Il coronavirus cinese riporta alla ribalta certe nostre considerazioni di qualche anno fa.
Cosi scrivevamo su MeteoLive nell'ottobre di due anni fa, era il 2018: "basta un virus. Non come l'aviaria o la suina, ma un virus di quelli seri, una peste silenziosa peggiore del cancro, con una forte velocità di contagio, per mettere ko il genere umano. Lasciate stare calendari maja, meteoriti, catastrofi climatiche, è la nostra scarsa resistenza fisica alle malattie virali a preoccupare di più chi ha a cuore il destino del genere umano.
Questi virus in parte ci sono già: sono conservati in laboratorio, pronti ad essere rilasciati nell'ambiente, non da scienziati pazzi, ma in seguito ad un attacco terroristico ad esempio, anche finalizzato allo sterminio delle masse per contenere la sovrappopolazione. Molti altri virus però sono ancora liberi, sconosciuti al genere umano e pronti a sferrarci attacchi impensabili, ben peggiori di quelli di una organizzazione terroristica.
Peste e vaiolo sembrano debellati, ma in realtà covano sotto la "cenere". Weisman in un "mondo senza di noi" analizza in quanto tempo il mondo artificiale che abbiamo costruito cercando di soffocare la natura resisterà senza la nostra presenza.
Cemento, calcestruzzo, alluminio, ceramica: la loro eroica resistenza sarà vinta gradualmente. C'è il materiale che resisterà di più, chi meno, ma alla fine capitoleranno tutti e in circa 500 anni i boschi si impadroniranno delle nostre città".
Rispettare la natura è certamente un ottimo proposito per vivere meglio; vivere in equilibrio con l'ambiente dovrebbe essere il primo obiettivo di una società in cui regni un relativo benessere, ma pensate a quante popolazioni vivono in condizioni di povertà e miseria, in condizioni igieniche terribili, non cosi lontane da quelle che si potevano sperimentare in un lager.
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