Genova - Ieri pomeriggio, un lettore del Secolo XIX ci ha spedito una
e-mail in cui raccontava gli effetti che la manovra finanziaria (com’è
oggi) avrebbe sul suo futuro di impiegato statale. La pubblicazione della lettera
è stata lo spunto per chiedere ai nostri navigatori come la
manovra, soprattutto per quel che riguarda il calcolo delle pensioni,
influirebbe sulle loro vite.
Nella trentina di commenti che abbiamo pubblicato nelle
ultime ore, moltissimi sono di critiche generalizzate alla classe
politica, ma c’è anche chi è andato più in profondità, raccontando
davvero le conseguenze che la politica economica del governo avrebbe su
di lui.
È il caso di gimi75, che ha scritto da Santa
Margherita Ligure: «Sono una lavoratrice statale della scuola da circa
38 anni, ne ho 58 e non posso andare in pensione. Ho anziani da curare,
la mia famiglia e sono sempre disponibile con tutti. Penso anche di
fare onestamente il mio lavoro, con dedizione anche se spesso sono
stanca. Cerco sempre di essere gentile, e in cambio cosa ottengo? Che il
ministro Brunetta mi dà della lazzarona scansafatiche, mi offende, mi
trattiene dei soldi se sono malata, oltre a limitare parecchio la mia
libertà, che il gran visir Berlusca ha pensato di posticipare
l’erogazione della buonuscita di due anni (non aspettiamo altro che quei
due soldi per fare qualche spesa necessaria alla casa), di bloccarmi il
sacrosanto scatto di anzianità sino al 2016, di cancellare il riscatto
della laurea e del servizio militare già magari pagati con fior di
migliaia di euro (non è il mio caso, ma sono solidale con coloro che
subiscono il danno) e via di questo passo. Siamo stanchi di tutto ciò, è
ora che ci diamo una svegliata».
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