Entro
la fine dell’anno sette milioni di italiani riceveranno la busta
arancione con le stime Inps sulla previdenza pubblica futura. Un aiuto,
che però rischia di fornire numeri troppo ottimisti.
I calcoli sono fatti con un Pil che cresce all’1,5% e una vita lavorativa senza buchi contributivi
di Roberto E. Bagnoli
I numeri della Busta e quelli meno «rosa»
La busta arancione dell’Inps, in arrivo entro l’estate nella buchetta delle lettere, costringerà sette milioni di italiani a misurarsi con i numeri della propria pensione pubblica.
Un bene. Ma il rischio è che, nonostante la volontà chiarificatrice
della missiva, l’effetto della trasparenza previdenziale sia troppo
ottimista. Un male. Perché per mettere in piedi una strategia in vista
del futuro serve del realismo. Ma
vediamo i conti. Quelli dell’Inps e quelli di un’ipotesi meno «rosa»,
che è possibile simulare sempre attraverso lo strumento web dell’Inps se
si hanno tempo e conoscenze, e che Progetica, società indipendente di
consulenza in pianificazione finanziaria e previdenziale, ha simulato
per Corriere Economia, mostrando che gli scenari possono essere
diversi e decisamente meno confortanti qualora il futuro riservi una
crescita economica piatta e quindi spegnere uno dei motori di crescita
degli assegni pubblici.
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