La denuncia della Cgil. Il
datore si è giustificato: "Da noi la gente è indietro con la mentalità".
La mamma: "Mio figlio vive in Italia da quando ha tre anni, chissà a
quanti è successo". Il sindaco: "Non fa parte della nostra cultura.
L'unico arretrato è l'albergatore"
di MARCO BETTAZZIRAVENNA - Il messaggio è arrivato sul cellulare la mattina della partenza, a valigie già pronte. "Mi dispiace Paolo ma non posso mettere ragazzi di colore in sala". Così è saltato il lavoro stagionale in un albergo di Cervia per Paolo, ragazzo 29enne di Milano e nato in Brasile che pensava di lavorare quest’estate in Riviera romagnola. A denunciare il fatto è la Filcams-Cgil di Ravenna che sta preparando una vertenza per accompagnare in tribunale Paolo.
"L’unico problema vero, è evidente, è il colore della pelle di mio figlio, che l’albergatore ha visto solo quando lui gli ha mandato la carta d’identità", spiega decisa Paola, la madre, che si è affidata al sindacato per seguire la vicenda "perché questo caso abbia un rilievo sociale". "A quanti come mio figlio sarà successo? – continua – In questo modo cerchiamo di dare voce anche a loro".
Il fatto, secondo quanto riferiscono Manuela Trancossi, della segreteria provinciale della Cgil, e Paolo Bragaglia, dell’ufficio vertenze del sindacato, risale al 18 giugno scorso quando il lavoratore, dopo avere inviato via mail la copia della carta di identità necessaria a perfezionare il contratto di assunzione per il quale c’era già un accordo, ha ricevuto un messaggio, via sms, con il quale il datore di lavoro rifiutava l’assunzione. È la Cgil a diffondere il testo del messaggio: "Mi dispiace Paolo ma non posso mettere ragazzi di colore in sala qui in Romagna la gente è molto indietro con mentalità scusami ma non posso farti venire giù ciao".
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