Gli investitori arabi hanno sfondato un muro conquistando la Premier. Ed
ora possono cambiare il panorama e gli equilibri più dei russi. E
l'Italia li aspetta.
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA
- Il mondo è degli sceicchi. Lo si diceva un tempo, alludendo al
petrolio. Lo si ripete ora, a proposito del calcio. Sotto, c'è sempre
l'oro nero. Ma in superficie adesso c'è il pallone, di cui gli Emirati
Arabi, il Qatar e magari un giorno o l'altro qualche altra potenza
energetica del Medio Oriente vogliono diventare i padroni. Non c'è
dubbio che ci stanno riuscendo, dopo che il Manchester City si è
aggiudicato la Premier League. Il muro è stato abbattuto. Ed è solo
l'inizio. "Ogni estate Real Madrid e Barcellona spendono un sacco di
soldi per comprare due o tre giocatori", ha detto ieri Roberto Mancini
alla Bbc. "Penso che dobbiamo fare altrettanto, per migliorare ancora e
avere la forza di competere contemporaneamente per la Premier e per la
Champions". E se si guarda alle ultime campagne del Real da 200 milioni
si può avere un'idea di quanto potrebbe scucire ora il City, o meglio lo
sceicco Mansur, un giovanotto con l'aria dello studente che è stato
solo una volta allo stadio Etihad di Manchester, 4 anni fa, e ha
preferito restare lontano dai riflettori anche domenica, ma che è
imparentato con l'emiro di Abu Dhabi e guida il fondo di investimenti
più ricco del pianeta.
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