C'è chi chiede (anche nel governo) quali sono i requisiti scientifici per i quali sono state chiuse solo alcune attività. Tutto nasce dal piano di ministero e Cts, condiviso con i governatori. Nel documento ogni scenario è dettagliato nelle scelte da prendere per mitigare i rischi, compresa l'opzione delle fasce orarie
Le “basi scientifiche” sulle quali è stato scritto l’ultimo Dpcm erano note anche a chi, come le Regioni, nella giornata di sabato ha provato ad allargare le maglie delle misure previste per provare ad arginare il contagio di Sars-Cov-2. Tutti i provvedimenti valutabili a seconda di un peggioramento del quadro epidemiologico – caso per caso e passo per passo – erano stati discussi e organizzati in un lungo report di “approfondimento complementare” ai “documenti generali già resi pubblici”, disponibile da due settimane.
La circolare del ministero – È il 10 ottobre quando il direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Giovanni Rezza, e il direttore generale della Programmazione sanitaria, Andrea Urbani, firmano l’invio del file di 115 pagine nel quale sono analizzate tutte le possibili reazioni a seconda del progredire del contagio negli ultimi mesi del 2020 e nei primi del prossimo anno: “Si trasmette, in allegato, il documento ‘Prevenzione e risposta a Covid-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale’, predisposto dal Ministero della Salute, dall’Istituto Superiore di Sanità, dal Coordinamento delle Regioni e Province Autonome”.
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