L'ok di Montecitorio. In mattinata il voto di fiducia con 495 sì, in serata l'approvazione del decreto con 402 favorevoli. Il premier: "Avanti con le liberalizzazioni". La replica a Berlusconi: "Io disperato? No, pieno di speranza". Bersani: "Leali fino alla fine della legislatura, ma l'orizzonte è il voto". Valanga di defezioni nel Pdl e fra gli ex ministri
ROMA - Il primo traguardo è stato raggiunto. Monti incassa fiducia e via libera della Camera sul decreto, difende le misure varate dal governo "senza le quali i risparmi degli italiani sono a rischio" e ostenta fiducia per il futuro del Paese. Lo fa mentre Pd, Terzo Polo e Pdl lo sostengono e Idv e Lega continuano ad attaccarlo. Lo fa cercando di rendere il giusto ruolo a quei partiti che lo sostengono, ma non hanno nascosto i malumori interni. E non risparmia una frecciata a Berlusconi.
Assenti illustri - Alla fine, comunque, il decreto legge è approvato e passa al Senato: 402 voti a favore, 75 contrari e 22 astenuti. In mattinata la fiducia aveva avuto 495 sì, 88 no e 4 astenuti. In serata, invece, sono 130 - 124 assenti e 6 in missione - i deputati che non hanno votato il decreto: ben 70 del Pdl, 6 del Pd, 10 di Fli, 8 della Lega. Tra gli assenti al voto anche Roberto Maroni e Antonio Di Pietro che dunque non hanno rispettato l'indicazione di partito di votare contro la manovra. Sull'altro fronte, molti ex esponenti del governo Berlusconi hanno evitato di votare a favore; fra gli altri Bernini, Brambilla, Cosentino, Cossiga, Crosetto, Frattini, Gelmini, La Russa, Mantovano, Ravetto, Romani, Rotondi, Scajola, Stanca e Tremonti.
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