Il carburante nato dagli scarti della produzione di agricola
o da vegetali non alimentari
Roberto Giovannini
Tortona
Per adesso ce n'è soltanto uno, ma ci sono concrete
speranze che quello inaugurato ieri a Tortona sia il primo di una lunga
serie di distributori di “biobenzina”. La biobenzina, nonostante il
nome un po’ inquietante, altro non è se non una miscela di normale
carburante derivato dalla raffinazione del petrolio e bioetanolo, ovvero
alcool etilico prodotto lavorando materie vegetali. La grande novità
della tecnologia adottata dalla società chimica italiana Mossi &
Ghisolfi che ha realizzato questo speciale distributore (con sede a
Rivalta Scrivia, in provincia di Alessandria, e fortemente radicata in
Piemonte) è che questa biobenzina non nasce da prodotti agricoli adatti
all’alimentazione umana o animale, come i tradizionali biocarburanti
derivati da canna da zucchero, mais, palma, grano o soia. Ma dagli
scarti della produzione di agricola o da vegetali non alimentari come la
comune canna dei fossi, la paglia di riso, lo stocco del mais, le
ramaglie dei boschi. In altre parole, si tratta di un carburante
veramente alternativo a quello di origine “fossile”, senza nessun
impatto sulla catena agronomica alimentare (secondo molti l’aumento
della produzione di biocarburanti ha contribuito ad aumentare i prezzi
dei cereali e la fame nel mondo), e in grado in pratica di azzerare le
emissioni di CO2 derivanti dal trasporto su gomma, visto che la CO2
rilasciata dai motori altro non è che CO2 già “sequestrata” dalle
piante.Continua qui
Nessun commento:
Posta un commento