La ribellione del M5s all’egemonia leghista, all’interno del governo e nel paese, parte dal caso Sea Watch.
La vicenda dei 29 migranti bloccati per 19 giorni nel Mediterraneo, e infine fatti sbarcare a Malta in vista di una redistribuzione in otto paesi europei, tra cui l’Italia, ha segnato la prima importante sconfitta politica di Salvini in questo esecutivo.
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Sconfitta, per giunta, maturata sul proprio terreno, quello dell’immigrazione. Il premier Conte, in maniera inaspettata, ha fatto la voce grossa, contrapponendosi al ministro dell’Interno e riuscendo a far passare la sua linea.
Conte è espressione dei rapporti di forza tra Lega e M5s post elezioni del 4 marzo, quando i grillini erano il primo partito nel paese (oggi non è più così, come testimoniano i sondaggi) e spettava quindi a loro indicare il presidente del Consiglio.
Dietro la mossa del premier c’è la probabile regia proprio dei pentastellati. Questi ultimi, dopo aver ingoiato rospi per mesi, aver visto la Lega schizzare in alto nel gradimento degli elettori, essersi fatti dettare la linea politica da Salvini, hanno preso atto che occorre un cambio di passo.
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