Le ricadute in particolare in Austria e Germania, Ma uscite anche in Italia
Nell’aggiornamento del piano industriale al 2018 Unicredit potrebbe
presentare 12 mila esuberi con ricadute in particolare per Austria e
Germania. Ad una decina di giorni dalla diffusione della trimestrale
(con il consensus che fissa l’utile a 458 milioni) e, soprattutto, delle
linee strategiche, arrivano da Bloomberg i rumor di un incremento dei
tagli dopo le ipotesi di 10 mila uscite emerse non meno di due mesi fa.
Numeri che sono ancora sotto revisione e che il gruppo di Piazza Gae
Aulenti non commenta. Lo fanno però i sindacati che incontreranno
l’azienda il 10 novembre, alla vigilia della presentazione del piano.
«In questo momento si vuole spostare l’attenzione mediatica sul nuovo
piano industriale e distoglierla dai problemi legati alla governance del
gruppo», denuncia il segretario della Fabi, Lando Sileoni.
«Le gravi colpe della governance, del management e le scelte
sbagliate della loro politica industriale, non possono ricadere sulle
lavoratrici e sui lavoratori», aggiunge il segretario della Uilca,
Massimo Masi. Nelle ultime settimane Unicredit ha dovuto gestire i
contraccolpi d’immagine per l’inchiesta della Dda di Firenze sugli
affidamenti al gruppo Bulgarella. La vicenda vede coinvolti, come
indagati (con l’aggravante del favoreggiamento alla mafia), il vice
presidente Fabrizio Palenzona, il suo braccio destro Roberto Mercuri e i
manager Massimiliano Fossati (nominato da poco chief risk officer in
sostituzione Alessandro Decio) e Alessandro Cataldo (a capo del
corporate Italia).
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