Il caso nel 2010
Genova - Nella più classica delle tradizioni
italiane, per dare corpo a un progetto di prevenzione c’è voluto il morto. Luca Tedone, 45 anni, idraulico sposato con due figli, perse la vita cadendo in moto, su una delle tante buche delle strade genovesi, in viale Brigate Partigiane. La reazione del Comune arrivò pochi giorni più tardi, con l’annuncio di un piano da 20 milioni di euro per sanare tante altri pericoli sparsi in mezza città.
Quella morte, forse, ha salvato altre vite. Ma la famiglia della vittima, da allora, non ha mai visto giustizia. A sei anni dai fatti il processo, a carico dei responsabili dei lavori, rallentato da perizie tecniche e rimpalli tra giudici e Procura, è rimasto impantanato.
Si attende ancora la sentenza di primo grado, prevista entro fine
ottobre. E se anche si arrivasse a una condanna, eventuali pene
veleggiano già verso una prescrizione certa.
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