I
complici si vedono nel momento del bisogno. E Cgil-Cisl-Uil sono
complici di vecchia data di ogni governo degli ultimi 25 anni, quelli
che hanno segnato un accellerato smantellamento delle conquiste
raggiunte – a forza di scioperi, botte, arresti, denunce, licenziamenti e
morti – dagli anni '50 a metà degli anni '70.
Il
pre-accordo siglato ieri con il governo è forse un episodio minore
nella catena di infamie siglate dalle segreterie dei tre sindacati di
regime, ma segna un ulteriore passo verso la completa privatizzazione
della previdenza sociale. Va sottolineato come lo stesso governo abbia
snobbato l'incontro, col ministro del lavoro – l'ex amministratore della
Coop, Giuliano Poletti – che ha lasciato la poltrona vuota, facendosi
sostituire dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Tommaso
Nannicini (che è peraltro il vero architetto dell'Ape – ci scuserete la
citazione deformante). Segno che l'ok di Camusso, Furlan e Barbagallo
era stato dato molto prima.
Sul meccanismo dell'Ape abbiamo poco da aggiungere a quanto più volte scritto (ed anche qui). La filosofia è quella già esplicitata da mesi: se un lavoratore anziano (oltre i 63 anni) vuole andare in pensione prima dei 66 e 7 mesi previsti attualmente dalla legge Fornero si deve pagare da sé per
tutto il periodo dell'anticipo (da una anno a 3 e sette emsi). In
pratica, perdere il salario relativo e accettare un assegno
pensionistico molto più basso del previsto. Un vero affare…
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