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sabato 29 febbraio 2020

Una giapponese si è ammalata due volte: il virus quindi si può riprendere?

Il caso di una 40enne a Osaka. Possiamo riammalarci ma in questo caso si parla di ricaduta. L’immunità futura non è sicura né probabile, ma mancano ancora i dati: ci si basa sugli altri virus simili che sono da anni tra di noi

Una donna che lavora come guida turistica in Giappone è risultata positiva per il coronavirus per la seconda volta, in quello che - secondo le autorità - sarebbe il primo caso del genere, almeno nel Paese nipponico. La donna, 40enne e residente a Osaka, è risultata positiva mercoledì 26 febbraio dopo aver denunciato mal di gola e dolori al petto. La volta precedente il suo tampone era risultato positivo il 29 gennaio scorso. Il 1 ° febbraio era stata dimessa dall’ospedale e il suo test si era negativizzato il 6 febbraio.


Analoga notizia viene dalla Cina: nel Guangdong un totale di 13 pazienti dimessi sono risultati di nuovo positivi senza mostrare nuovi sintomi. Lo ha spiegato il direttore dell’Unità di terapia intensiva dell’ospedale. I test sono stati condotti su tamponi anali, un metodo poco utilizzato in altre parti della Cina. Casi di pazienti risultati positivi al virus dopo essere stati dimessi sarebbero stati trovati anche nella città cinesi di Chengdu e nella provincia di Hainan. I soggetti ritornati positivi vengono messi in quarantena. «Per quei pazienti che sono stati curati, c’è una probabilità di una ricaduta», aveva detto già il 31 gennaio Zhan Qingyuan, un medico del China-Japan Friendship Hospital.
I pazienti vengono dimessi quando i sintomi spariscono, la temperatura rientra in un range normale per almeno tre giorni e i test sono negativi per almeno due volte a distanza di 24 ore. È però prematuro parlare di immunità persistente, cioè la sicura impossibilità di episodi di malattia successivi al primo.

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