Un colpo dall’Iran, che ha definito «ridicola» la pretesa di convincerlo a contenere l’offerta di petrolio, e un colpo dall’Arabia Saudita, che ha escluso la possibilità di un taglio di produzione a breve.
Dopo i forti rialzi di lunedì, ieri il barile non poteva che invertire la rotta. E così ha fatto, confermando per l’ennesima volta l’estrema volatilità dei prezzi e il forte influsso che sono capaci di esercitare sui listini azionari: il Wti è scivolato di oltre il 5% e Wall Street ha girato in negativo mentre il ministro del Petrolio saudita Ali Al Naimi parlava dal Texas, ospite di un convegno, e quasi
contemporaneamente quello iraniano, Bijan Zanganeh, lanciava proclama
da Teheran attraverso i media locali. Alla fine il greggio americano ha
chiuso a 31,87 dollari al barile (-4,6%), l’europeo Brent a 33,27 $
(-4,1%), senza cancellare del tutto il progresso di lunedì.
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