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martedì 25 settembre 2018

Scade la cassa integrazione: a rischio 140 mila posti di lavoro

Sindacati in allarme: per colpa del Jobs act ammortizzatori agli sgoccioli, urgente una proroga. Pressing su Di Maio: oggi mobilitazioni e scioperi e un presidio dei metalmeccanici al Mise

ROMA
Appeso al «decreto urgenze» non c’è solo la questione del ponte Morandi e la drammatica emergenza di Genova, ma c’è pure il destino di 140mila lavoratori che a partire da oggi resteranno senza ammortizzatori sociali. Perderanno ogni sussidio e di fronte a loro avranno una sola drammatica prospettiva: il licenziamento. A partire da oggi, a tre anni esatti dal varo del decreto che in ossequio al Jobs act riformava tutto il sistema degli ammortizzatori sociali, per migliaia di lavoratori di ogni settore produttivo iniziano infatti a scadere i 36 mesi di cassa integrazione e i contratti di solidarietà a disposizione nel quinquennio.  

Le promesse di Di Maio  
Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Luigi di Maio, visitando la scorsa settimana lo stabilimento della Bekaert, aveva annunciato che col «decreto urgenze» sarebbe stata ripristinata la cassa integrazione straordinaria per cessazione. Dopo l’ok arrivato il 13 settembre da parte del Consiglio dei ministri questo provvedimento però è sparito dai radar e a distanza di 10 giorni non è ancora stato trasmesso al Quirinale.  

I sindacati sono giustamente preoccupati. In prima linea i metalmeccanici che per oggi hanno promosso una giornata di mobilitazione e di scioperi ed hanno programmato un presidio a Roma davanti al ministero dello Sviluppo. Al governo avanzano una richiesta precisa, la stessa fatta al precedente governo: prolungare di almeno 12 mesi la cassa integrazione in scadenza in modo tale da poter completare i processi di riorganizzazione e di ristrutturazione aziendale in corso e le iniziative di reindustrializzazione. «Le promesse non bastano vogliamo vedere il decreto – spiega il segretario generale della Fim-Cisl Marco Bentivogli -. La reintroduzione della cigs per cessazione è un primo risultato importante, che in parte affronta il problema, ma non basta».  

I numeri della crisi  
Secondo le stime di Fiom, Fim e Uilm sono circa 140mila i metalmeccanici coinvolti da situazioni di crisi in comparti che vanno dalla siderurgia agli elettrodomestici, dall’elettronica all’automotive, dall’itc alle telecomunicazioni, con 80 mila lavoratori ina cassa integrazione straordinaria. Per metà sono concentrati nelle regioni del Nord, con punte di 16mila unità in Lombardia, 9.900 in Liguria, 9.800 in Piemonte e 5.900 in Veneto e un’ampia diffusione anche al Sud (14.700 in Puglia, 9.000 in Campania e 8.200 in Basilicata). 

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