Mohamed Habassi, 34 anni e un figlio di 6, è morto nel raid pensato dal
compagno della sua proprietaria di casa. Voleva punirlo: pare non
pagasse l'affitto da mesi. La notizia è stata pubblicata solo dai
giornali locali e dal Manifesto
“A noi possono ammazzare come bestie, tanto nessuno dice niente”. In
mezzo a un corteo contro la violenza e il razzismo organizzato sabato 28
maggio per le vie di Parma, c’era anche uno striscione che chiedeva giustizia e verità per Mohamed Habassi,
un 34enne tunisino che due settimane fa è stato torturato e massacrato
fino alla morte da un gruppo di aguzzini capeggiato da due italiani
perché da mesi non pagava l’affitto di casa. A sventolarlo tra la folla,
alcuni connazionali amici della vittima, che vogliono ridare dignità e
rispetto alla morte di un uomo che è passata quasi sotto silenzio.
Perché a differenza di altri casi di efferata violenza, l’omicidio di
Habassi non ha avuto il clamore dei fatti di cronaca nera
che occupano titoli nazionali e approfondimenti tv. “Le nostre vite
valgono più dei vostri soldi” era scritto in arabo e italiano a
caratteri cubitali, uno dei pochissimi gridi che si è innalzato su una
tragedia che nel giro di pochi giorni è finita quasi nel dimenticatoio.
“Se i ruoli fossero stati invertiti, se la vittima fosse stata un
italiano ucciso da due tunisini, le reazioni della comunità sarebbero
state molto diverse.
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