L'invasione del miele cinese. Un vasetto su due è straniero
Cresce la produzione domestica, ma anche l'import. Coldiretti: bene
le etichettature, ma è un problema quando si usa come ingrediente. Il
comparto nazionale conta 50mila apicoltori, con 1,39 milioni di alveari e
un giro d'affari stimato di 70 milioni di euro
MILANO - Siamo
abituati a vedere ormai una quantità enorme di prodotti etichettati come
"Made in China". Se si tratta di elettronica, componentistica,
abbigliamento è una dicitura che ci suona ormai come familiare. Ma è un
po' più difficile ammettere che un barattolo di miele su due in vendita
in Italia è stato in realtà prodotto all'estero, per effetto del record
nelle importazioni che hanno raggiunto la quantità di 23,5 milioni di
chili nel 2015, con un aumento dell'11 per cento rispetto all'anno
precedente. E in questo panorama, emerge una vera invasione con gli
arrivi che nel 2015 hanno raggiunto il massimo di sempre e provengono
principalmente dall'Ungheria con 7,4 milioni di chili, seguita dalla
Cina con 4,8 milioni di chili, quasi il doppio rispetto allo scorso
anno, e poi dalla Spagna che con 2,3 milioni di chili sorpassa la
Romania, comunque in crescita con 1,9 milioni di chili.
I dati arrivano dalla
Coldiretti su base Istat. "La produzione in Italia - sottolinea la
Coldiretti - ha peraltro visto un netto aumento con quantità stimate che
si aggirano nel 2015 sui 23 milioni di chili di un prodotto importante
in quanto tale ma anche per l'essenziale lavoro di impollinazione delle
api, perché come diceva Albert Einstein: "Se l'ape scomparisse dalla
faccia della terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di
vita".
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