Farà sicuramente discutere lo sfogo di un’imprenditrice di Castelfranco Veneto (Treviso)che al programma “Stasera Italia” di Rete4 ha raccontato di aver dovuto rinunciare a metà commesse a causa della mancanza di personale. Vanessa, questo il nome della titolare dell’azienda che produce meccanica di precisione per il settore alimentare, dà lavoro a 13 operai, ma vorrebbe assumerne altri, con stipendi che possono andare dai 1500 ai 3500 euro, a seconda dell’esperienza. Le maggiori difficoltà in fase di valutazione dei curricula emergono con i giovani:«fanno gli schizzinosi – spiega l’imprenditrice – non si vogliono muovere, troppa strada da fare, l’orario di lavoro non va bene». Da qui l’idea di trasferirsi all’estero, dove «i giovani hanno voglia di lavorare» o quella, forse provocatoria, di assumere stranieri: «siamo arrivati al punto, io e il mio socio, di pensare di prendere operai in Africa e portarli qui per formarli. Pagandoli esattamente come faremmo con chiunque altro». L’imprenditrice invita poi a inviare il curriculum a info@tmcorporate.it. (t.d.b.)
Fonte
domenica 13 gennaio 2019
Cesar Battisti arrestato in Bolivia. Il figlio di Bolsonaro a Salvini: ora arriva il piccolo regalo
L'ambasciatore italiano Bernardini: la democrazia è più forte del terrorismo
Cesare Battisti è stato catturato in Bolivia. E il deputato federale e figlio del presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha voluto subito mandare un messaggio al ministro dell'Interno: "Matteo Salvini, il 'piccolo regalo' sta arrivando", ha scritto Eduardo Bolsonaro su Twitter.
La notizia della cattura è stata confermata da fonti italiane e dall'ambasciatore italiano in Brasile, Antonio Bernardini, che ha celebrato la cattura dell'ex terrorista latitante da dicembre affermando: "E' stato preso! La democrazia è più forte del terrorismo".
Battisti è stato arrestato alle 17 di ieri (le 22 in Italia) da una squadra speciale dell'Interpol formata anche da investigatori italiani e brasiliani mentre camminava in una strada di Santa Cruz de La Sierra, popolosa città nell'entroterra boliviano. L'ex membro dei Proletari armati per il comunismo (Pac) non avrebbe opposto resistenza. Secondo alcuni media, indossava pantaloni e maglietta di colore blu, un paio di occhiali da sole e barba finta. Caricato in macchina e accompagnato in una caserma della polizia, Battisti non avrebbe proferito parola.
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sabato 12 gennaio 2019
LETTERA A SALVINI DI UN'IMMIGRATA AFRICANA: «LA FACCIA CATTIVA LA DEDICHI AI POTENTI CHE OCCUPANO CASA MIA»
È diretta e senza mediazioni la lettera aperta di una donna africana al ministro dell'Interno. "Se avessi potuto scegliere, avrei fatto volentieri a meno della sua ospitalità".
«Ho visto la sua faccia ieri al telegiornale. Dipinta dei colori della rabbia. La sua voce ,poi, aveva il sapore amarissimo del fiele. Ha detto che per noi che siamo qui nella vostra terra è finita la pacchia. Ci ha accusati di vivere nel lusso, rubando il pane alla gente del suo paese. Ancora una volta ho provato i morsi atroci della paura…
Chi sono? Non le dirò il mio nome. I nomi, per lei, contano poco. Niente. Sono una di quelli che lei chiama con disprezzo “clandestini”.
Vengo da un paese, la Nigeria, dove ben pochi fanno la pacchia e sono tutti amici vostri. Lo dico subito. Non sono una vittima del terrorismo di Boko Haram. Nella mia regione, il Delta del Niger non sono arrivati. Sono una profuga economica, come dite voi, una di quelle persone che non hanno alcun diritto di venire in Italia e in Europa.
Lo conosce il Delta del Niger? Non credo. Eppure ogni volta che lei sale in macchina può farlo grazie a noi. Una parte della benzina che usa viene da lì.
Io vivevo alla periferia di Port Harkourt, la capitale dello Stato del Delta del Niger. Una delle capitali petrolifere del mondo. Vivevo con mia madre e i miei fratelli in una baracca e alla sera per avere un po’ di luce usavamo le candele. Noi come la grande maggioranza di chi vive lì.
Chi sono? Non le dirò il mio nome. I nomi, per lei, contano poco. Niente. Sono una di quelli che lei chiama con disprezzo “clandestini”.
Vengo da un paese, la Nigeria, dove ben pochi fanno la pacchia e sono tutti amici vostri. Lo dico subito. Non sono una vittima del terrorismo di Boko Haram. Nella mia regione, il Delta del Niger non sono arrivati. Sono una profuga economica, come dite voi, una di quelle persone che non hanno alcun diritto di venire in Italia e in Europa.
Lo conosce il Delta del Niger? Non credo. Eppure ogni volta che lei sale in macchina può farlo grazie a noi. Una parte della benzina che usa viene da lì.
Io vivevo alla periferia di Port Harkourt, la capitale dello Stato del Delta del Niger. Una delle capitali petrolifere del mondo. Vivevo con mia madre e i miei fratelli in una baracca e alla sera per avere un po’ di luce usavamo le candele. Noi come la grande maggioranza di chi vive lì.
È dura vivere dalle mie parti. Molto dura. Un inferno se sei una ragazza. Ed io ero una ragazza. Tutto è a pagamento. Tutto. Se non hai soldi non vai a scuola e non puoi curarti. Gli ospedali e le scuole pubbliche non funzionano. E persino lì, comunque, se vuoi far finta di studiare o di curarti, devi pagare. E come fai a pagare se di lavoro non ce ne è? La fame, la miseria, la disperazione e l’assenza di futuro, sono nostre compagne quotidiane.
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Orrore in provincia di Bari: bambini autistici legati, imbavagliati e picchiati dalle insegnanti
Un nuovo episodio di violenza da parte di alcune insegnanti sui bambini, questa volta all’interno di un istituto di riabilitazione privato convenzionato con il Servizio sanitario nazionale, l'”Istituto Sant’Agostino” di Noicattaro, in provincia di Bari.
Le principali vittime di violenze fisiche, insulti e minacce sono infatti nove bambini affetti da autismo di età compresa tra i 7 e i 15 anni, i quali da tempo subivano i maltrattamenti da parte di tre educatrici e un’insegnante tra i 28 e i 42 anni. Le donne sono state arrestate dai Carabinieri di Triggiano e si trovano adesso ai domiciliari. Ancora a piede libero invece altre due maestre, le quali sono state appunto coinvolte nell’inchiesta.
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Torino, manifestazione Sì Tav: in 30mila in piazza a sostegno dell’Alta velocità
In piazza anche esponenti della Lega per la seconda manifestazione in favore della Tav
Il 12 gennaio 2019 i Sì Tav sono tornati a manifestare a piazza Castello a Torino in favore della costruzione dell’Alta velocità che dovrebbe unire Tornino e Lione, in Francia (qui tutti gli aggiornamenti).
Secondo i manifestanti avrebbero preso parte al corteo 40mila persone, mentre per la Prefettura sono state 25mila. Numeri comunque importanti per una piazza che fin dal primo momento si è definita apartitica, anche se ha fatto discutere la presenza della Lega.
“Sapevamo dal primo giorno che era motivo di dissenso”, ha affermato il capogruppo alla Camera del Carroccio, Riccardo Molinari. “Non c’è contraddizione nella nostra presenza in piazza oggi. La Lega ha posizione confermata da posizioni storiche in parlamento. Sapevamo dal primo giorno che era un tema divisivo, un conto è ridiscutere il progetto, tagliare sprechi. Un altro è cancellare il progetto. Abbiamo trovato la sintesi su tanti argomenti, lo troveremo anche su questo”.
Fredda la replica del vicepremier Luigi Di Maio: “Non mi scandalizzo per il fatto che si vada in piazza a dire che si era per il Sì alla Tav: diciamo che abbiamo fatto la campagna contro le trivelle insieme per il referendum sia noi che la Lega in tempi non sospetti, quando nel 2015 non avevamo nessuna intenzione di neanche di firmare un contratto di governo”.
Fondi editoria, da Di Maio 70mila euro (di soldi pubblici) a Radio Padania
Soldi pubblici, quelli dei fondi per l’editoria, a Radio Padania. Dal Ministero dello Sviluppo Economico guidato da Luigi Di Maio sta per essere staccato un “assegno” di 70mila euro per Radio Padania.
Immediata la reazione delle opposizioni. In prima linea Laura Boldrini: “Non solo dopo aver gridato ‘onesta’, onestà!’ si sono alleati con chi ha illecitamente sottratto 49 milioni di euro ai cittadini. Ma ora Di Maio fa i tagli all’editoria tranne che alla radio leghista a cui il Mise regala 70000 euro di soldi pubblici. #DoppiaMorale. #RadioPadania”.
Dello stesso tono l’accusa di Andrea Marcucci, presidente dei senatori Pd: “Il bello è che dicevano di perseguire il modello Bbc. Tagliano progressivamente fondi editoria, dimezzano risorse per convenzione con Radio Radicale, però poi Di Maio stanzia 70 mila euro per Radio Padania”.
(...) Nella graduatoria che il Mise sta per pubblicare la radio di cui Salvini è stato direttore riceverà una somma non da poco, che potrebbe addirittura raddoppiare entro marzo in caso di redistribuzione della quota “extragettito” del Canone Rai 2017.
(...) Nella graduatoria che il Mise sta per pubblicare la radio di cui Salvini è stato direttore riceverà una somma non da poco, che potrebbe addirittura raddoppiare entro marzo in caso di redistribuzione della quota “extragettito” del Canone Rai 2017.
Da dove arrivano i soldi per Radio Padania
Il contributo per Radio Padania arriva dal Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, proprio quello che il Movimento 5 Stelle, in questo caso guidato dal sottosegretario con delega all’Editoria Vito Crimi, punta ad abolire per la parte destinata alla carta stampata.
Parigi, esplosione per una fuga di gas nella zona dell'Opera: dodici feriti in condizioni gravi, tra cui un'italiana
In fiamme un intero palazzo. Un pompiere risulta disperso
Una fortissima esplosione, provocata da una fuga di gas avvenuta in una boulangerie di Parigi, ha scosso l'intero quartiere dell'Opera, provocando un incendio in un intero palazzo. Un pompiere risulta disperso. I feriti sono 36, tra questi un'italiana in gravi condizioni. C'è poi un altro italiano, un operatore di Cartabianca, il videomaker Valerio Orsolini, il quale ha riportato una ferita sopra un occhio: è stato giù medicato e le sue condizioni non sono gravi. L'operatore era a Parigi per seguire le manifestazioni dei gilet gialli con il giornalista Claudio Pappaianni, che è rimasto illeso. La Farnesina è al lavoro.
Dodici persone sono ricoverate in gravi condizioni: tra loro, 5 sono in pericolo di vita (3 civili e 2 vigili del fuoco). Ci sono anche di 24 persone ferite lievemente. L'italiana ferita sarebbe una ragazza che lavora in un hotel vicino al luogo dell'esplosione. La giovane si troverebbe attualmente all'ospedale parigino de Lariboisiere.
I vigili del fuoco si trovavano sul posto, nella rue de Trevise, già prima dell'esplosione, chiamati dagli abitanti del quartiere per il forte odore di gas.
Serravalle Scrivia, ad agosto riapre il Mercatone Uno: salvi 23 lavoratori
Serravalle Scrivia (AL) - Una crisi durata almeno 4 anni, quella del Mercatone Uno, la catena commerciale romagnola titolare del punto vendita di Serravalle. Ora, si comincia vedere la luce in fondo al tunnel e per l’estate è fissata la riapertura con quasi tutti i dipendenti riassunti dalla Shernon Holding, che nel 2015 aveva rilevato tutti i 79 punti vendita. Il superamento della crisi può essere l’ok del tribunale di Bologna all’ammissione al concordato preventivo presentata dalle famiglie Cenni e Valentini, titolari del Mercatone Uno, per evitare il fallimento.
Si era gennaio 2015 e da allora per Serravalle come per molti degli altri punti vendita è stata una lenta agonia, costellata persino dalla notizia delle indagini della Finanza sui titolari del gruppo, nel 2017. Tutti ricordano la svendita delle merci e gli scaffali tristemente vuoti del market, fino alla chiusura, con la speranza rappresentata, nel 2018, dall’acquisto da parte del gruppo turco-polacco, dopo due bandi di vendita andati a vuoto nel 2016 e nel 2017. La scorsa estate, per l’appunto, l’accordo con la Shernon Holding per la vendita di 55 punti vendita su 79. Ora si attende la riapertura con lo stesso genere merceologico, quindi soprattutto arredo.
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La strategia del M5s per recuperare voti sulla Lega: tornare ad essere di sinistra
Il caso Sea Watch ha segnato la prima sconfitta politica di Salvini: i grillini ora vogliono alzare la testa, mostrarsi diversi dall'alleato di governo e provare a frenarne l'ascesa, recuperando i voti della base delusa
La ribellione del M5s all’egemonia leghista, all’interno del governo e nel paese, parte dal caso Sea Watch.
La vicenda dei 29 migranti bloccati per 19 giorni nel Mediterraneo, e infine fatti sbarcare a Malta in vista di una redistribuzione in otto paesi europei, tra cui l’Italia, ha segnato la prima importante sconfitta politica di Salvini in questo esecutivo.
Leggi anche: Sea Watch, chi ha vinto e chi ha perso
Sconfitta, per giunta, maturata sul proprio terreno, quello dell’immigrazione. Il premier Conte, in maniera inaspettata, ha fatto la voce grossa, contrapponendosi al ministro dell’Interno e riuscendo a far passare la sua linea.
Conte è espressione dei rapporti di forza tra Lega e M5s post elezioni del 4 marzo, quando i grillini erano il primo partito nel paese (oggi non è più così, come testimoniano i sondaggi) e spettava quindi a loro indicare il presidente del Consiglio.
Dietro la mossa del premier c’è la probabile regia proprio dei pentastellati. Questi ultimi, dopo aver ingoiato rospi per mesi, aver visto la Lega schizzare in alto nel gradimento degli elettori, essersi fatti dettare la linea politica da Salvini, hanno preso atto che occorre un cambio di passo.
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Incubo recessione
La brusca frenata della produzione industriale fa tornare lo spettro della recessione. La doccia gelata per l'Italia è arrivata ieri mattina con la diffusione dei dati dell'Istat. A novembre la produzione industriale italiana è crollata del 2,6% rispetto allo stesso mese del 2017 e dell'1,6% rispetto a ottobre. L'indice destagionalizzato mensile evidenzia un aumento congiunturale solo nel comparto dell'energia (+1,0%); variazioni negative registrano, invece, i beni intermedi (-2,4%), i beni strumentali (-1,7%) e i beni di consumo (-0,9%).
Per Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, "il nuovo calo della produzione industriale rafforza il timore che il nostro Paese stia entrando ancora una volta in recessione. La conferma - spiega - la si avrà soltanto il 31 gennaio quando verrà pubblicata la prima stima dell'Istat sulla crescita del Pil nel quarto trimestre 2018".
Se al calo, già registrato nel terzo trimestre, seguirà un altro calo, come è molto probabile, sottolinea Quagliano, "il nostro Paese sarà nuovamente in recessione peraltro senza aver superato il livello massimo toccato a metà 2011 al termine della ripresa seguita al crollo generato tra il 2008 e il 2009 dalla grande crisi innescata dal fallimento di Lehman Brothers il 15 settembre 2008". Se effettivamente il dato del quarto trimestre, conclude, "confermerà che la tendenza positiva del Pil avviatasi dal 2015 si è nuovamente invertita, per l'Italia, unica tra le economie avanzate, la crisi iniziata nel 2008 assumerà un profilo non più a doppia V ma ancora più preoccupante".
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Shutdown, federali fanno causa a governo
'Richiesto a lavoratori essenziali di lavorare senza stipendio'
(ANSA) - NEW YORK, 12 GEN - I sindacati dei dipendenti federali fanno causa al governo americano per lo shutdown: viola le leggi sul lavoro richiedendo ai dipendenti ritenuti ''essenziali '' di continuare a lavorare senza stipendio.
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venerdì 11 gennaio 2019
Strage bus Avellino, assolto ad di Autostrade Castellucci
Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, è stato assolto nel processo per il bus caduto nella scarpata della A16 vicino ad Avellino. Per lui l'accusa aveva chiesto una condanna a 10 anni di reclusione. Nella strage del pullman caduto dal viadotto Acqualonga sulla tratta Napoli-Canosa, tra Nola e Avellino, avvenuta il 28 luglio 2013, hanno perso la vita 40 persone.
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Ordina le pizze, brasiliana pestata a sangue. «Siamo in Friuli, devi parlare friulano per legge»
UDINE - Pestata in un locale pubblico perché non parla friulano. Accade fuori da una pizzeria da asporto, a Mereto di Tomba. La donna, brasiliana, 47 anni, residente a Cavasso Nuovo nel Pordenonese, era entrata nel locale insieme ai figli, per ordinare delle pizze da portare a casa. Ha chiesto le pizze in buon italiano, ma ad un uomo presente nel locale, un camionista, non è bastato: «Qui siamo in Friuli e si deve parlare friulano per legge». La donna, per evitare liti, è uscita fuori, al freddo, per attendere le pizze. Ma l'uomo è uscito e nonostante il figlio della donna cercasse di difenderla, l'ha spintonata e colpita al volto. Col naso sanguinante e sotto choc la brasiliana è andata al pronto soccorso: ha numerosi traumi.
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Bimba suicida a 10 anni, lettera choc alla madre: «Volevi che non fossi mai nata, ora sarai felice»
Un terribile fatto di ccronaca sta scuotendo il Messico. Si è uccisa per rendere la madre «la più felice del mondo». Il fatto straziante è avvenuto, appunto, in Messico dove una bambinadi 10 anni è stata trovata morta accanto a una lettera. La piccola si sarebbe tolta la vita per rendere sua madre "la donna più felice del mondo". La piccola si è impiccata il 6 gennaio, nel giorno del Three Kings Day, o “El Dia de Reyes”, un festival popolare in Messico dove le famiglie si scambiano i regali.
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Palermo, il sindaco Orlando protesta contro Libero: "Titolo vergognoso"
Il quotidiano scrive: "Comandano i terroni", riferendosi al fatto che tre delle quattro cariche istituzionali più alte del Paese sono rivestite da cittadini meridionali
di CLAUDIA BRUNETTOContinua qui
"Ho la Sma e questa è la mia ragazza, non la mia badante. Dimenticate i falsi miti sull'amore per un disabile"
Shane e Hannah raccontano la loro relazione. "Il nostro obiettivo è normalizzare la disabilità e le relazioni come la nostra"
Quando Shane e Hannah camminano insieme per strada, sono tutti convinti che lei sia la sua badante. Shane, affetto da Sma, si muove con la sedia a rotelle da quando aveva due anni, e per molti è difficile immaginare che una ragazza senza disabilità come Hannah possa aver con lui una relazione sentimentale. Eppure i due - 25enni statunitensi - sono fidanzati da tre anni e hanno deciso di raccontare su un canale Youtube il loro rapporto, per sfatare i falsi miti sull'amore per un disabile.
È stata Hannah a fare il primo passo. Rimase affascinata da Shane dopo averlo visto in un documentario in cui raccontava la sua vita. Decise allora di inviargli una email nel quale si complimentava per il suo senso dell'umorismo, aggiungendo infine di trovarlo molto carino. "Ho capito subito di voler conoscere questa persona", ricorda Shane, "Non dimenticherò mai come il mio cuore cominciò a battere rapidamente mentre digitavo la risposta".
È stata Hannah a fare il primo passo. Rimase affascinata da Shane dopo averlo visto in un documentario in cui raccontava la sua vita. Decise allora di inviargli una email nel quale si complimentava per il suo senso dell'umorismo, aggiungendo infine di trovarlo molto carino. "Ho capito subito di voler conoscere questa persona", ricorda Shane, "Non dimenticherò mai come il mio cuore cominciò a battere rapidamente mentre digitavo la risposta".
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Ofo ha detto ai propri dipendenti di tenersi pronti alla bancarotta
La startup cinese, osannata agli eventi e capace di raccogliere 2 miliardi di investimenti, secondo il Financial Times avrebbe finito i soldi e avvisato i propri dipendenti di tenersi pronti a tutto. È la terza azienda che rischia il collasso, e gli analisti da anni parlano di "bolla del bike sharing"
Ofo, la startup cinese delle bici condivise, ha chiuso la sua divisione internazionale e potrebbe essere costretta a dichiarare bancarotta. Lo ha rivelato il Financial Times, citando fonti dell’azienda che spiegano come la società starebbe preparando i suoi amministratori e dipendenti: “Siate preparati alla bancarotta, o a un’acquisizione”.
Bancarotta o fallimento. Detto altrimenti: i soldi, oltre 2,2 miliardi raccolti in due anni, sono finiti. La flotta europea, presente da un paio d'anni, a seguito della chiusura della divisione internazionale si sarebbe “drammaticamente ridotta”. E il mese scorso il suo fondatore, Dai Wei, avrebbe inoltre confessato che l’azienda ha un ‘immenso’ problema di fondi, e che avrebbe preso in considerazione l’ipotesi di avviare il fallimento.
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Mancati rinnovi alla Campari, il sindacato: "Scartati quelli senza diploma"
Salgono a 21 i precari a cui non è stato rinnovato il contratto alla Campari di Novi Ligure. Per l'azienda le assunzioni erano legate ai picchi di produzione stagionale. Il sindacato: "Hanno scelto in base al titolo di studio"
NOVI LIGURE (AL) – È più grave di quanto apparso in un primo momento la situazione alla Campari di Novi Ligure: sono infatti 21 (e non quindici) i precari a cui l’azienda non ha rinnovato il contratto.Altri sei, invece, sono stati stabilizzati con l’assunzione a tempo indeterminato.
Secondo il sindacato, la scelta di non avvalersi più di alcuni dipendenti assunti con contratto di somministrazione sarebbe legata al titolo di studio: «Vogliono avere in organico solo persone con il diploma di scuola superiore», spiega Tiziano Crocco, segretario provinciale della Uila-Uil. L’azienda ha fatto sapere che le assunzioni dei precari sono legate ai picchi di produzione stagionale, che si verificano ogni anno. Il mancato rinnovo avrebbe quindi un carattere fisiologico.
Tuttavia, alcuni dei lavoratori coinvolti erano alla Campari da diversi anni (anche cinque) e avevano frequentato anche corsi di formazione. Sul punto l’azienda ha preferito non esprimersi – così come su un eventuale effetto del del Decreto Dignità – limitandosi a sottolineare che l’occupazione, nello stabilimento di Novi, è sempre stata stabile o in crescita.
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NOVI LIGURE (AL) – È più grave di quanto apparso in un primo momento la situazione alla Campari di Novi Ligure: sono infatti 21 (e non quindici) i precari a cui l’azienda non ha rinnovato il contratto.Altri sei, invece, sono stati stabilizzati con l’assunzione a tempo indeterminato.
Secondo il sindacato, la scelta di non avvalersi più di alcuni dipendenti assunti con contratto di somministrazione sarebbe legata al titolo di studio: «Vogliono avere in organico solo persone con il diploma di scuola superiore», spiega Tiziano Crocco, segretario provinciale della Uila-Uil. L’azienda ha fatto sapere che le assunzioni dei precari sono legate ai picchi di produzione stagionale, che si verificano ogni anno. Il mancato rinnovo avrebbe quindi un carattere fisiologico.
Tuttavia, alcuni dei lavoratori coinvolti erano alla Campari da diversi anni (anche cinque) e avevano frequentato anche corsi di formazione. Sul punto l’azienda ha preferito non esprimersi – così come su un eventuale effetto del del Decreto Dignità – limitandosi a sottolineare che l’occupazione, nello stabilimento di Novi, è sempre stata stabile o in crescita.
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In 150 in coda per un tirocinio formativo, ma pensavano fosse per un sussidio
Solo 3 microimprese su 5 superano 5 anni:
Rapporto Unioncamere, 1 chiusura su 2 entro i primi 2 anni
Il giudizio degli italiani sul governo è un po' cambiato
Dal caso Carige alla vicenda Sea Watch, gli ultimi giorni sono stati molto intensi per il governo. Qual è il parere degli italiani sulle sue scelte? Ecco cosa dicono gli ultimi sondaggi
L’inizio del nuovo anno mette i protagonisti della politica italiana alle prese non solo con le conseguenze delle questioni affrontate – e magari rimaste aperte – nel 2018, ma anche con questioni del tutto nuove emerse al rientro dalle festività.
Come previsto, anche i sondaggisti si sono presi un periodo di vacanza nel periodo natalizio, e alla riapertura delle “ostilità” si sono subito cimentati a misurare l’opinione pubblica sulle vecchie e sulle nuove questioni. Prima di vedere cosa dicono queste misurazioni, partiamo però dallo “stato di salute” dei partiti (e cioè le intenzioni di voto).
Da questo punto di vista, la prima Supermedia dell’anno è un po’ anomala, dal momento che per ora solo tre istituti hanno pubblicato le loro prime stime del 2019. Più che una media ragionata, quindi, è utile analizzare le tendenze che emergono da queste tre distinte rilevazioni, nell’attesa di avere – presumibilmente dalla prossima settimana – un “campione” più ampio su cui calcolare la nostra consueta Supermedia.
Istat, crolla la produzione industriale: -2,6% a novembre
Calo dell'1,6% rispetto ad ottobre 2018. Nei primi undici mesi dell'anno la produzione era cresciuta dell'1,2% rispetto all'anno precedente
La produzione industriale italiana a novembre 2018 è diminuita dell'1,6% rispetto ad ottobre e del 2,6% rispetto a novembre 2017. Lo comunica l'Istat. Nei primi undici mesi del 2018 la produzione industriale italiana è cresciuta dell'1,2% rispetto all'anno precedente. Nella media del trimestre settembre-novembre 2018, il livello della produzione registra una flessione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti. Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano a novembre 2018 una "moderata crescita tendenziale solo per i beni di consumo (+0,7%); diminuzioni rilevanti si osservano, invece, per i beni intermedi (-5,3%), per l'energia (-4,2%) e, in misura più contenuta, per i beni strumentali (-2,0%)". I settori di attività economica con variazioni tendenziali positive sono le industrie alimentari, bevande e tabacco (+2,7%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+1,3%) e le altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+1,1%).
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Istat. Pressione fiscale sale al 40,4% nel terzo trimestre
La produzione industriale italiana a novembre 2018 è diminuita dell'1,6% rispetto ad ottobre e del 2,6% rispetto a novembre 2017. Lo comunica l'Istat. Nei primi undici mesi del 2018 la produzione industriale italiana è cresciuta dell'1,2% rispetto all'anno precedente. Nella media del trimestre settembre-novembre 2018, il livello della produzione registra una flessione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti. Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano a novembre 2018 una "moderata crescita tendenziale solo per i beni di consumo (+0,7%); diminuzioni rilevanti si osservano, invece, per i beni intermedi (-5,3%), per l'energia (-4,2%) e, in misura più contenuta, per i beni strumentali (-2,0%)". I settori di attività economica con variazioni tendenziali positive sono le industrie alimentari, bevande e tabacco (+2,7%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+1,3%) e le altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+1,1%).
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Istat. Pressione fiscale sale al 40,4% nel terzo trimestre
Meteo a 15 giorni: l'inverno si prepara a RUGGIRE?
Si prepara una terza decade di gennaio scoppiettante dal punto di vista invernale sull'Italia? Forse. Ecco una possibile ipotesi.
Prima di addentrarci in una succulenta analisi a medio e lungo termine è lecita una premessa; al momento la situazione è ancora confusa circa la propagazione del disturbo stratosferico alla sottostante troposfera. Di conseguenza la situazione potrebbe anche evolvere in maniera differente.
Tuttavia, il modello americano (e non solo) lancia quest'oggi segnali molto interessanti per un cambiamento radicale di configurazione indicativamente dopo il giorno 20 gennaio.
La prima mappa mostra la media di tutti gli scenari (ufficiale e non) imbastita questo pomeriggio dal modello americano per la giornata di venerdì 18 gennaio. E' palese che la pausa mite e relativamente più stabile che interverrà a metà mese non avrà vita lunga.
L'alta pressione dovrebbe abbassarsi e defilarsi maggiormente verso ovest, disturbando molto meno gli ingressi perturbati da nord-ovest sull'Italia.
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Notizie delle ultime ore
Entroterra Ligure nel freezer questa mattina. In Val d'Aveto, sull'Appennino Ligure orientale, si sono toccati i -11°!
Amatrice sommersa dalla neve: la foto che gira sui social e' una "fake news"
Alpi svizzere, Schwagalp: valanga colpisce albergo, 3 feriti e 70 sfollati
“Facevo il poliziotto a Roma ma non arrivavo a fine mese. Così a 46 anni ho ricominciato da zero in Norvegia”
Stefano Messina se n'è andato dall'Italia nel 2012, nonostante il posto fisso. E in un'isola del nord Europa, Flekkeroi, ora è felice e ha avuto il secondo figlio. "Lavoro in una ditta di ittica. Guadagno 3000 euro al mese e vivo bene. Qui ci sono efficienza e agevolazioni per chi ha famiglia. Quando me ne sono andato dall'Italia credevo che ci sarei stato male. E invece ero sollevato"
“L’Italia non mi manca perché sono arrabbiato con lei. Non dovevo essere costretto ad andarmene”. Tutto comincia nel 2012 quando Stefano Messina ha 46 anni, una figlia appena arrivata e il posto fisso. “Ero in polizia da 25 anni. Mai avrei pensato di espatriare. Ma dopo la nascita di Amina non riuscivo più a vedere un futuro per lei. Era mortificante non riuscire ad arrivare a fine mese”.
Così comincia a guardarsi intorno: Canada, Stati Uniti, infine i paesi del Nord Europa. “In Norvegia c’erano incentivi per i giovani, ma anche per mettere al mondo figli e farli studiare”. Dopo aver mandato diversi curriculum, Stefano parte a marzo 2013. “Avevo in tutto 900 euro per il viaggio in roulotte e da mangiare. Non è stato semplice”, racconta. “Quando la ditta mi chiamò per un lavoro stagionale, il cuore mi batté forte e dissi subito di sì”. La partenza era carica di responsabilità. “Non potevo fallire, sapevo di dover trovare qualcosa di meglio”. Così Stefano si mette in aspettativa e parte. Guida per chilometri, da Roma, dove viveva, fino a Flekkeroy. “Sono andato prima da solo, poi dopo pochi mesi mi ha raggiunto la mia compagna con la bambina. Per tre mesi abbiamo vissuto nella roulotte, poi ci siamo trovati una casa”. Passare dal lavoro occasionale a un impiego fisso non è stato facile, soprattutto per via della lingua. “Avevo i titoli ma non sapevo il norvegese. Sono stati mesi difficili, la mia fidanzata era preoccupata. Uscivo la mattina e andavo a portare curriculum”, racconta. Alla fine, però, la stabilità arriva. “Si sono affacciate due ditte, la prima di trasporti, la seconda di ittica. Qui si possono avere senza problemi due lavori contemporaneamente – spiega Stefano -. Avevo preso in tempi non sospetti tutte le patenti. Mi sono state molto utili”. E così inizia la nuova vita in Norvegia: durante la settimana Stefano lavora in una ditta che vende il pescato del giorno, il sabato e la domenica invece viaggia con il camion.
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Il governo paralizzato dalle liti. Reddito e pensioni, decreti rinviati
Dopo il caso Sea Watch. Slittano al Cdm della prossima settimana. "Nessuna crisi". Ma dalla Tav a Roma è scontro totale
Il decreto su reddito di cittadinanza e quota cento, già atteso per dicembre, non sarà discusso nel cdm previsto per oggi. Forse la settimana prossima, viene detto. La Ragioneria dello Stato avrebbe bisogno di altri approfondimenti. Gli animi soprattutto devono rasserenarsi. Non hanno fatto in tempo a chiudere con un vertice in piena notte la battaglia sui 15 migranti da riportare in Italia da Malta, che tra Conte, Salvini e Di Maio al mattino seguente si infiammano altre cento...
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Il decreto su reddito di cittadinanza e quota cento, già atteso per dicembre, non sarà discusso nel cdm previsto per oggi. Forse la settimana prossima, viene detto. La Ragioneria dello Stato avrebbe bisogno di altri approfondimenti. Gli animi soprattutto devono rasserenarsi. Non hanno fatto in tempo a chiudere con un vertice in piena notte la battaglia sui 15 migranti da riportare in Italia da Malta, che tra Conte, Salvini e Di Maio al mattino seguente si infiammano altre cento...
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In Edicola sul Fatto del 11 Gennaio: Sondaggi calanti e tensioni, Salvini soffre Conte
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