Cresce il numero di chi cancella i “tattoo”. E nasce una nuova professione
di Davide Jaccod
Non c’è pace, per l’inchiostro. Dopo aver perso il ruolo di custode
unico delle parole, scacciato dalla marea digitale, anche la pelle ha
smesso di essere una compagna fedele e duratura: neppure i tatuaggi,
ormai, sono per sempre. Secondo Ezio Maria Nicodemi, docente
all’università Tor Vergata di Roma, chirurgo plastico, la direttiva
emanata dell’Esercito che vieta tatuaggi o piercing «in parti visibili
del corpo», si tradurrà in un’impennata delle richieste di cancellare i
disegni sulla pelle. «Se adesso più del 30% delle persone tatuate prende
questa decisione, e il 40% lo fa per motivi lavorativi - spiega - dopo
questa novità la percentuale potrebbe salire al 50% nei prossimi sei
mesi».
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