"Abortisci e riprova. Sarebbe immorale metterlo al mondo,
visto che hai la possibilità di evitarlo”: un tweet come una miccia, che
innesca in pochi minuti una protesta collettiva. L’autore, spiega Redattore Sociale, è il biologo britannico Richard Dawkins,
noto per le sue posizioni – e provocazioni, talvolta – atee ed
abortiste. Destinataria del messaggio è una donna, che a lui aveva
espresso il dilemma se sarebbe giusto mettere al mondo un figlio, nel caso in cui gli fosse pre-diagnosticata una sindrome di Down.
E quella risposta, compressa in 140 caratteri, fa insorgere tanti, tra
“seguaci” di Dawkins e rappresentanti delle associazioni per la
disabilità, britanniche e non solo.
Ma Dawkins non si spaventa, anzi rincara ala dose, rinforzando la provocazione: nel caso di bambini autistici,
dice, non sarebbe infatti opportuno l’aborto, perché possono offrire
“un grande contributo al mondo, visto che alcune loro facoltà sono
superiori alla norma. Non è così per coloro affetti dalla sindrome di
Down”. Crescono le polemiche, ma Dawkins insiste e replica, sempre su
Twitter: “io sarei un orrido mostro solo per aver consigliato di fare
ciò che accade realmente alla maggior parte dei feti affetti dalla
Sindrome di Down. E cioè: vengono abortiti”.
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