Indagati i commercialisti. Un’indagine della Finanza partita dagli accertamenti per l’opera di salvaguardia di venezia ha permesso di scoprire i flussi di denaro che finivano fuori Italia: sequestrati 12,3 milioni di euro
Giancarlo Galan (archivio) |
VENEZIA Un sequestro di 12,3 milioni di euro è stato eseguito dalla Polizia economico finanziaria di Venezia, su ordine del Gip di Venezia, nell’ambito di un’indagine per riciclaggio internazionale ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria, che riguardano il reinvestimento all’estero delle tangenti incassate dall’ex presidente del Veneto, Giancarlo Galan. Nell’indagine, che coinvolge sei persone, sono coinvolti due commercialisti padovani nel ruolo di prestanome indagati per riciclaggio e quattro imprenditori indagati per evasione fiscale. Si tratta del commercialista di Giancarlo Galan, Paolo Venuti, e sua moglie, Alessandra Farina, tra i sei professionisti indagati per il riciclaggio all’estero dei fondi riconducibili in parte alle tangenti del Mose. Oltre a questi, compaiono nel registro delle indagini i due colleghi di studio di Venuti, Christian e Guido Penso. Gli altri due indagati sono i professionisti svizzeri che avrebbero avuto il compito di tentare di occultare il denaro, Filippo San Martino e Bruno De Boccard. I sequestri della Guardia di Finanza nell’indagine sul presunto riciclaggio delle tangenti sul Mose sono in corso e riguardano denaro depositato presso banche venete, due imprese e quote di società e 14 immobili in Veneto e Sardegna. Di Galan sarebbe trovato il «tesoro» di cui lui negava l’esistenza, si trovava in Croazia.
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