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venerdì 11 marzo 2011

"In Giappone mai un sisma così forte"

A Tgcom il parere dell'esperto di sismologia

foto Ap
12:33 - Che il Giappone fosse terra di terremoti e onde anomale è cosa nota, eppure il nuovo sisma, che si è abbattuto sul Paese del Sol Levante ha con se qualcosa di veramente eccezionale. Con i suoi 8,9 gradi di magnitudo è il terremoto più potente mai visto in Giappone. Per comprendere cosa è avvenuto, Tgcom ha intervistato Franco Mele dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
E’ davvero il terremoto più potente mai avvenuto in Giappone?Dal 1973 a oggi si sono verificati 9 terremoti con una magnitudo superiore a 7. Eppure un evento di questa portata non si è mai visto. Da che esiste la sismologia non si è registrato nulla di simile se non nel 1994 quando, sempre in Giappone, si verificò un terremoto di 7.8 gradi di magnitudo in una zona a 200 km più a nord.
Come avvengono questi eventi? Le placche del fondo oceanico si spostano, in questo caso si tratta di un movimento a ovest. La placca giapponese si muove di 80 mm all’anno con un movimento di subduzione, ovvero si infila sotto la un’altra placca. Si tratta di movimenti molto importanti di grandi dimensioni.
Se un sisma simile dovesse verificarsi in Italia, cosa succederebbe? In Italia non ce li aspettiamo proprio fenomeni del genere. Per fare le dovute proporzioni, occorre sottolineare che il sisma giapponese è di qualche migliaia di volte superiore rispetto a quello che ha devastato L’Aquila. In Italia questi fenomeni così violenti non possono avvenire per ché non ci sono faglie sufficientemente grandi. Nel caso del Giappone parliamo di faglie lunghe più di mille chilometri.
E nel caso dello Tsunami? Cosa succede? Se i movimenti delle placche avvengono sul fondo marino, le conseguenze di questi moti sono le creazione di quelle onde anomale chiamate tsunami. In pochi secondi l’energia sprigionata muove milioni di metri cubi d’acqua. L’onda sprigionata dal sisma giapponese si sta propagando per l’Oceano Pacifico orientale in direzione delle coste americane.
Francesco Cremonesi

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