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mercoledì 25 maggio 2011

Fincantieri, la rabbia di Genova



Genova - Dopo il piano industriale di Fincantieri, che prevede la chiusura degli stabilimenti di Sestri Ponente e Castellammare di Stabia, oltre a esuberi in tutta Italia per 2.551 persone, ieri è stato il giorno della protesta e del terremoto istituzionale. Prima del nuovo incontro azienda-sindacati del 6 giugno, il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, ha fissato d’urgenza un vertice con i rappresentanti dei lavoratori tre giorni prima, il 3. Perché quando si accende la protesta in un’azienda con 9.000 dipendenti, bisogna cominciare a muoversi con la dovuta attenzione. Ieri a Genova, mentre era in corso una difficile mediazione in prefettura, la piazza ha registrato diversi episodi di violenza. Le cose vanno anche peggio a a Castellammare, mentre a Riva Trigoso (altro stabilimento ligure che pagherà un prezzo pesantissimo alla ristrutturazione) i dipendenti hanno invaso l’autostrada. Intanto, mentre l’amministratore delegato della società, Giuseppe Bono, dirama un comunicato ai dirigenti («il piano serve per salvarci») nel consiglio regionale ligure il centrodestra registra una clamorosa spaccatura proprio sul nodo Fincantieri.

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