Nel reparto di ortopedia dell'ospedale di Reggio Calabria il cartone non è uno strumento di cura né di medicamento». Il primario Angelo Ianni sgonfia in un attimo la bufala che da ieri impazza sul web: «Nell'ospedale calabrese i pazienti sono medicati con pezzi di cartone» titola la stampa locale e nazionale. Un post dietro l'altro e in bella vista la foto di un arto (che poi diventano due) immobilizzato con stecche di cartone. La notizia diventa virale sui social suscitando clamore, scandalo e indignazione.
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Il bersaglio facile della sanità calabrese
La sanità calabrese è un bersaglio facile: un lungo commissariamento, soglia minima dei livelli essenziali di assistenza, servizi territoriali indeboliti, 88 milioni di debiti e una migrazione sanitaria che pesa sulle casse regionali per oltre 300 milioni di euro. Intervengono i sindacati e la questione si fa macroscopica: «La situazione creatasi al pronto soccorso di Reggio Calabria è l'infelice evidenza di un male già più volte denunciato: l'accumularsi di scarsa programmazione, cattiva organizzazione e carenze di dotazioni adeguate, frutto di tagli costanti ai finanziamenti del servizio sanitario nazionale», dichiara in prima battuta Guido Quici, il presidente del sindacato dei medici, veterinari e odontoiatri Cimo (Coordinamento italiano medici ospedalieri).
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