Nulla di fatto dopo le nuove consultazioni. La tentazione di passare la palla al successor. Si ragiona ancora sulla ipotesi della sua rielezione: sarebbe l'uomo giusto per condurre in porto l'operazione Grande Coalizione. Ma lui resta fermamente contrario
di FRANCESCO BEIA questo punto le dimissioni di Napolitano sono l'opzione più forte sul tavolo. Al Quirinale non si fanno più nomi di possibili candidati premier. Lo stallo è totale, certificato.
E a meno che la notte non porti consiglio, a meno che il Pdl o il Pd non recedano e "si assumano le loro responsabilità", a Napolitano non resterà che una decisione: "Se non si trova una soluzione - ha spiegato egli stesso ai rappresentanti di Scelta Civica e del Pd - è chiaro che bisogna vedere come avvicinare l'elezione del nuovo capo dello Stato". E il modo per avvicinare quella data è uno soltanto, si deve dimettere il titolare della carica. Sarà dunque Napolitano il fusibile che salta per non mandare in tilt il sistema, bloccato da tre "no" insuperabili: quello di Berlusconi a un governo del presidente, quello del Pd a un governo di grande coalizione e, infine, il no di Grillo a quel "governo del cambiamento" proposto invano da Bersani.
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