La neve sui binari che portavano i treni ad Auschwitz |
Andrea Carugati
Roma
La neve di Auschwitz ingrigita dalla cenere che usciva
incessantemente dai forni crematori. E una ragazzina italiana di 13 anni
che vagava in mezzo a questo orrore dicendosi da sola una frase:
«Voglio vivere», «Voglio vivere» «Voglio vivere». Una frase che la aiutò
a resistere nel lager per un lunghissimo, infinito anno di prigionia
dal gennaio 1944 a quello successivo. Sono solo alcuni frammenti della
testimonianza che da vent’anni Liliana Segre porta nelle scuole
italiane. Il racconto della sua partenza insieme al padre Alberto dal
binario 21 della stazione di Milano, diretta verso l’inferno. Un
racconto così forte da restare impresso per anni in chi ha avuto il
privilegio di ascoltarla: la voce calma, quasi monocorde, i dettagli
precisi, il rapporto fortissimo col padre che viene spezzato subito,
quando i carcerieri li separano all’arrivo ad Auschwitz. Solo in una
occasione Liliana Segre alza la voce. Quando ricorda quella frase
«Voglio vivere!». Stringe i pugni, per trasmettere la forza di quel
sentimento che l’ha tenuta viva nel corpo ma soprattutto nell’anima. Continua qui
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