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venerdì 27 maggio 2016

Verità tossiche: la storia dell'altra “Terra dei fuochi” italiana tra Piemonte e Liguria

Serravalle Scrivia è una cittadina in provincia di Alessandria, conosciuta principalmente per il suo outlet, il più grande d'Europa.
A poco meno di un chilometro da lì spicca quel che resta dell'Ecolibarna, un'azienda di smaltimento di rifiuti tossici che ha trasformato questa zona fra Tortona e Genova nella "terra dei fuochi piemontese."

Aperta nel 1983 e chiusa due anni dopo per "sospetto di inquinamento," l'Ecolibarna si occupava di smaltire i rifiuti industriali e tossici, anche se in realtà si limitava a stoccarli e abbandonarli nei pressi dello stabilimento, o in discariche abusive lungo il torrente Scrivia.
Nel 2003, con un decreto, il ministero dell'Ambiente dichiara "sito di interesse nazionale" un'area di circa 70.000 mq che comprende l'insediamento industriale e le aree a valle, fino alla sponda del Torrente Scrivia, ospitando migliaia di metri quadrati contaminati da melme acide e due discariche abusive piene di rifiuti tossici.
Come nella terra dei fuochi campana, anche qui tutto ruota intorno a un'azienda che, dietro una facciata legale, organizzava trasporti clandestini di sostanze nocive per poi scaricare tutto in fiumi o cave abbandonate.

Con una differenza importante però: mentre in Campania la situazione è rimasta sconosciuta fino alla metà degli anni Novanta, la storia dell'Ecolibarna invece è conosciuta da tutti sin dal 1986, quando il comune di Serravalle Scrivia riuscì a far chiudere l'azienda.
Eppure una vera e propria bonifica non è mai stata fatta.

Cos'è l'Ecolibarna

 

Per capire come un tranquillo paese piemontese si sia ritrovato dei rifiuti tossici in casa, occorre tornare indietro di molti decenni: tra il 1940 e il 1980 la zona dell'Ecolibarna era infatti occupata da una raffineria di oli lubrificanti, la Gastaldi Oli, anch'essa accusata di inquinamento ambientale.
"Quella fabbrica ha cambiato diversi nomi ma è sempre stata un problema," racconta Gianluigi Gandini del comitato Bonifica Ecolibarna a VICE News. La Gastaldi, dice, "si spacciava come azienda autorizzata a smaltire rifiuti tossici e nocivi delle attività industriali, senza però esserlo. Abbiamo scoperto che gettavano liquidi inquinanti nel Rio Negraro, un fiume che va a finire nello Scrivia, da dove si prende l'acqua potabile per circa 200mila persone."

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