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venerdì 5 aprile 2019

Sentenza dimenticata. L’assassino di Stefano era libero per errore

La condanna di Said per maltrattamenti era irrevocabile. La Corte d’Appello non l’avrebbe trasmessa alla Procura


Stefano Leo, il biellese di 32 anni ucciso a Torino
TORINO
La vicenda dell’assassinio di Stefano Leo, il ragazzo ucciso nel lungo Po, a Torino, la mattina del 23 febbraio scorso è – da ieri mattina – anche un caso di «malagiustizia».
Secondo quanto si apprende da autorevoli fonti della procura interpellate da La Stampa vi sarebbe stato un ritardo nella trasmissione dell’esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna che ha lasciato libero Said Mechaquat, 27 anni, nato a Khourigba, Marocco: l’uomo che l’ha ammazzato e ha confessato il delitto ai carabinieri domenica scorsa. Avrebbe dovuto essere in carcere da alcuni mesi, invece era fuori. Con una sentenza definitiva mai eseguita per un ritardo – o forse per un errore materiale – che potrebbe essere riconducibile alla Cancelleria della Corte d’Appello di Torino.

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