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mercoledì 17 novembre 2010

La Dia: mafia in Lombardia Maroni: querelo Saviano

Il boss della camorra e capo storico del clan dei Casalesi Antonio Iovine è stato arrestato oggi dalla Polizia. Iovine era latitante da oltre 14 anni.
L’arresto di Antonio Iovine è avvenuto a Casal di Principe, storica roccaforte del clan dei Casalesi. L’operazione è stata condotta dalla squadra mobile di Napoli. Su Gomorra, libro di Roberto Saviano, si legge: «Antonio Iovine, detto “’o ninno” ossia il poppante, perché raggiunse i vertici del clan ancora ragazzino».
Antonio Iovine, capo del clan dei Casalesi era nella lista del Viminale dei 30 latitanti più pericolosi, assieme - tra gli altri - a Matteo Messina Denaro, numero uno di Cosa Nostra; Michele Zagaria, dei Casalesi; gli `ndranghetisti Sebastiano Pelle e Domenico Condello; il bandito Attilio Cubeddu, coinvolto nel sequestro Soffiantini e fuggito nel 1997 dal carcere dove era detenuto.
Alfano: l’antimafia giocata batte quella parlata
«Firmerò subito la richiesta di 41 bis». Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, parlando con i giornalisti a Montecitorio dell’arresto del camorrista Antonio Iovine. «Una ulteriore conferma - aggiunge - che la squadra Stato vince e l’antimafia giocata batte quella parlata».
Maroni: oggi è una bellissima giornata
«Oggi è una bellissima giornata per la lotta alla mafia, tra pochi minuti vedrete...». È quanto ha affermato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, conversando con i giornalisti a Montecitorio appena pochi minuti prima che arrivasse l’annuncio dell’arresto del boss Antonio Iovine, latitante da oltre 14 anni.
La Dia: mafia in aziende lombarde
Nel nord Italia e soprattutto in Lombardia c’è una «costante e progressiva evoluzione» della `Ndrangheta che, ormai radicata da tempo su quei territori, «interagisce con gli ambienti imprenditoriali lombardi». È quanto sottolinea l’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia consegnata al Parlamento e relativa al primo semestre del 2010.
Sempre secondo la Dia, la «consolidata presenza» in alcune aree lombarde di «sodali di storiche famiglie di `ndrangheta» ha «influenzato la vita economica, sociale e politica di quei luoghi».

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