L'esecuzione è avvenuta all'alba. Secondo alcune fonti il figlio della
vittima ha tolto lo sgabello da sotto i piedi della condannata. A nulla è
servita la campagna internazionale per salvare la donna. A firmare la
mobilitazione anche papa Francesco. La procura di Teheran ha motivato la
sentenza dicendo che si è trattato di omicidio premeditato e non
legittima difesa
La giovane iraniana Reyhaneh Jabbari è stata impiccata
all’alba del 25 ottobre. La ragazza, di 26 anni, era stata condannata a
morte per l’uccisione dell’uomo che voleva stuprarla. Secondo alcune
fonti, il figlio della vittima ha tolto lo sgabello da sotto i piedi
della ragazza. A dare la notizia della morte è stata la famiglia della
donna. La madre della condannata, Shole Pakravan, non
ha assistito all’esecuzione ed è rimasta tutta la notte fuori dalla
prigione. Poco dopo l’alba ha scritto su Facebook: “Mia figlia con la
febbre ha ballato sulla forca”. I genitori erano stati convocati nel
carcere di Rajayi Shahr a Karajper, vicino a Teheran per vedere Reyhaneh l’ultima volta prima di essere trasferita nel carcere Gohardasht a Karaj dove è avvenuta l’impiccagione. Fuori dal penitenziario, un centinaio di persone si è raccolto intorno alla famiglia.
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