Il fidanzato le spara, ma la ragazza sopravvive: quel proiettile però non si può estrarre
MARCO NEIROTTI
INVIATO A PIETRA LIGURE (SV)
Era morente. I medici hanno visto tra i capelli scuri e lunghi un piccolo foro e l’hanno salvata pulendo e drenando la ferita, disinfettando più volte al giorno il «canale» scavato nella sua testa da una pallottola. Samira Ben Saad, vent’anni, commessa francese di origine tunisina, porterà forse per sempre dentro di sé il simbolo della mattina del 28 febbraio, quando sulla collina di Costa d’Oneglia (Imperia) il suo ragazzo, Mael Cambier, 22 anni, ha fermato l’auto e le ha sparato a bruciapelo: il proiettile calibro 7,65 è andato a fermarsi tra cervello e cervelletto, senza devastare.
Era morente. I medici hanno visto tra i capelli scuri e lunghi un piccolo foro e l’hanno salvata pulendo e drenando la ferita, disinfettando più volte al giorno il «canale» scavato nella sua testa da una pallottola. Samira Ben Saad, vent’anni, commessa francese di origine tunisina, porterà forse per sempre dentro di sé il simbolo della mattina del 28 febbraio, quando sulla collina di Costa d’Oneglia (Imperia) il suo ragazzo, Mael Cambier, 22 anni, ha fermato l’auto e le ha sparato a bruciapelo: il proiettile calibro 7,65 è andato a fermarsi tra cervello e cervelletto, senza devastare.
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