L’ex sindaco di Roma non ha commesso i reati di peculato e falso: la Suprema corte ha annullato senza rinvio la condanna a due anni di reclusione comminatagli in appello. Il Partito Democratico guidato da Matteo Renzi lo aveva fatto dimettere facendo depositare a 26 consiglieri le dimissioni dal notaio
Ignazio Marino non ha commesso i reati di peculato e falso nella vicenda degli scontrini che aveva portato alla sua caduta nell’ottobre 2015. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, che ha annullato senza rinvio la condanna a due anni di reclusione comminata in appello all’ex sindaco di Roma, difeso dall’avvocato Enzo Musco, “perché il fatto non sussiste“. Marino, che in primo grado era stato assolto, era accusato di peculato e falso. Prendendo spunto dalla vicenda il Partito Democratico guidato dall’allora premier Matteo Renzi aveva fatto cadere il primo cittadino: 26 consiglieri dem si erano recati nello studio del notaio Claudio Togna e avevano depositato le proprie dimissioni dall’Assemblea capitolina decretando la decadenza di giunta e consiglio.
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