Pagine

mercoledì 14 novembre 2018

Decreto Genova, maggioranza battuta in Commissione sull’emendamento Ischia

Roma - La maggioranza va sotto al Senato sul contestatissimo articolo 25 del decreto Genova che disciplina le procedure di condono sull’isola di Ischia. Ventitré voti favorevoli contro 22 e un’astensione pesante com’è quella della senatrice del MoVimento 5 Stelle Paola Nugnes: sono questi numeri che hanno fatto la differenza su un emendamento all’articolo presentato da Forza Italia. Il provvedimento è in discussione nelle Commissioni congiunte Lavori pubblici e Ambiente del Senato e stamattina comunque approderà nell’Aula di Palazzo Madama per il voto finale. E in quella sede, assicura il capogruppo M5S Stefano Patuanelli che parla di «tradimento», verrà corretta «questa spiacevole stortura».


Il decreto che dedica all’emergenza Genova 16 articoli dei 46 complessivi e per il resto prova a dare risposte alle emergenze del centro Italia e di Ischia colpiti da due diversi terremoti, è stato approvato alla Camera il 1 novembre. Ora è alla prova del Senato e proprio sul condono la tenuta della maggioranza, e in particolare del M5S, ha vacillato. Facendo andare i vertici del Movimento su tutte le furie, mentre l’opposizione con il Pd in testa esulta e difende l’operato degli ortodossi” che hanno detto no «alla schifezza del condono» come osservano Martina, Renzi e Marcucci.

Continua qui


M5S, esplode il caso ribelli. Fattori: «Terrorismo psicologico». De Falco: «Io coerente»



Il governo Conte è stato battuto in Parlamento per la prima volta

Slitta l’esame al Senato del Dl Genova. E la maggioranza va “sotto” sul condono a Ischia

martedì 13 novembre 2018

Farmacista di Turate salvato da due marocchini durante una rapina

Farmacista di Turate salvato da due marocchini durante una rapina
Il rapinatore aveva una pistola, i due marocchini lo hanno immobilizzato e chiamato i carabinieri
Farmacista di Turate salvato da due marocchini durante una rapina
Tentata rapina a Turate nella sera dell'8 novembre 2018 ai danni di un farmacista della Farmacia Comunale che stava depositando l'incasso della giornata nella cassa continua della Banca popolare di Sondrio, tra via Volta e via Vittorio Emanuele. A soccorrerlo sono stati due extracomunitari di origine marocchina, regolarmente residenti in Italia.


Tentata rapina a Turate (CO) nella sera dell'8 novembre 2018 ai danni di un farmacista della Farmacia Comunale che stava depositando l'incasso della giornata nella cassa continua della Banca popolare di Sondrio, tra via Volta e via Vittorio Emanuele. A soccorrerlo sono stati due extracomunitari di origine marocchina, regolarmente residenti in Italia.

Il coraggioso intervento

I due marocchini stavano transitando davanti alla banca quando hanno visto un uomo armato di pistola che con il volto parzialmente coperto minacciava il farmacista. I due extracomunitari con coraggio sono intervenuti riuscendo a disarmare l'uomo e a immobilizzarlo in attesa dell'arrivo dei carabinieri di Turate che hanno ammanettato il rapinatore e portato al carcere Bassone di Como. La somma di denaro che il farmacista aveva con sé ammontava a circa 1.770 euro.

Farmacista di Turate salvato da due marocchini durante una rapina

Chi è il rapinatore

Il rapinatore è un italiano di 44 anni - M. P. le sue iniziali - residente a Turate. Ha agito conil volto parzialmente coperto da uno scaldacollo. La pistola che impugnava era una calibro 45 con matricola abrasa.

Continua qui




Potrebbe interessarti: http://www.quicomo.it/cronaca/marocchini-rapina-farmacista-turate.html?fbclid=IwAR0NZYBbwqX35ryRhqktLXa-cPs610PqWN3VUUoggYO9mgorp2OFwAHwOv8#
Seguici su Facebook: https://www.facebook.com/qui.como/



Potrebbe interessarti: http://www.quicomo.it/cronaca/marocchini-rapina-farmacista-turate.html?fbclid=IwAR0NZYBbwqX35ryRhqktLXa-cPs610PqWN3VUUoggYO9mgorp2OFwAHwOv8#
Seguici su Facebook: https://www.facebook.com/qui.como/

Grillo: “Cambiamenti climatici? Non credeteci! Gli alberi caduti sono tutti uguali, sembrano dell’Ikea”

Il deputato Pd de Menech lo attacca: "Grillo è semplicemente indecente. Un clown, direbbero gli inglesi, un pagliaccio". In Veneto si lavora notte e giorno per tornare alla normalità dopo l'ondata di maltempo


“Cambiamenti climatici? Non credeteci! Ho visto le foto del Bellunese, gli alberi caduti sono tutti uguali, pareva l’Ikea. La verità è che le catastrofi sono il nostro Pil, costruiamo e ricostruiamo”. Così Beppe Grillo ha esordito sul palco di Jesolo, nel Veneziano.
Dopo che nelle scorse settimane il maltempo ha messo in ginocchio intere regioni come il Veneto devastando intere provincie come quella di Belluno, l’ex leader dei Cinque Stelle ha pensato di ironizzare sul delicato tema del cambiamento climatico.
L’ondata di maltempo ha portato morti, la distruzione di abitazioni e intere infrastrutture danneggiate, oltre che al disastro ambientale e paesaggistico.
In Trentino si è stimato un danno pari a 300 milioni di euro, nel bellunese invece si parte da 1 miliardo.
Le affermazioni di Grillo hanno scatenato una bufera, il presidente della provincia di Belluno Roberto Padrin, ha risposto all’ex comico: “La battuta di Grillo non è commentabile. Lascio ai cittadini valutare queste parole. Da sindaco di Longarone non posso paragonare l’ondata di maltempo al Vajont: la carica, anche emotiva, di quella disgrazia non penso abbia eguali. Ma questo evento è forse peggiore dell’alluvione del 1966 per la vastità territoriale”.

‘Ndrangheta, l’intercettazione: “Guarda che sto facendo un movimento Sì Tav”

Aziende legata alla cosca Gullace nei lavori per il Terzo valico dell'Alta velocità. E il progetto di contrastare il movimento "No Tav" grazie, fra l'altro, ai rapporti con un consigliere comunale Pdl di Novi Ligure. E grazie ad altri appoggi politici locali: "Gli ho dato i voti e non mi ha ricevuto, ma vaffanculo"

Un movimento “Sì Tav” con dietro la ‘ndrangheta e, in particolare, la cosca Raso-Gullace-Albanese originaria di Cittanova (Reggio Calabria) ma da anni operante in Liguria. Confermando quanto detto in conferenza stampa dal procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho su come le cosche hanno inquinato i lavori del “terzo valico”, l’aggiunto Gaetano Paci non ha fatto giri di parole e l’ha definita una “strategia mediatica raffinata”. “Dalle intercettazioni – ha affermato il magistrato – rileviamo l’interesse degli imprenditori prestanome della cosca a sostenere finanziariamente il movimento ‘Si Tav’ per creare nell’opinione pubblica un orientamento favorevole per quell’opera”.


Stando alle carte dell’inchiesta, infatti, in Liguria e in Piemonte è stata accertata l’infiltrazione degli appartenenti alla cosca in sub-appalti già aggiudicati per la realizzazione dell’infrastruttura “Terzo valico dei Giovi” che ancora è in fase di costruzione. “Sfruttando il difficile inizio dei lavori, ostacolato dalle iniziative intraprese dal comitato No Tav per il Terzo Valico, oltre che dai ricorsi alla giustizia amministrativa contro i provvedimenti di esproprio dei terreni interessati dai costituendi cantieri, – scrive il gip Barbara Bennato nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto di 42 persone – Sofio Orlando (uomo di fiducia del boss Carmelo Gullace, ndr), oltre a impegnarsi ‘politicamente’ per infiltrarsi nei lavori relativi all’infrastruttura, si è schierato a favore del movimento Sì Tav per accelerare l’inizio dei lavori”.


Continua qui

lunedì 12 novembre 2018

Tasse, paghiamo 600 euro in più degli europei. E nel 2019 secondo la Cgia di Mestre c’è il rischio che le imposte locali tornino ad aumentare

Se l’anno scorso avessimo avuto la stessa pressione fiscale della media Ue, ciascun italiano (neonati e ultracentenari compresi) avrebbe risparmiato quasi 600 euro (per la precisione 598). A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha messo a confronto la pressione fiscale registrata nel 2017 nei principali Paesi europei e, successivamente, ha calcolato il differenziale di tassazione pro capite esistente tra gli italiani e i cittadini dei principali paesi dell’Unione.
“In attesa della riduzione del peso fiscale – spiega il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo -, grazie all’estensione a tutti i contribuenti dell’applicazione della flat tax, nel 2019 corriamo il rischio che le tasse locali tornino ad aumentare. La manovra, infatti, non ha confermato i blocchi delle imposte territoriali introdotte nel 2015, pertanto è probabile che Sindaci e Governatori rivedano all’insù le addizionali Irpef e le aliquote dell’Irap, dell’Imu e della Tasi sulle seconde case e i capannoni. Se ciò si verificasse sarebbe una vera e propria iattura per i bilanci delle famiglie e delle imprese”.
Dal risultato di questa analisi emerge che tra le nazioni più importanti solo in Francia, in Belgio e in Svezia hanno pagato più di noi, rispettivamente 1.765, 1.196 e 712 euro. Ad eccezione dell’Austria che nel 2017 ha registrato il nostro stesso carico fiscale, tutti gli altri, invece, hanno avuto una pressione fiscale inferiore alla nostra; si tratta di un carico che ha assicurato un risparmio di tassazione pro capite rispetto ai cittadini italiani pari a 541 euro in Germania, a 996 euro in Olanda, a 1.964 euro nel Regno Unito e a 2.164 euro in Spagna. Rispetto alla media dell’Unione europea, pertanto, nel 2017 ogni italiano ha ipoteticamente versato al fisco 598 euro in più.

In Italia moriamo di infezioni e batteri in ospedale: 20 vittime evitabili ogni giorno

Ogni anno in Italia si registrano 50mila infezioni contratte in ospedale dopo un intervento o un trattamento, delle quali ben 7mila sono mortali. Maglia nera delle regioni italiane la Valle d’Aosta, con 500 infezioni ogni 100mila dimessi, mentre la più virtuosa è l’Abruzzo, dove se ne contano 70 ogni 100mila. I batteri più infettivi sono l’Escherichia coli, lo stafilococco aureo e Klebsiella pneumoniae.

Le infezioni ospedaliere in Italia provocano settemila morti ogni anno, il doppio degli incidenti stradali. Un dato drammatico noto da tempo che ha due principali cause: una errata procedura di decontaminazione degli ambienti ospedalieri e l'uso eccessivo degli antibiotici, che ha reso alcuni agenti patogeni estremamente resistenti ai trattamenti. Le infezioni, del resto, in determinati casi possono scatenare una pericolosissima sepsi, cioè una risposta esagerata del sistema immunitario che può compromettere la funzionalità di molti organi.

Continua qui 


Napoli, paziente in coma ricoperta di formiche all'ospedale San Giovanni Bosco: aperta inchiesta

Attentato Nassiriya, la strage che si doveva evitare: sapevamo anche il colore del camion bomba

Il 12 novembre del 2003, quindici anni fa oggi, un camion bomba seminava morte e distruzione nella base italiana a Nassiriya, in Iraq. Il tributo di sangue pagato dall’Italia alla guerra scatenata dagli Usa è stato pesante: 19 morti, tra cui 12 carabinieri. I tre comandanti militari, imputati nei processi che sono seguiti alla strage, sono stati assolti in sede penale. Solo il generale Stano è stato condannato al risarcimento dei danni alle vittime. Ma, dopo quindici anni, la complessa vicenda giudiziaria non si è ancora conclusa.

La palazzina di tre piani che ospitava i carabinieri della Msu (Multinational specialized unit) distrutta dall’attentato del 12 novembre 2003 (Ansa
Sono passati 15 anni da quella tragica mattina del 12 novembre: alle 10:40, le 08:40 in Italia, due terroristi a bordo di un’autocisterna carica di esplosivo attaccarono la base Maestrale a Nassiriya, in Iraq. Il quartier generale dei carabinieri era una delle due sedi dell’operazione Antica Babilonia, la missione di pace italiana avviata il 15 luglio 2003 con la partecipazione di tremila uomini. Il bilancio fu devastante: 19 italiani morti, tra cui dodici carabinieri. Rimasero uccisi due civili, il regista Stefano Rolla che si trovava a Nassiriya per girare un documentario, e Marco Beci, un cooperante internazionale. Nell'attentato persero la vita anche 9 iracheni. Oltre ai morti bisogna contare anche i feriti – una ventina tra militari e civili – che porteranno per sempre le cicatrici di quel terribile giorno. L’Italia pagava così il suo tributo di sangue alla guerra voluta da George W. Bush per spodestare il dittatore iracheno Saddam Hussein.

Continua qui


Dall'autunno all'inverno in pochi giorni: il colpo di scena del modello europeo

Ecco COSA dovremo aspettarci nel prossimo futuro. Prima l'anticiclone, poi un forte raffreddamento portato dalle correnti orientali.


Ci avviciniamo a grandi passi verso la parte conclusiva dell'autunno meteorologico ed ancora molti settori del Mediterraneo sperimentano valori di temperatura molto miti, come se fossimo ancora indietro sulla data di calendario, alcune località sfiorano persino i +20°C. Nei prossimi giorni un forte anticiclone è previsto consolidarsi sul Mediterraneo e poi sull'Europa centrale, portando con sè una parentesi di tempo stabile governato ancora da valori di temperatura miti. 

Soprattutto per le regioni del centro e del sud nel periodo compreso tra domani, lunedì 12 e giovedì 15, entrerà in scena quella che potremo definire come la piccola estate di San Martino. Una condizione comunque destinata a subire un cambiamento piuttosto brusco nel momento in cui l'anticiclone, salendo di latitudine, favorirà la discesa di una massa d'aria più fredda ed instabile dal nord-est Europa direttamente verso la Penisola Balcanica. 


I massimi anticiclonici si sposterebbero a nord dell'Italia così come i massimi di geopotenziale, cioè il punto dove il nostro anticiclone sarà maggiormente strutturato. Ne consegue un raffreddamento piuttosto deciso della temperatura pronto ad intervenire sui settori meridionali europei a cavallo tra il termine della seconda e l'esordio della terza decade di novembre. 

domenica 11 novembre 2018

Lezzi, paladina dell'anti-scienza: la Rai deve dare conto di tutte le teorie...

La ministra in piena confusione parla di informazione a 370 gradi: quindi nel servizio pubblico vogliono dare spazio ai No Vax, alle Scie chimiche e alla candela in testa per curare il cancro

Siamo alla follia pure oltre alla peggiore ignoranza: intervistata su La7 Barbara Lezzi, per disgrazia perfino ministro della Repubblica, ha rilanciato la bizzarra idea di una commissione mista che dovrà in qualche modo controllare l’informazioni scientifiche.
La pericolosa idea grillina (MoVimento che è patria dell’anti-scienza e del complottsmo) è che bisogna dare spazio a tutti i filoni.

C’è la medicina? Bene: spazio anche ai No-Vax. Ci sono gli oncologi? Bene: spazio anche a chi dice che i tumori si curano con una candela in testa.

Ci sono i cambiamenti climatici? Bene: spazio anche alla teoria delle scie chimiche.
Il tutto dicendo che vogliono fare un’informazione a 370°, introducendo una variante scientifica che ora toccherà a matematici, fisici e perfino architetti smentire. 
Ossia loro diffonderanno bufale e poi starà agli scienzati provare il contrario. Il rovesciamento del metodo scientifico e il trionfo della stregoneria.


Continua qui

Tiziana Ferrario a Di Battista: "puttane lo dici ad altri, cresci e impara un lavoro vero"

Manovra: senza proroga da 2019 stop a bonus bebè

Ora fino a compimento 1 anno per nati entro il 31 dicembre 2018

Stop al bonus bebè. Il sostegno alla nascita dei figli, 960 euro erogati mensilmente in base all'Isee, senza proroga o rinnovo per i nati da gennaio in poi non ci sarà più, perché la legge di Bilancio per il 2019 non contiene interventi su questo punto e la misura era stata rinnovata per il solo 2018. La norma, introdotta con la manovra per il 2015 inizialmente prevedeva un bonus per i primi 3 anni di vita dei bebè, nati tra il primo gennaio 2015 e il 31 gennaio 2017.

Maltempo Liguria: frana strada nel genovese, isolate 250 persone a San Carlo di Cese

Intense precipitazioni hanno colpito ieri la Liguria e in particolare la provincia di Genova, causando ancora una volta disagi e danni sul territorio. 
Nella serata di Sabato, in Val Varenna, sulle alture di Pegli, si è verificata una frana che ha fatto sprofondare un tratto di strada lungo la Carpenara verso la frazione di San Carlo di Cese. Il cedimento ha interrotto l'unica via di comunicazione con il paese, che risulta quindi isolato.
Continua qui

Tiro a segno: due indagati per la morte di Marianna Pepe

La sera prima della morte, Marianna sarebbe stata picchiata dall’ex compagno. Per sfuggire alle botte, con il piccolo, ha chiesto ospitalità a un amico. A casa di questi la donna avrebbe assunto cocaina e probabilmente farmaci. Poche ore dopo è morta


Marianna Pepe, aveva 39 anni

Ci sono due persone indagate in merito alla vicenda della morte di Marianna Pepe, l’ex campionessa di tiro a segno. La sera prima della morte, Marianna sarebbe stata picchiata violentemente dall’ex compagno, probabilmente davanti al figlio di lei, di cinque anni. Per sfuggire alle botte, con il piccolo, ha chiesto ospitalità a un amico. A casa di questi la donna avrebbe assunto cocaina e probabilmente farmaci. Poche ore dopo è morta. Sarà l’autopsia a stabilire le cause del decesso.
SUL WEB — Le macabre coincidenze sono legate ai social. Perché la pagina forzespeciali.info, su Facebook, a inizio settimana aveva confezionato un post che ora suona quasi come un necrologio, anziché un incitamento: «Onore a Marianna Pepe che ha tenuto alto il nome dell’Italia durante le competizioni internazionali di tiro». Su quella pagina, e su quella della stessa Marianna (che intanto aveva ripubblicato alcune foto in versione atleta), adesso nella comprensibile commozione sono soltanto fiumi di lacrime.
LA CARRIERA — Domenica, a Trieste, la Pepe aveva partecipato alle celebrazioni del Giorno dell’Unità Nazionale e della Giornata delle Forze Armate. C’era anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La passione per il tiro a segno si era sviluppata all’inizio degli Anni 90 alla Tsn Opicina del tecnico Antonio Verlicchi. Oltre ai titoli italiani, non erano mancati buoni piazzamenti in ambito europeo, come l’ottavo posto nella rassegna di Belgrado 2005. 
Continua qui

Incendi in California, bilancio sale a 25 morti e 110 dispersi

I corpi rinvenuti in veicoli inghiottiti dalle fiamme. Circa 300mila persone sono state costrette ad evacuare

Sale a 25 il bilancio delle vittime degli incendi in California e a 110 quello dei dispersi. Paura anche in alcune zone di Los Angeles, dove è in corso un'evacuazione di massa che riguarda migliaia di persone. Almeno nove persone sono morte in California a causa delle fiamme. Più di 2.200 pompieri sono impegnati a combattere le fiamme. Anche la Guardia Nazionale dello Stato sta scendendo in campo, con l'invio di 100 truppe. Paradise, cittadina californiana con 27.000 abitanti, è stata quasi interamente distrutta. 
"Una distruzione catastrofica": cosi' Donald Trump su Twitter commenta gli incendi in California, invitando la popolazione interessata ad evacuare al piu' presto se non vuole essere sopraffatta dal fuoco.
Evacuata Malibu, la rinomata località dei vip che si affaccia sull'oceano Pacifico. 
Continua qui

Ritrovati i resti dell’alpino morto in guerra, «Dopo 73 anni riposerà nella sua Rovegno»

Genova - Tornano a casa dopo oltre 73 anni i resti di Giovanni Battista Bongiorni, alpino morto in un campo di prigionia nazista in Polonia. Partito dalla sua Rovegno quando aveva compiuto da poco i 19 anni, Giovanni Battista era stato in Albania fino all’8 settembre del 1943, quando l’armistizio aveva diviso in due il Paese. Come tanti altri si era rifiutato di arruolarsi nella Repubblica di Salò e come molti era stato preso dai tedeschi e inviato in uno dei tanti campi allestiti per prigionieri. Era finito Gorlitz, Stalag VIII-A per la burocrazia del Reich, probabilmente nel 1944.

Continua qui

«Case nel verde e piscina a Fegino», il progetto fa “sognare” gli sfollati

Genova - «Chi pagherà? Che garanzie abbiamo di non perdere i nostri soldi? Quanto ci vorrà? E ancora: siamo liberi di non aderire?» Sono le prime, le più spontanee domande che salgono dal brusio dei presenti al termine della presentazione di quella che è stata definita, per ora, niente più che un’idea, una visione di come potrebbe rinascere la comunità di via Porro nell’area collinare di Fegino.
A illustrarla, ieri mattina di fronte al comitato degli sfollati coordinati dal presidente Franco Ravera, in un teatro Albatros quasi al completo, gli studi di architettura che l’hanno immaginata e tratteggiata nelle sue linee fondamentali, una “suggestione” costruita però su basi solide, a cominciare dall’individuazione della copertura finanziaria. E il primo pensiero che circola tra gli sfollati riguarda, neanche a dirlo, Autostrade: saranno loro a metterci i soldi?
Continua qui

sabato 10 novembre 2018

Pioggia torrenziale sul ponente genovese: Pegli e Prà a bagno. Varenna ai limiti

GENOVA - È bastata un'ora di pioggia torrenziale per mandare a bagno Pegli Prà. Intorno alle 16 si sono abbattuti sul ponente genovese oltre 20 mm d'acqua in mezz'ora.
L'intensificarsi della pioggia, come possiamo vedere dai tanti contributi arrivati a Primocanale dai telespettatori, ha gonfiato il Varenna che ha raggiunto i limiti di guardia, preoccupando e non poco i residenti.

Migranti: saltano i 35 euro, le lezioni d'italiano e l'assistenza

Solo i titolari della protezione internazionale avranno diritto ai servizi di integrazione e inserimento

Via l'insegnamento dell'italiano, via l'assistenza psicologica, via l'orientamento sul territorio: solo i titolari della protezione internazionale avranno diritto ai servizi di "integrazione e inserimento" che fino ad oggi spettavano a tutti i migranti che presentavano domanda d'asilo.
    Nel giorno in cui il Senato approva il decreto sicurezza, Matteo Salvini presenta le nuove linee guida degli appalti per i servizi d'accoglienza, che ridefiniscono l'intero sistema e tagliano le spese, portandole da una media di 35 euro a 19-26 euro a persona. "E' una giornata bellissima - dice soddisfatto il ministro dell'Interno - in pochi giorni abbiamo messo ordine ad una materia che attendeva di essere ordinata da 10 anni.

Continua qui

Si chiama 'abilismo', si legge 'diritti civili mancati'

'Liberi di fare' lotta per assistente personale per disabili

Non solo omofobia, sessismo, razzismo. Anche abilismo. Nell'elenco delle parole che indicano mancanza di pari opportunità, 'abilismo' è un termine per lo più sconosciuto che indica le discriminazioni verso le persone disabili. A porre l'attenzione non per un fatto linguistico ma di ingiustizie subite dai disabili è 'Liberi di Fare', una rete di attivisti nata nel 2017 che si batte per il diritto alla libertà delle persone disabili attraverso l'assistente personale. Lo spiega Elena Paolini, una delle fondatrici della rete, composta in gran parte da persone disabili: "Il problema è che si parla poco di abilismo quando si pensa alla giustizia sociale: la disabilità non è considerata come un'identità sociale e politica ma solo come condizione medica. Il concetto di abilismo, in inglese 'ableism', non è diffuso dai media che non offrono rappresentazioni realistiche della disabilità, privilegiando storie strappalacrime". Eppure, la non autosufficienza "non è una condizione tragica e deprecabile. La tragedia della non autosufficienza è non avere assistenti personali, ossia il mancato sostegno dello Stato". Tutto nasce poco più di un anno fa quando Elena (che ha studiato relazioni internazionali) e la sorella Maria Chiara (una formazione in lingue e didattiche delle lingue), entrambe non autosufficienti, residenti a Senigallia, scrivono una lettera aperta al Presidente del Consiglio per richiamare l'attenzione sulla scarsità dei fondi destinati all'assistente personale. Ossia quelle persone che sono braccia e gambe di chi non ha braccia e gambe tali da permettano di lavorare, uscire, impostare la vita con autodeterminazione. L'assistente personale può essere di aiuto guidando la macchina, cucinando, rifacendo il letto, oppure prendere il portafoglio e pagare un commesso.
    "Avere l'assistente personale è soltanto un modo come un altro di vivere", dice Elena.

Continua qui

Finto Made in Italy: la Ducati (VW) fa costruire i telai in Vietnam. Chiude la Verlicchi (BO). Rivediamo una storia

Riprendiamo la storia della Verlicchi è della Ducati, di proprietà VW, e di come la Ducati abbandonò il produttore italiano nel 2015.
Per un pugno, anzi un pugnetto, di dollari, la Ducati fa chiudere un’antica realtà della motociclistica bolognese. La Verlicchi, gloriosa azienda bolognese produttrice di telai chiude. Dopo aver perso l’appalto per la fornitura dei telai della Scrambler, realizzato in Vietnam con maschere italiane, l’azienda bolognese ha perso l’appalto pr la realizzazione della Multistrada. L’offerta della Verlicchi per un telaio non verniciato era di 70 dollari a pezzo, mentre quello dell’azienda vietnamita è stato di ben 7 (sette) dollari più basso . In totale, per circa 10 mila pezzi, la Ducati risparmierà circa 70 mila dollari annui, circa il valore di tre moto. Naturalmente tutto questo al lordo  dei viaggi dei dirigenti in Vietnam per verificare le qualità del produttore e le sue tecniche costruttive, che sicuramente all’azienda di Borgo Panigale saranno costati nulla (???), mentre per andare a discutere il contratto ed a fare le relative verifiche alla Verlicchi sarebbe bastato prendere un motorino, neanche una moto. Invece, con una scelta veramente poco lungimirante, si distrugge un fattore critico di successo storico per esternalizzarlo e distruggerlo, salvo che domani questa società Vietnamita potrebbe costruire telai per i concorrenti Ducati, magari utilizzando il know how ottenuto dalla società del gruppo VolksWagen.
Continua qui

Giordania - Piogge intense e alluvioni causano 9 vittime, inondato il sito di Petra, 3700 turisti in fuga

Eventi alluvionali di una certa portata non sono rari in Giordania come in altre parti del Medio Oriente specie in Primavera o in Autunno. A causa della natura aridadel territorio, improvvisi e violenti temporali possono scatenare colate di fangopericolosissime e mortali. E' quanto accaduto nella giornata di venerdì 9 Novembre. Un forte temporale ha scaricato sulla zona montagnosa a nord di Petra qualcosa come 50-60mm di pioggia in meno di un'ora, tutta pioggia che si è riversata nelle profonde incisioni della zona, antichi alvei fluviali asciutti che solo in occasione di questi eventi si riempiono trasbordando.

Continua qui (video)

venerdì 9 novembre 2018

Lui Iperdì, lei Pernigotti: tra le famiglie spezzate dal lavoro (che non c'è)

La chiusura della Pernigotti è un dramma per le centinaia di famiglie di Novi Ligure coinvolte, tra dipendenti diretti, interinali e indotto. E talvolta a crisi si aggiunge crisi, come nel caso di Silvio e Patrizia, lui finito nel limbo dell'Iperdì e lei da pochi mesi impiegata alla fabbrica di viale Rimembranza

NOVI LIGURE – La chiusura della Pernigotti è «un’offesa per la città», come l’ha definita il sindaco Rocchino Muliere, e un duro colpo per l’economia di tutto il territorio. Ma è soprattutto un dramma per le centinaia di famiglie coinvolte, tra dipendenti diretti, interinali e indotto. E talvolta a crisi si aggiunge crisi, come nel caso di Silvio Brannetti e della sua compagna Patrizia Esposito. Lui, 44 anni, da 14 lavora all’Iperdì di via Oneto. O forse sarebbe meglio dire lavorava, visto che il supermercato ora è chiuso. Lei, 40 anni, ha iniziato a lavorare per la Pernigotti dal settembre del 2017 e successivamente era stata assunta a tempo indeterminato: «Ho firmato il contratto il 31 maggio 2018 – ricorda – E poi, nel giro di mezza giornata, vengo a sapere che la fabbrica chiuderà. Sembra di vivere in un incubo».

Silvio aspetta gli stipendi che non gli sono ancora stati pagati («L’ultimo che ho preso è stato quello di luglio») e che parta la cassa integrazione («Ma i sindacati ci hanno spiegato che ci vorranno ancora un paio di mesi»). Nel frattempo, non può fare nulla se non starsene con le mani in mano: «Formalmente siamo ancora tutti assunti da Iperdì, quindi non abbiamo diritto all’indennità di disoccupazione né possiamo assumere un altro impiego», dice. Bollette, mutuo e spese però non aspettano: «Sto dando fondo ai miei risparmi».


Continua qui


Un consiglio con tutta la città per dire no alla chiusura della Pernigotti

Violeta, 32 anni, mamma di tre figli arsa viva dal compagno italiano. Il femminicidio di cui non si parla

Violeta aveva 32 anni e tre figli. Era romena. Era, perché sabato scorso Violeta è morta. Arsa viva dal compagno italiano, che è uscito di casa per andare a comprare due taniche di benzina e darle fuoco. Violeta è morta all’ospedale Cardarelli di Napoli dopo quasi venti ore di agonia. Su Twitter, la rabbia e il dolore per l’ennesimo femminicidio, e per il silenzio che ha circondato la morte di Violeta.

«Si chiamava Violeta Senchiu. Era rumena. Aveva 32 anni. Aveva anche tre figli. Il suo compagno, un italiano, sì, un italiano, di quelli che vengono prima, le ha dato fuoco, arsa viva con tre taniche di benzina. È morta dopo ore di indicibile sofferenza. È successo sabato. Niente articoli e inchieste sui giornali. Nessuna troupe televisiva che si aggira a Sala Consilina, dove è accaduto l’omicidio. Nessun fiore portato da nessun ministro. Nessun tweet. Nessun corteo di Forza Nuova» è il post che rimbalza sui social. Tantissime le condivisioni, tantissimi i commenti. Tra chi si domanda perché, questa morte sia passata sotto silenzio o quasi. E chi chiede che qualche esponente delle istituzioni intervenga.

Continua qui

Frana sui binari, treno “sviato” a Santa Margherita Ligure

Genova - Circolazione ferroviaria fortemente rallentata sul “nodo” di Genova dopo che una frana ha investito parte del treno Regionale 11361all’altezza di Santa Margherita Ligure: parte del convoglio, partito da Brignole e diretto verso La Spezia, è uscita dai binari; tutto è successo intorno alle 5.30.
Secondo quanto riferito da Trenitalia e dal 118, nessuna delle circa 30 persone presenti a bordo avrebbe riportato ferite; i passeggeri hanno poi ripreso il viaggio in autobus. La circolazione dei treni è ripresa solo intorno alle 7 con «ritardi sino a 60 minuti».
Dalle Ferrovie hanno anche spiegato che lo smottamento è «dovuto al crollo di un muro di contenimento che delimita la linea per l’eccezionale quantitativo di acqua proveniente da aree non di competenza ferroviaria».
Cancellazioni e ritardi oltre i 100 minutiA Genova, problemi a Principe, dove è uscito dai binari un mezzo da lavoro di una ditta esterna: questo ha provocato e sta tuttora provocando fortissimi rallentamenti sulla linea verso Ventimiglia.

Secondo quanto riferito da alcuni lettori del Secolo XIX, la situazione è critica soprattutto a Principe, con ritardi reali superiori ai 110 minuti e anche alcune cancellazioni:

Il fungaiolo disperso a Capanne di Marcarolo, l’angoscia e l’appello degli amici

Genova - Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un gruppo di amici del genovese Saverio Tagliafierro, l’uomo di 75 anni di cui si sono perse le tracce da sabato scorso.
Tagliafierro si è smarrito nella zona di Bosio (in provincia di Alessandria), all’interno del Parco delle Capanne di Marcarolo mentre era a cercare funghi in compagnia di un amico.
Immediatamente sono scattate le ricerche alle quali hanno preso parte vigili del fuoco di Alessandria, volontari Aib, Croce Rossa e personale del Soccorso alpino. Le ricerche però per il momento non hanno avuto esito.
La lettera
“Sono state perse le tracce di Saverio Tagliafierro sabato 3 novembre alle ore 12 quando non ha fatto ritorno alla sua macchina. Lì aveva appuntamento col suo amico dopo una mattinata trascorsa alle Capanne di Marcarolo in cerca di funghi. I soccorsi sono partiti verso le 14. Sono trascorsi più di 3 giorni e i soccorsi non hanno trovato alcuna traccia. Ormai non può essere più considerato solo un fungaiolo distratto che sbaglia sentiero, ma una persona scomparsa a tutti gli effetti. Sabato è stato ritrovato il suo cestino di funghi a circa 200 metri dalla macchina. Il suo bastone (accuratamente intarsiato e personalizzato) é stato trovato abbandonato in terra a circa 50 metri dalla macchina. Il resto è avvolto dal mistero perché Saverio sembra essersi volatilizzato nel nulla. Noi amici di famiglia stiamo scrivendo questa lettera chiedendo un po’ di visibilità a livello mediatico. Comprendo che non sia una notizia giornalistica interessante, considerando anche il periodo di disastri e continue allerte. Però dopo continue ricerche con i Carabinieri, vari gruppi di volontari, i Vigili del fuoco, i volontari della protezione civile e dell’Aib, il personale del Soccorso alpino e le unità cinofile non è stato trovato nulla ... inspiegabilmente.
Continua qui

Sparatoria in un bar a Los Angeles 13 morti, anche l'assalitore

Il killer è un ex marine di 29 anni con problemi mentali. E' entrato nel locale, dove c'erano circa 200 persone e a cominciato a sparare. Probabilmente si è ucciso

Ci sono 13 morti e diversi feriti, tra cui il vicesceriffo, in una sparatoria avvenuta nella notte in un bar di Thousand Oaks in California, a circa 70 chilometri a ovest di Los Angeles, dove era in corso una festa di studenti. Il killer, un bianco di 29 anni, David Ian Long: era stato un marine attivo sino al 2013 ha detto in una conferenza stampa lo sceriffo Geoff Dean. Aveva avuto problemi mentali ma aveva comprato l'arma, una pistola calibro 45, legalmente.  L'autore della sparatoria e' stato trovato morto all'interno del locale e probabilmente si e' ucciso: ha detto lo sceriffo Geoff Dean. Long ha ucciso prima una guardia all'esterno e poi alcuni dipendenti all'interno, prima di fare fuoco sulla folla con una pistola Glock calibro 45, che pare essere stata l'unica arma usata. All'interno del locale, era in corso una festa di studenti e c'erano tra le 150 e le 200 persone. E' ancora sconosciuto il movente della sparatoria.

Continua qui