Vaticano, conto «sospetto» da 40 milioni dietro al blocco di bancomat e carte
Scoperta l'entità dei flussi dei Pos: Sul deposito alla Deutsche Bank non è possibile applicare la norma antiriciclaggio
ROMA - Si gioca su oltre 40 milioni di euro l'anno la partita tra Santa
Sede e Banca d'Italia per l'autorizzazione a utilizzare Bancomat e carte
di credito. È questa l'entità della movimentazione che risulta dai
documenti contabili acquisiti dalla procura di Roma prima di segnalare
quelle «anomalie» che hanno portato al blocco di tutti i Pos degli esercizi commerciali che si trovano all'interno del Vaticano.
Si tratta di ben ottanta «punti vendita», dai Musei alla farmacia,
passando per decine di negozi e anche per lo spaccio. Per loro il colpo
subito è gravissimo visto che dall'inizio dell'anno i pagamenti possono
avvenire soltanto in contanti e ciò - tenendo conto dei milioni di
turisti e visitatori che arrivano costantemente - sta causando serie
difficoltà e anche perdite economiche. Ma sembra assai difficile, se non
impossibile, che il servizio possa essere nuovamente garantito. Anche
perché quanto accaduto riporta in primo piano le «carenze» nel sistema
antiriciclaggio dello Ior, l'Istituto per le opere religiose, già
evidenziate dai pubblici ministeri titolari dell'inchiesta sulla
correttezza delle operazioni bancarie effettuate sui conti intestati a
religiosi. Sono gli atti a svelare che cosa è accaduto prima che si
arrivasse a questa iniziativa senza precedenti.
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