Borghetto Borbera (AL)
Il borgo del Seicento è intatto. Ma è un paese fantasma. Le venti
famiglie che ci vivono sono evacuate da metà ottobre: viuzze vuote,
qualche cane che abbaia, rimasto nelle case abbandonate ma costantemente
vigilate dai proprietari. Costretti «da un’alluvione mai vista», come
si sforzano di ricordare i più anziani, a trovare ospitalità da amici o
da parenti. Come Mariangela Ferrarazzo, che è nata qui, a San Martino
frazione di Borghetto Borbera, ed è stato un dolore abbandonare la sua
casa. I figli risiedono non distante, a Serravalle Scrivia e a
Castelnuovo. E possono accoglierla. «Ma vuole tornare qui» dice il
figlio Fabio Tamburini. «Vietato abitare»
L’ordinanza del sindaco, affissa ad ogni porta, non ammette eccezioni: nessuno può abitare a San Martino, compreso chi ha la seconda casa e trascorre nella valle gran parte dei week end e dell’estate. E sono altre venti famiglie. Sul paese fantasma incombe una frana enorme. Una ferita nella collina, che sembra inferta dal terremoto. Squarci così segnano ovunque questo lembo della Val Borbera. Non solo tre delle sei frazioni di Borghetto (con San Martino, la più colpita, Sabbione e Pessina), anche Gavi, Stazzano e altri comuni vicini, hanno subito danni ingenti. Ma è il paese fantasma, appollaiato nel fianco della collina ferita, a turbare il sindaco Enrico Bussalino, 38 anni, operatore di dogana all’interporto di Rivalta Scrivia, al secondo mandato. Sindaco a capo di una lista civica, come è giusto che sia nei piccoli comuni, «perché la frana non la si affronta con l’ideologia». Ma l’orientamento è leghista. Non il Carroccio secessionista, tantomeno la versione lepenista di Salvini. Ecco, il federalismo andrebbe bene ma con Bussalino convivono anime agli antipodi, come «il mio capogruppo che è della Fiom».
Servono 500 mila euro
Quanto costa ridare la casa alle venti famiglie sfrattate dall’alluvione di ottobre? Peggiorata dagli scrosci violenti di metà novembre, proprio come è capitato a Genova. «Quattrocentomila euro, forse cinquecentomila» risponde Bussalino. E in sei mesi San Martino potrà tornare a popolarsi. Ma poi si sale a un milione per restituire la residenza ad altre sei famiglie, evacuate nelle altre frazioni. Mica è finita qui. Ci sono strade da sistemare, verificare le fenditure anche a valle. «Diciamo cinque milioni in tutto». Per tornare come prima. «Entro la fine del mandato vorrei che fosse tutto a posto». Quattro anni.
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