In ginocchio i distretti: dal biomedicale all'alimentare, dal meccanico alla ceramica. Gli imprenditori: "Se restiamo fermi perderemo i clienti e saremo costretti a chiudere"
di JENNER MELETTIMIRANDOLA - Fa impressione il silenzio, in via di Mezzo, che era una strada di campagna ed è diventata la spina dorsale di una zona industriale invidiata in mezzo mondo. Si sente soltanto l'allarme di una fabbrica che non smette di suonare dalla mattina di martedì. "Siamo venuti qui per spegnerlo, ma non possiamo entrare in azienda". Carlo e Alberto Barbi costruiscono qui, nella ditta "Barbi Galileo", i loro autobus Granturismo. Ce ne sono sei nel piazzale, due finiti e lucidissimi, gli altri quattro da terminare. "Per fortuna li avevamo portati fuori dopo la prima scossa della domenica". All'ombra di un pioppo, Carlo Barbi, 63 anni, può raccontare un pezzo della storia di Mirandola e di questa Bassa che è conosciuta più all'estero che in Italia. "Posso dire - racconta - che molti della mia generazione si sono dati da fare. Mauro Mantovani, il titolare della Aries, che è morto perché è stato l'ultimo a uscire dalla fabbrica, era un mio compagno di scuola".
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Il prezzo del terremoto
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