona di esclusione oltre a determinare maggiori incorporazioni di Cesio137  nei bambini, aumentano i livelli ematici di omocisteina1, un amminoacido che determina, già in giovane età, infarti, trombosi, ictus oltre che aborti e malformazioni feto placentari. Tutto questo in bambini che, per la permanenza in territori afflitti dalle gravi conseguenze del fallout di Chernobyl, soffrono – nonostante siano passati 34 anni – di disturbi cardiaci (82%) e alterazioni tiroidee (55,2%).

Coronavirus, a Mosca coda chilometrica di ambulanze per l’ospedale

I mezzi erano tutti in attesa di entrare nella struttura sanitaria - Ansa /CorriereTv

Una coda chilometrica quella che si è verificata in Russia, a Mosca. Una fila infinita di ambulanze, in attesa di entrare in una struttura ospedaliera.

martedì 14 aprile 2020

Coronavirus: indagati i vertici delle Rsa lombarde con pazienti deceduti

Nell'ambito dell'inchiesta aperta dalla Procura, perquisizioni al Trivulzio dove sono 143 gli anziani deceduti da marzo


Sono 143 in totale, da marzo ad oggi, gli anziani morti che erano ospitati al Pio Albergo Trivulzio di Milano, struttura al centro dell'indagine della Procura milanese. Lo ha appreso l'ANSA. Già dai primi giorni di marzo i sindacati Cisl-Cgil, che seguono alcuni operatori della casa di riposo e riabilitazione, avevano inviato lettere ai vertici dell'istituto lamentando l'assenza di mascherine e presunte minacce agli infermieri che volevano usarle. Nelle indagini si dovrà verificare quali morti siano correlate alla diffusione del Coronavirus nella Rsa.
La Gdf di Milano da questa mattina è impegnata a perquisire le sedi del Pio Albergo Trivulzio di Milano coinvolto nell'inchiesta aperta dalla Procura sulle morti dei pazienti durante l'emergenza coronavirus. Le perquisizioni e le acquisizioni di documenti in corso riguardano anche altre strutture. Per ora la squadra di polizia giudiziaria, guidata da Maurizio Ghezzi, del dipartimento coordinato dall'aggiunto Tiziana Siciliano è entrata anche negli uffici della Sacra Famiglia di Cesano Boscone e in una residenza a Settimo Milanese, mentre la Gdf sta lavorando nelle sedi del Pat.

I numeri del Caso Piemonte dell’epidemia di coronavirus: la regione sta per raggiungere l’Emilia Romagna e per ora si fanno pochi tamponi

Si comincia a discutere su di un caso Piemonte nella gestione dell’epidemia di Coronavirus. Secondo i dati più recenti ll Piemonte è la regione in cui i malati di coronavirus crescono di più rispetto alle altre regioni.
In Piemonte i malati di coronavirus sono cresciuti del 2.85% al confronto della Lombardia e Toscana (2.14%) , Emilia Romagna (1.7%) e Veneto (1.24%).  A breve secondo le proiezioni la regione Piemonte potrebbe essere la seconda regione in Italia per malati andando a superare l’Emilia Romagna con i suoi attuali quasi 17 mila casi positivi
I dati di ieri parlano di 1876 morti, 17.246 positivi per 371 pazienti in terapia intensiva e 1372 guariti.
Per quello che riguarda le province Torino cresce del 2.39%, Cuneo 9.9%, Alessandria del 2.98%, Novara 0,44%, VCO 1.27%, Asti 1.8%, Biella 2.57%.
Il Piemonte è mediamente sfasato in ritardo di 7-10 giorni rispetto a Lombardia, Veneto e Emilia Romagna. La provincia di Torino e’ la quarta per malati dopo quelle di Milano, Bergamo e Brescia. Il Piemonte ha piu casi del Veneto derivati prevalentemente dall’epidemia lombarda.
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La morte del sindaco di Castelletto d’Erro sconfitto dal coronavirus, lo choc di colleghi, la rabbia della moglie


A Pasquetta record di multe, scoperte 16.545 persone 'in fuga'

Nel weekend pasquale sono state identificate in tutto 465.713 persone, e 30.301 sono risultate non in regola. A Roma scoperto un uomo che si era appartato con un trans



Record di persone sanzionate amministrativamente nel giorno di Pasquetta: su 252.148 controllate dalle forze di polizia, 16.545 sono risultate non in regola rispetto ai divieti sugli spostamenti, il 20,2% in più rispetto al giorno di Pasqua (13.756). Secondo i dati diffusi dal Viminale, tra Pasqua e Pasquetta i controlli hanno riguardato complessivamente 465.713 persone, 30.301 delle quali (il 6,5%, contro una media dei giorni feriali che oscilla tra il 3 e il 4%) risultate non in regola. Sempre ieri le persone denunciate per aver attestato il falso nell'autodichiarazione sono state 88, quelle denunciate per aver violato la quarantena imposta dalla positività al virus 29. I controlli di esercizi e attività commerciali sono stati 62.391 e hanno portato a sanzionare 146 esercenti e a chiudere 63 attività. A Roma sono state elevate 162 sanzione. Tra gli episodi, quello di un transessuale ed un cliente che si erano appartati in una vettura sul bordo della Pineta di Castel Fusano, vicino al litorale di Ostia. Lì sono stati sorpresi dagli agenti della Polizia Locale del Campidoglio nell'ambito dei controlli per il rispetto delle norme di prevenzione della diffusione del coronavirus.

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A Oviglio creata la “casetta della solidarietà”: chi ha mette chi è in difficoltà può prendere

OVIGLIO (AL) – A Natale è la casetta che celebra il 25 dicembre, ma ora è diventata un luogo ancora più prezioso che conferma il valore del donare anche durante il resto dell’anno. A Oviglio alcuni cittadini hanno infatti chiesto di poter utilizzare la struttura in legno come piccolo deposito di cibo per chi è in difficoltà durante l’emergenza coronavirus.
Per questo è stata ribattezzata “Casetta della solidarietà“, struttura dove chi può porta la spesa e chi non può è libero di prendere secondo le necessità. Sulla falsa riga di quanto è avvenuto a Napoli, con la spesa sospesa, anche in provincia dunque prende piede una iniziativa pensata per aiutare quanti faticano a superare questo momento di crisi. I cittadini sono liberi di portare ciò che ritengono e ciò che riescono, possono essere beni di prima necessità inteso come pasta, pane, riso, cibi a lunga conservazione, zucchero, latte, prodotti per l’igiene personale e anche giochini per bambini, disegni da colorare, pannoloni e pennarelli. Ancora un bel modo per fare comunità.
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Anna Maria e la sua quarantena per coronavirus tra angosce e dubbi

ALESSANDRIA – Una nostra lettrice ha raccontato la sua esperienza di persona positiva al coronavirus. Nella sua testimonianza racconta il difficile percorso durante la malattia, per fortuna senza gravi conseguenze, con tutti gli sforzi per seguire le regole ma anche con la sensazione di abbandono per un lungo periodo e tutti i dubbi maturati nel tempo. Ecco la sua storia:
Sono stata a contatto con un a persona a me cara che il 26 marzo è stata ricoverata ed è risultata positiva al covid 19, purtroppo poi mancata il 31 marzo. In seguito, a fronte di quanto appreso dal 26 mi ero messa in quarantena e ho iniziato a chiamare i numeri che il mio medico mi ha fornito per segnalare la mia situazione. Il 3 aprile, disperata perché mi erano comparsi da qualche giorno febbre, mal di gola e mal di testa, mi hanno fatto una scheda e mi hanno segnalato dicendomi che tutti i giorni sarei stata contattata dal S.I.S.P. (Servizio igiene e sanità pubblica ndr) per sapere della mia salute, cosa mai avvenuta (fino a domenica 12 aprile)”.
Senza avere informazioni e assistenza Anna, il 5 aprile, “dopo pianti disperati al telefono” è riuscita a farsi visitare da due medici volontari “peraltro molto gentili che non mi hanno fatto il tampone ma mi hanno dichiarata positiva per contatto, dicendomi che comunque i miei sintomi (per fortuna) erano lievi. Sono stati loro a prescrivermi un antibiotico, l’Azytromicina, e io ho iniziato quella cura, anche se non so ancora tutt’oggi di essere positiva o meno. Nei giorni successivi mi è arrivata un email con la dichiarazione di quarantena dal 3 al 17 aprile e nel frattempo le condizioni sono migliorate e mi sento comunque meglio”.
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