Alla Rai hanno pensato subito alle gesta di Ulisse. E con il
passare delle ore il cavallo di Messina ha preso le sembianze di quello
di Troia. La legge di stabilità, infatti, “consegnata” dal governo ai senatori di Palazzo Madama sancisce che del gettito recuperato dall’evasione del canone
Rai nelle casse di viale Mazzini non entrerà nemmeno un euro.
Neanche un soldo degli oltre 450milioni stimati dal recupero
dell’imposta nelle bolletta elettrica.
La manovra finanziaria per il 2016 prevede, infatti, (articolo 10, comma 8) che le eventuali maggiori entrate
rispetto alle previsioni di bilancio (circa un miliardo 730milioni)
andranno in un apposito fondo dello stato per la riduzione della
pressione fiscale. In maniera più semplice l’evasione recuperata non
sarà utilizzata per finanziare – come peraltro prevede la tassa di scopo
- il servizio televisivo pubblico ma per abbattere la pressione fiscale. Un modo, fanno notare all’Usigrai, che rischia di «aumentare ancora di più l’impopolarità della tasse più evasa in Europa».
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