"Cosa ce ne facciamo dello sviluppo se non abbiamo un futuro?" L'intervista di Associated Press a una delle giovanissime attiviste che, sulla scia di Greta Thunberg, comunque la si pensi, stanno cambiando l'agenda politica globale.
In questi giorni di mobilitazione per il clima che vede protagonisti milioni di giovani di tutto il pianeta si sprecano i paragoni con l'altro grande movimento studentesco che nel secolo scorso ebbe portata globale, il 68. Al di là delle differenze nei temi e negli obiettivi - allora la ribellione contro l'autorità, la riforma della scuola, il pacifismo oggi i cambiamenti climatici, l'ambiente, i consumi e lo stile di vita - balza agli occhi un'altra grande differenza: nel 1968 a scendere in piazza erano in gran parte studenti universitari, giovani intorno ai 20 anni, oggi le strade sono invase da adolescenti e anche i 'leader', molto più spesso le 'leader', sono ragazzine giovanissime cresciute in un anno sulle orme di Greta Thunberg. Una di queste è Ridhima Pandey, 11 anni, dall'India. Ridhima era tra i 16 giovani attivisti che nei giorni scorsi ha una denuncia formale alle Nazioni Unite in cui si accusano i Paesi di non agire sui cambiamenti climatici. Ma per Ridhima non si è trattato di una novità, lei, pur così giovane, aveva già fatto un passo simile nel suo Paese. Nel 2017 aveva presentato una petizione al National Green Tribunal indiano, l'autorità che sovrintende alle questioni ambientali, per non aver preso abbastanza sul serio le azioni da intraprendere per combattere i cambiamenti climatici. La petizione fu ignorata, e lei allora l'ha presentata direttamente alla Corte suprema indiana.
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