Gli ultimi disastri dimostrano che i progetti di protezione della regione vanno modificati. Il cambiamento climatico complica criteri di lettura dei dati e analisi dei modelli meteo
Genova – Il 2 ottobre scorso il mare era molto caldo. Quasi un grado in più della media climatica del periodo e il vapore acqueo ha contribuito ad aumentare l'energia nell'atmosfera. Poi è arrivato vento da sud, poi sono arrivate le perturbazioni. Picchi locali e molto forti. Alla fine, una straordinaria piena del fiume Roia, che ha travolto tutti gli ostacoli, è arrivata alla foce e l'acqua (e con l'acqua fango, vegetazione e cumuli di detriti) ha invaso Ventimiglia.È la cronaca di un evento previsto con qualche ora di anticipo, ma al di fuori delle catalogazioni e dei modelli utilizzati in passato.
Micidiale mix tra problemi conosciuti ed endemici della Liguria (la cementificazione, i tombamenti, l'irregimentazione dei corsi d'acqua) e le evidenti modificazioni del clima che si riscontrano ormai da anni. Così, dopo il disastro di una settimana fa, la Liguria si trova davanti a un problema. Gli esperti concordano: anche gli interventi studiati in passato, in parte realizzati, in parte in costruzione, par una parte ancora solo progettati, rischiano di non rispondere più elle esigenze di sicurezza del territorio. Di più: la totale sicurezza di ogni angolo della Liguria appare sempre più una chimera, perché avrebbe costi di intervento inaffrontabili.
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