Genova - Le fiamme distruggono in poche ore ciò che è stato costruito nell’arco di centinaia, talvolta migliaia di anni. Lecci, pini marittimi, faggi, larici, abeti rossi. La macchia mediterranea e la vegetazione d’alta quota. Il fumo nero, i Canadair, sono un triste presagio del giorno seguente, un incubo che si ripete uguale a se stesso. Intere fette di colline e montagne annerite, morte. Sempre per mano dell’uomo, che sia per una sua colpevole distrazione o per una precisa volontà. La Liguria brucia. Nelle ultime due settimane al ritmo vertiginoso di almeno due nuovi incendi al giorno. Nel 2016 sono andati in fumo quasi 1.000 ettari di verde, un patrimonio inestimabile. Per avere un termine di paragone, è come se fosse stato distrutto quasi l’intero parco di Portofino. È il periodo, certo. La siccità, la conformazione del territorio, la difficoltà a intervenire in certi luoghi, non aiutano. Però, ragiona chi è impegnato tutti i giorni nella lotta agli incendi boschivi, negli ultimi 15 giorni «è stata una trincea». Un’emergenza vera, come riconosce anche il procuratore capo di Genova Franco Cozzi: «Ho dato disposizioni per condividere tutte le informazioni utili. Ogni episodio viene trattato come un fatto a sé, dal magistrato di turno. Ma voglio che tutti i pm, lavorino come fosse una sorta di pool, in modo da avere il quadro generale della situazione».
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