Un totale di 4.700 esuberi nei prossimi 3 anni, circa 3mila già dai prossimi mesi. È questa la condizione posta da ArcelorMittal per restare a Taranto. Dal 2020 la multinazionale dell’acciaio intende licenziare 2900 persone per portare avanti il nuovo piano industriale e un’altra tornata di esuberi – circa 1.800 lavoratori – è prevista nel 2023, quando verrà spento l’altoforno 2 e attivato un forno elettrico in grado di garantire 1,2 milioni di tonnellate di acciaio “pulito”.
Il “no” di sindacati: “Martedì sciopero” – Dopo aver rallentato la propria fuga, il colosso franco-indiano mette sul tavolo del ministero dello Sviluppo Economico, davanti ai sindacati, le proprie richieste per garantire la presenza in Italia. “Non ci sono le condizioni per aprire confronto per un’intesa. Si deve ripartire dall’accordo di un anno fa, con i livelli occupazionali e investimenti indicati dal piano del 2018″, è stata la prima reazione di Fiom, Uilm e Fim alle slide mostrate dall’amministratore delegato Lucia Morselli. I rappresentanti dei lavoratori hanno quindi annunciato uno sciopero con manifestazione unitaria a Roma il 10 dicembre.
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