Inquinamento, riscaldamento globale e l’introduzione di specie esotiche
danno il loro contributo al disastro che si sta attuando ai danni degli
ecosistemi. Quest’anno si celebrano i 25 anni della Convenzione sulla
diversità biologica, entrata in vigore nel 1993 per difendere animali e
piante da una serie di minacce che spesso derivano da attività umane
Il patrimonio di biodiversità, composto da piante e
animali diversi da cui dipende la vita del pianeta, si va impoverendo a
un ritmo inquietante. Dietro c’è la mano dell’uomo, che continua a distruggere habitat
per far posto a campi e allevamenti e privilegiando alla natura,
caccia, pesca, bracconaggio e commercio illegale. Inquinamento,
riscaldamento globale e l’introduzione di specie esotiche danno il loro
contributo al disastro che si sta attuando ai danni degli ecosistemi.
Quest’anno si celebrano i 25 anni della Convenzione sulla diversità biologica,
entrata in vigore nel 1993 per difendere animali e piante da una serie
di minacce che spesso derivano da attività umane. In primo luogo la
distruzione degli habitat, a cominciare dalle foreste che, nel mondo,
ospitano l’80% delle specie esistenti. E in occasione della Giornata
mondiale della biodiversità proclamata dall’Onu, che
ricorre il 22 maggio, è proprio il segretario della Convenzione,
Cristiana Pasca Palmer, a mettere in guardia: “La biodiversità continua
ad essere in declino in tutte le regioni del mondo a ritmi
allarmanti”. Un allarme lanciato anche al World Economic Forum,
che nel Rapporto sui rischi globali 2018 ha inserito nuovamente la
perdita di biodiversità e il collasso di ecosistemi tra le minacce
principali.
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